S.O.S. VENEZIA: i mostri marini infestano la laguna… e il TAR li assolve

Non bastava la tragedia del Giglio. E sembra che gli Schettino non siano unici per sconsideratezza.
A Venezia di sta perpetrando da anni un’operazione dissennata, non dissimile per certi versi a quella effettuata dal signore dell’ “inchino”. Cambiano le modalità di manovra, ma ormai nella città lagunare gli “inchini” fanno parte integrante di un paesaggio lì pronto per essere immortalato da un moderno Canaletto in qualsiasi periodo dell’anno, visto che le crociere si susseguono dall’estate all’inverno a prezzi stracciati. Questione di business.
E’ surreale l’impatto visivo del colosso marino che sembra voler fagocitare il pinnacolo del campanile di San Marco, mentre dal suo ventre vomita frotte di crocieristi caldi caldi sulla Piazza omonima. Sembra un carro del carnevale di Viareggio. Ma la satira veneziana non fa nemmeno sorridere, pensando all’irreversibile squilibrio ambientale nelle acque di una Laguna unica al mondo che l’uomo sta riducendo simile a un acquitrino.
Da anni le associazioni degli ambientalisti si stanno battendo in ogni modo per proporre soluzioni alternative di attracco delle grandi navi, ma gli interessi sono grandi come le grandi navi e remano contro.
La farsa del Tar
Giorni fa il Tar del Veneto si è pronunciato in merito: “non ci sono indagini adeguate ai rischi” (sic!). La sentenza non sembra davvero esatta, dal momento che esistono studi assai approfonditi da parte dei più accreditati organismi ambientalisti che testimoniano la pericolosità delle grandi navi non solo per la laguna ma per l’inquinamento delle polvere sottili che compromette la salute stessa dei cittadini veneziani. Ma il Tar ha fatto orecchie da mercante, sospendendo non solo il contenimento del traffico navale ma persino lo stop dal 2015 all’accesso delle navi superiori alle 96mila t.
Ciò in barba al decreto Passera e Clini del marzo 2013, che vietava il transito nei canali San Marco e Giudecca delle navi sia turistiche che per trasporto merci superiori a 40mila t. di stazza,
precisando inoltre che il divieto andava applicato “a partire dalla disponibilità di vie di navigazione praticabili alternative a quelle vietate… (omissis)”. Nelle more di tale disponibilità, continuava il decreto, occorreva adottare misure idonee ad attenuare i rischi connessi.
Da un anno ad oggi, le alternative ben dettagliate su carta di decentrare gli attracchi delle navi non hanno trovato applicazione, né tantomeno si è ventilato un preciso accoglimento che desse il via a concretizzare questo tipo di lavori , vuoi i relativi costi vuoi soprattutto l’opposizione delle lobby crocieristiche.
Dopo le accese manifestazioni di protesta da parte degli ambientalisti del Comitato “No grandi navi” che, nello scorso settembre, si sono tuffati nel canale della Giudecca per impedire il passaggio dei colossi marini, Enrico Letta decise di convocare un vertice ministeriale, fissando un anno di tempo al novembre 2014 per sistemare il problema.
Da un anno all’altro e tra il dire e il fare… c’è di mezzo proprio il mare, quel mare veneziano sbattuto malamente dal traffico degli interessi turistici. Ora c’è Renzi a dover prendere al balzo quest’altra patata bollente. Si scotterà o userà guanti ignifughi marchiati EU?
di Angela Grazia Arcuri
Roma, 20 marzo 2014