Fidene: la capanna protostorica con l’esemplare del gatto domestico più antico d’Italia – Il degrado dell’area

ROMA- Once upon a time, c’era un gatto che si chiamava…. Purtroppo non sapremo mai il suo nome, ma -per fortuna- ci è dato di ricostruire la sua storia, quella che toccherà le corde del cuore animalista.
Ci portiamo alla periferia nord di Roma, dove “il gatto ignoto” visse in quella capanna protostorica di Fidene, di cui è necessario fornire brevi note storiche.
L’antica Fidenae
Oggi Fidene è una moderna borgata sulla Salaria. E’ quell’antica Fidenae del Latium Vetus collocata da Plinio il Vecchio tra i “ populi albenses ”, appartenenti cioè all’area albana. Infatti quei popoli, confederati (antesignani di certe forme di stato attuali), usavano riunirsi per i loro riti sacrificali pagani sul Monte Albano, l’attuale Monte Cavo vicino Tivoli, dove sorgeva il Tempio di Giove Laziale, poi trasferito da Romolo in Campidoglio.
A quei tempi Fidene era già un nucleo urbano strutturato, su un territorio assai fertile grazie alla vicinanza del sottostante fiume Tevere. Insieme alla vicina Crustumerium ( da collocare nella zona di Settebagni), si era alleata con l’etrusca Veio contro Romolo, il quale dopo la fondazione dell’Urbs Aeterna ( 753 a.C.) si era affrettato a far valere le sue mire egemoniche sulle città intorno a Roma. Ma non distrusse completamente Fidenae, sottoponendola alla sua giurisdizione ed insediandovi 2500 suoi coloni. A tutt’oggi Fidene è un continuum della Capitale con uno dei municipi a più alta densità abitativa.
La capanna protostorica
Una volta giunti a Fidene, e precisamente in Via Quarrata ( una piazzola più che una strada ), con stupore ci si troverà di fronte a una larga capanna, così anacronistica nel contesto. Si tratta della fedele ricostruzione, effettuata con tecniche costruttive antiche, di una casa protostorica dell’Età del Ferro, collocata tra l’808 e il 760 a. C., anteriore alla fondazione di Roma, mentre i resti originali sono conservati presso il Museo Nazionale Romano a Piazza dei Cinquecento.
I resti della capanna furono rinvenuti nella seconda metà degli anni ’80 nel corso dei lavori di sterro per la costruzione in zona di case di edilizia pubblica. L’antico manufatto abitativo, di ca. 30 mq. di superficie e dalle pareti di argilla impastata con frammenti di ceramica ed elementi vegetali, ha pianta rettangolare, un tetto a quattro spioventi ed un bel portico. Durante i lavori di scavo furono rinvenute varie suppellettili, tra le quali alcuni vasi e un braciere.
Il gatto senza nome
Proprio quel braciere ha permesso di ricostruire la toccante storia del nostro gatto senza nome.
Era forse un gatto che articolava il suo “miao” in maniera diversa dai “gatti sapiens” di oggi. Il suo era forse un miagolio gutturale, paragonabile ai fonemi dei suoi rozzi padroni ancora abbastanza simili ai neanderthaliani, ma già tanto evoluti da sapersi costruire una casa di tutto rispetto, arredata con ogni confort in legno ed utensili in ferro.
E qui la storia prende un risvolto triste. Il nostro Felix forse stava facendo le fusa quando la capanna prese fuoco e per lui non ci fu via di scampo. Unica vittima di quell’incendio stando ai rilevamenti degli archeologi, quello di Fidene resta a tutt’oggi il più antico esemplare di gatto domestico finora mai rinvenuto in Italia. E le ceneri dell’incendio sembra abbiano contribuito alla conservazione della capanna e dello scheletro del povero felino.
Inconsapevole vittima , forse i suoi padroni, pastori nomadi insediatisi su quella collina vicino al fiume, erano usciti per la caccia lasciando il fuoco acceso. Ancor oggi, a distanza di 2800 anni, accadono fatti del genere, dove in baraccopoli di fortuna assai meno razionali della capanna di Fidene muoiono bambini affidati all’incuria della povertà.
L’intollerabile degrado della Capanna
Visitammo la Capanna una decina d’anni fa con una guida turistica del Comune quando era ancora in ottimo stato di conservazione.
Ci risulta che nel frattempo, ed esattamente nel maggio 2007, ci fu una riunione pubblica del Consiglio dell’allora Municipio IV di Montesacro per denunciare l’estremo stato di abbandono della Capanna. Ora, a distanza di ben sette anni, la situazione del sito appare del tutto inalterata: il tetto della capanna da riparare con urgenza onde evitarne il rifugio degli uccelli; i cartelli esplicativi divelti ; l’area antistante in preda alle sterpaglie ed a rifiuti organici e inorganici di ogni tipo.
Ovviamente, le visite guidate al sito archeologico di Fidene risultano da tempo interrotte. Motivo presumibile la mancanza di fondi per la manutenzione. Ci sembra comunque utile far rilevare ai responsabili della gestione delle risorse del Municipio III di Fidene (ex IV), ai quali è affidata la cura delle scuole locali, che la visita della Capanna con la storia del suo gatto può stimolare l’interesse dei bambini, in un coinvolgimento visivo assai più formativo dei giochi a tavolino. Conoscere le origini del proprio territorio è cultura e la cultura è crescita del Paese, necessaria proprio in quelle zone suburbane laddove è più carente il rispetto della cosa pubblica. E ciò soprattutto in considerazione che quella fedele ricostruzione dell’antico manufatto di Via Quarrata è costata a suo tempo un notevole dispendio di competenze professionali da parte di esperti archeologi , con l’egida della Soprintendenza ai Beni Culturali.
La crisi degli ultimi anni è ricaduta sulla cultura in modo troppo pesante, non giustificando peraltro il completo abbandono dell’area in questione che rappresenta, è da ribadirlo, una importante testimonianza della nostra preistoria laziale inserita anche nel contesto europeo dei flussi migratori di quell’era. E l’incuria dei nostri beni del passato accade, a nostro avviso, non solo per motivi di bilancio, ma anche per il disinteresse motivato dalle pastoie burocratiche che costituiscono a tutt’oggi una grossa remora per il ‘work in progress’ di ogni iniziativa decisionale.
Info: Casa protostorica – Via Quarrata – Fidene
Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano
Sala del Lazio protostorico
V.le Enrico De Nicola,79 –Roma (P.zza dei Cinquecento)
Tel. 060608 – 06-3996 7700
Angela Grazia Arcuri
13 febbraio 2015