600 emendamenti al Jobs Act, la reazione del Ncd: “tentativi di ostruzionismo”
Roma – Nuovi numeri non rassicuranti sul Job Acts. Il presidente della Commissione lavoro di Montecitorio Cesare Damiano ha reso noto il numero degli emendamenti al provvedimento, circa 600, una cifra che evidenzia i contrasti tra le forze politiche sull’art. 18.
Demansionamento e precarietà sono altri temi sui quali si sono concentrate le proposte di modifica dei democratici e di Sel ma è la definizione dei licenziamenti disciplinari che ha occupato le discussioni parlamentari, in particolare all’interno della maggioranza. E sulla disciplina del reintegro il sottosegretario al lavoro Teresa Bellanova ha espresso la ferma intenzione di intervenire già nella delega sull’articolo 18 per “la definizione dei casi di licenziamento disciplinare in cui mantenere il reintegro”, seguendo così le linee guida approvate nel corso della direzione Pd.
Anche se i numerosi emendamenti rischiano di bloccare il ddl delega, il premier Renzi ha annunciato l’entrata in vigore entro il 1 gennaio 2015, facendo leva sui contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti e gli ammortizzatori sociali, due disposizioni già definite da decreti legislativi.
Gli emendamenti e i continui rinvii hanno scatenato le reazioni del Ncd, unico partito che non è intervenuto sul testo; il presidente dei senatori Maurizio Sacconi ha infatti attaccato i 600 tentativi di modifica, descritti come “tentativi di ostruzionismo”.
di Benedetta Cucchiara
12 novembre 2014