Sindacati e consumatori dicono «no» allo slittamento del pagamento delle pensioni
La norma contestata è contenuta nella bozza della «Legge di Stabilità» e prevede lo slittamento al decimo giorno di ogni mese (o al giorno successivo se festivo e non bancabile) solo per il pagamento della doppia pensione INPS-INPDAP. Sono quindi ottocentomila le persone che già dal 1 gennaio 2015 si vedranno «razionalizzare ed uniformare» le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall’INPS (attualmente pagato il primo del mese) e dall’INPDAP (ora pagato il sedici del mese), una manovra che vale circa sei milioni di risparmi l’anno. Riguarderebbe quindi «i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro» risolti in un unico pagamento «ove non esistano cause ostative nei confronti dei beneficiari di più trattamenti». Per i restanti quindici milioni di pensionati il pagamento rimane invariato. La norma prevede anche l’invio telematico del certificato di decesso da parte del medico che accerta la morte per evitare possibili frodi, con l’obbligo di restituzione degli eventuali accrediti già avvenuti. Queste modifiche sono contenute nel terzo comma dell’articolo 26 di quella che ora è solo una bozza in attesa di venir ufficializzata dal Governo dopo il sì del Quirinale e della Ragioneria di Stato. Per i sindacati si tratta di uno slittamento inaccettabile, un «vero e proprio accanimento nei confronti degli anziani» che si vedrebbero complicare ulteriormente la vita perché il Governo non solo «non ha previsto alcun tipo di aiuto o sostegno» come ad esempio l’estensione del bonus di 80 euro, ma con questa proroga verrebbe a creare una discrepanza rispetto alle scadenze della prima parte del mese. Il rischio per molti anziani sarebbe quello di non riuscire a pagare in tempo utile tutte le utenze, saldare la rata del mutuo o pagare le medicine (visto che i tagli alle Regioni si ripercuoteranno sulla Sanità e sui servizi assistenziali). Per chiedere al Governo non solo politiche di sostegno agli anziani ma anche una modifica di questa parte della manovra è stata indetta per il 5 novembre una giornata di mobilitazione dei pensionati nelle città di Roma, Milano e Palermo.
Anche Carlo Rienzi, presidente del Codacons, si dice «assolutamente contrario», preoccupato del fatto che «sulla data di pagamento del primo del mese si basano numerose scadenze in capo ai pensionati, come rate di affitti, mutui, debiti, finanziamenti, oppure abbonamenti e altre scadenze», ritenendola una manovra che potrebbe mettere seriamente in crisi la liquidità di molte persone. Per far sentire la propria voce si può utilizzare un modulo presente sul sito dell’associazione con il quale è possibile diffidare l’INPS dall’inserire la nuova norma prevista, in quanto lesiva dei diritti di una parte dei cittadini. Quella parte che, a detta di Federconsumatori e Adusbef, a volte è una risorsa per interi nuclei familiari: «Il danno rischia di estendersi all’intera economia» perché «sono infatti gli anziani, nonni e zii, a mandare avanti intere famiglie. La mancanza di lavoro di figli e nipoti ricade sulle loro spalle», spalle già duramente colpite dalla crisi economica. La vera operazione chiave per creare benefici al sistema economico ed alle condizioni delle famiglie «non è ritardare i pagamenti delle pensioni, bensì avviare un serio, responsabile, concreto ed immediato piano straordinario per il lavoro» perché «solo restituendo reddito, futuro e prospettive ai giovani si potrà ingranare la marcia giusta per uscire dalla crisi».
Paola Mattavelli
22 ottobre 2014