Pandemia e crisi economica: intervista all’Avvocato Barbara Cortese, nuovo Segretario generale di Assoholding.
Assoholding, l’associazione di categoria delle holding finanziarie e di partecipazione, nel 2020 compie vent’anni e rinnova i suoi vertici. Il suo Fondatore e Presidente, Gaetano De Vito ha affidato all’Avv. Barbara Cortese la Segreteria Generale dell’Associazione, nella quale fin qui era a capo della Direzione Affari Istituzionali. In questa intervista al nuovo Segretario generale scopriamo di più sull’Associazione, ma soprattutto su alcune delle soluzioni che propone avverso la crisi economica di holding e imprese, aggravata dalle conseguenze della Pandemia.
Assoholding nel panorama della consulenza per holding e studi professionali. Quali i suoi plus?
L’impegno di Assoholding è da sempre nello sviluppo e definizione di buone pratiche “tax and legal” per le holding. Accanto a questo, implementa una formazione specialistica per imprese e professionisti e si occupa della rappresentanza istituzionale dei suoi associati. Come ho imparato dal Presidente De Vito, per fare grandi le imprese servono grandi professionisti, per questo una buona formazione specialistica è per noi il primo dovere. Le nostre attività di formazione e informazione sono tanto più necessarie nel contesto a volte confuso generato da una normativa estremamente complessa e di nicchia. Lavoriamo per rendere più semplice l’applicazione delle norme e allo stesso tempo collaboriamo con le istituzioni per renderle più armoniche, affinché la legge, per le imprese, non rappresenti un limite, ma un’opportunità di crescita.
Quale scenario e quale piano strategico per l’Associazione sotto la Sua direzione?
Rappresentiamo un settore molto specialistico dove è necessaria una grande competenza, la normativa è molto tecnica e le relazioni si sviluppano con contenuti di valore strategico, anzi in questo caso le relazioni stesse sono contenuti. Mettere in piedi un’architettura contenutistica all’altezza delle sfide che ci siamo posti ha implicato necessariamente intervenire sui processi interni e sulla vision dell’Associazione. Come studiosa del diritto, ma anche come donna pratica, che ama sporcarsi le mani e che ogni giorno entra nelle aziende e parla con gli imprenditori, ascolta le loro storie e si impegna a dare soluzioni concrete, la strada che intendo percorrere con e nella Associazione è quella di contribuire ad offrire strumenti reali, che l’imprenditore possa impiegare per la crescita sostenibile della propria impresa. Soprattutto in un oggi che vede il driver della trasformazione sociale in mano alle imprese, che impattano sempre di più sulla vita di tutti. Imprese che devono trovare nelle norme una risorsa e non un limite ed è per questo che è di vitale importanza costruire un’alleanza tra le imprese e il legislatore, un’alleanza che l’attività di Assoholding intende favorire.
Le attività di lobby e advocacy delle associazioni di categoria sono fondamentali per aiutare il legislatore alla massimizzazione degli effetti di normative. Assoholding ha in essere in questo momento azioni specifiche?
Sì. Con Assoholding e il Presidente De Vito stiamo lavorando per ottenere la proroga degli effetti dell’art. 55 del “Cura Italia” (D.L. 17 marzo 2020, n. 18), immaginato dal legislatore come meccanismo virtuoso nella gestione del credito d’imposta, che consente di creare nuova liquidità attraverso un meccanismo di cessione di crediti inesigibili che danno luogo a crediti d’imposta. Il legislatore ha modificato la disciplina della trasformazione in crediti d’imposta delle attività per imposte anticipate (DTA, deferred tax assets) ponendo la condizione di cessione di crediti deteriorati indirizzati alla creazione di nuova liquidità. In sostanza, le imprese che cedono a terzi, entro il 31 dicembre 2020, i propri crediti commerciali o finanziari deteriorati possono trasformare in credito d’imposta le attività per imposte anticipate, anche se non ancora iscritte in bilancio, relative sia alle perdite fiscali che alle ACE (aiuto alla crescita economica) rimaste inutilizzate. Purtroppo il legislatore ha previsto che il meccanismo termini il 31 dicembre 2020. Nella relazione illustrativa al Decreto Cura Italia il Governo aveva esplicitato che la disposizione dell’art. 55 “è volta a incentivare la cessione di crediti deteriorati che le imprese hanno accumulato negli ultimi anni, anche per effetto della crisi finanziaria, con l’obiettivo di sostenerle sotto il profilo della liquidità nel fronteggiare l’attuale contesto di incertezza economica”. Quindi prevedeva questo specifico articolo del Cura Italia per dare sostegno finanziario indiretto alle imprese, sia per gli effetti della precedente crisi economica che gli effetti della pandemia: effetti questi ultimi che come sappiamo, purtroppo, sono in crescita e non in diminuzione.
Una proroga necessaria, quindi?
È fondamentale prorogare la norma anche per il 2021 almeno e strutturare un impianto normativo che valuti gli effetti del nuovo lockdown e dei danni economici che il Covid sta producendo e che certamente non termineranno il 31 dicembre di quest’anno. La norma va proprogata e contestualmente alla sua proroga bisogna richiederne anche il rifinanziamento, che dovrà prevedere uno stanziamento ingente, adeguato a bilanciare le perdite che le società subiranno nel 2020, legate alle difficoltà determinate dal Covid 19. La norma attualmente, pur nascendo come norma di sostegno alle difficoltà derivanti dal pandemia, fa specificamente riferimento alle perdite subite dalle aziende fino al 2019 e quindi non prevede le ulteriori perdite che si produrranno in questo anno fiscale a causa della crisi. Il nostro obiettivo dunque è incidere sulla ratio stessa della norma, chiederne la proroga ed il rifinanziamento, per fare fronte proprio a quelle difficoltà ulteriori e sicuramente gravose che le aziende andranno ad affrontare nel 2021 a causa del Covid-19.
Perché è tanto importante questa norma?
Nella relazione illustrativa del Governo della normativa si legge che “I crediti deteriorati oggetto dell’incentivo possono essere sia di natura commerciale sia di finanziamento. Anche per ridurre gli oneri di cessione, la disposizione introduce la possibilità di trasformare in credito d’imposta una quota di attività per imposte anticipate (DTA) riferite a determinati componenti, per un ammontare proporzionale al valore dei crediti deteriorati che vengono ceduti a terzi. L’intervento consente alle imprese di anticipare l’utilizzo come crediti d’imposta, di tali importi, di cui altrimenti avrebbero usufruito in anni successivi, determinando nell’immediato una riduzione del carico fiscale”. Questo meccanismo libera quindi liquidità perché diminuisce il fabbisogno connesso con il versamento di imposte e contributi, e allo stesso tempo aumenta la disponibilità di cassa in un periodo di crisi. Sono certa che tutte le associazioni di categoria vorranno affiancarsi a noi nella richiesta al Governo e al Parlamento di provvedere al rifinanziamento di questa norma e alla sua proroga.
Quanto crede possibile che il legislatore riformuli una norma che pare abbia effetti limitati?
Siamo consapevoli che l’effetto possa sembrare limitato. Se una società cede crediti per un miliardo, potrà trasformare in credito d’imposta al massimo una quota di DTA riferibile a 200 mln di euro di componenti indicati dalla norma, che diventa equivalente – supponendo che l’aliquota IRES applicabile sia quella ordinaria al 24% – a 48 mln di euro. E sappiamo che non sono moltissimi i soggetti che possono cedere crediti per un miliardo: ma siamo certi che l’extra liquidità che si genera sia ossigeno importante per tutti i livelli di aziende. Con i dati macro della diminuzione del Pil in Italia non è difficile immaginare quanta difficoltà avranno le imprese nel pagare i costi. Ecco perché è necessario prorogare gli effetti dell’art. 55 del Decreto “Cura Italia”. È vero che il gettito nel complesso potrà essere più basso, la norma, abbiamo visto, prevede che i crediti diventati inesigibili possano essere portati in detrazione d’imposta. Ma questo permetterà alle aziende di avere maggiore liquidità. La norma non è di semplice applicazione, può essere migliorata, ma con un mercato degli npl’s in rapidissima crescita non dobbiamo mancare l’obiettivo di renderla più semplice e di prorogarla anche per il prossimo anno, anzi almeno per i prossimi due anni.
Questa norma potrebbe aiutare anche lo sviluppo del mercato delle cartolarizzazioni?
Il mercato delle cartolarizzazioni è un percorso centrale non solo per la creazione di nuova liquidità, ma anche per la realizzazione di meccanismi virtuosi per l’attrazione di investimenti anche dall’estero. La cartolarizzazione presenta due vantaggi: permette di trasformare attività̀ normalmente illiquide o incagliate in strumenti caratterizzati da una buona liquidità e consente di creare strumenti di elevata qualità̀ creditizia a partire da attività̀ di qualità ridotta. È importante partire da qui investendo nelle cartolarizzazioni per attrarre masse di liquidità e introdurre nuova linfa nel sistema imprese. E la proroga dell’articolo 55 non potrà che agevolare lo sviluppo di questo mercato.
Quale potrebbero essere i problemi lato UE?
Non credo cesseranno a breve le sospensioni della normativa sugli aiuti di Stato. Teniamo conto che le perdite che si sono prodotte nel 2020 sono solo una parte delle perdite che le aziende sopporteranno a causa della pandemia: non è difficile immaginare che nel 2021 le perdite saranno molte più elevate. Al mondo associativo, e Assoholding non fa eccezione, il compito di studiare i contesti e gli scenari, valutare l’esistente e ispirare e promuovere possibili soluzioni.
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Assoholding – è punto di riferimento per le holding finanziarie e per gli studi professionali: assiste i suoi associati nell’interpretazione, nell’analisi e nell’applicazione della normativa di riferimento, e pone in essere attività di rappresentanza istituzionale tutelando gli interessi del comparto delle holding con interventi a tutela dei soci, dei dipendenti e delle società partecipate. Centrale anche la ricerca, con una attività di studio continua attraverso i professionisti (commercialisti e avvocati, ma anche di altri ambiti professionali), e un advisory board di altissimo profilo che operano come think tank capace di anticipare problematiche sulle tematiche di riferimento, di rappresentarle presso le Istituzioni e di ispirare possibili soluzioni.