“Britannica”: il lato che (forse) non conoscevi del Britpop

Ad un anno dall’uscita del volume di Alessio Cacciatore e Giorgio di Berardino, la pausa natalizia si è presentata come il periodo ideale per risfogliare Britannica. Dalla Scena di Manchester al Britpop, un libro che ci è piaciuto per diversi motivi. Fra i principali rientra la capacità degli autori di tracciare in modo semplice e scorrevole una consistente fetta di storia musicale britannica dalla fine degli anni Settanta agli anni Novanta. In più, le oltre 500 schede di band attive in quel periodo, lo rendono un volume da tenere a portata di mano quando una data o un titolo sfugge alla memoria.
Il punto di partenza del libro è la figura chiave di Tony Wilson, già conduttore radiofonico e televisivo che nel 1978 dà vita all’etichetta discografica Factory Records mettendo sotto contratto i Joy Division. L’altro avvenimento chiave che getta i primi semi di un movimento musicale ricco di fermento è l’apertura dell’Haçienda soprannominata in seguito – per motivi che potete facilmente immaginare – Halluçienda.
Il locale a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta fece di Manchester il punto di riferimento della scena indie rock e dance inglese del periodo, una scena attorno alle quale gravitavano gruppi come Happy Mondays, New Order, James, Inspiral Carpets e Stone Roses questi ultimi considerati i veri re della scena anche detta di madchester dove mad sta per follia, quella che in quel periodo si traduceva in massiccio uso di droghe pesanti.
Da Britannica gli stessi Stone Roses escono come quel gruppo che riuscì a mettere tutti d’accordo anche quando i riflettori dal Nord Ovest dell’Inghilterra si spostano a Londra. Ad occuparsi di questa fase in particolare è la seconda parte del volume che si focalizza sullo sviluppo del Britpop. Gli autori sottolineano come il periodo raggiunga l’apice nel 1995 quando il palcoscenico mediatico viene monopolizzato dalla band-battle Oasis vs. Blur che cercavano di emulare la stessa contrapposizione tra i Beatles e i Rolling Stones.
Il Britpop viene descritto non solo come un genere musicale ma come un vero e proprio movimento culturale che si sviluppa nella capitale inglese negli anni ’90, gli anni appunto della Cool Britannia, quelli che riportano la Union Jack al centro dopo la prima british invasion.
Tutto il periodo è tinto infatti da un forte spirito patriottico e da quella voglia di fare fronte alla bomba del grunge che stava esplodendo dall’altra parte dell’oceano. Il libro si conclude con un ottimo consiglio di ascolto, una lista dei 50 album chiave per comprendere il Manchester baggy e il Britpop.