Back to school. Un amarcord tra i banchi
Settembre è arrivato e le scuole della nostra penisola sono tornate ad aprire i battenti per accogliere orde di adolescenti brufolosi. I tormentoni estivi sembrano fortunatamente alle porte, anche se la loro eco rischia di farsi ancora strada tra qualche banco. Una cosa è abbastanza certa, chi sui i mezzi di trasporto, chi in macchina coi propri genitori, chi a piedi, percorrerà il tragitto casa-scuola con una canzone in testa o nelle cuffiette, e se così non fosse, sarà comunque costretto ad ascoltare roba su note tra i banchi, è la vita.
Quale dunque, ci siamo chiesti, è la canzone che più ricorda ai nostri lettori il disastroso periodo scolastico?
Lo studio
Immane macchina organizzatrice è stata messa in moto e con l’ausilio di una vasta équipe di sociologi, antropologi, psicologi e storici si intendeva approntare uno studio capillare in grado di analizzare nel dettaglio i gusti musicali degli studenti di ogni generazione, a partire dal 1946 fino a giungere ai giorni nostri. Poi, abbiamo scoperto di non avere a disposizione sociologi, antropologi e psicologi e abbiamo pensato di fare un giro di telefonate ad amici, colleghi, mamme, nonni, zii e via dicendo, chiedendo loro quali canzoni ascoltavano tra i banchi di scuola. Il risultato? Traumi indicibili riportati alla mente da poche note.
Alcuni di voi non si ritroveranno nei brani seguenti, bene, avete gusti altolocati signori (o pessimi), qui è la massa che mette play.
I Boomers (nati dal 1946 al 1964)
Chi ha vissuto gli anni successivi al boom economico sembra ricordare gli anni di scuola con idilliaco amore, la colpa è probabilmente di Antonello Venditti, in combutta di certo con Claudio Baglioni. C’è anche chi ha confessato di avere nutrito un amore sfrenato per Edoardo Bennato, per la sua ribelle verve e per questa cosa quasi nuova che la gente chiamava rock. L’isola che non c’è, Il gatto e la volpe, ogni tanto qualche coro di Gianna di Rino Gaetano. Erano tempi sereni, al massimo Sara si svegliava a primavera dimenticandosi di aspettare un bambino, per il resto tutto ok. Dichiarare il proprio amore una priorità.
Gen X (nati dal 1965 al 1980)
Coorte interessante, traghettatrice di nuovi gusti musicali, sperimentale e innovativa, ha vissuto la nascita della vera elettronica e sembra avere una predilezione per la musica di matrice angloamericana. Nostalgici dei Beatles e grandi estimatori dei Pink Floyd, chi navigava a vista con un giovane Moby, chi osanna ancora i REM. Loro hanno davvero visto la fine di un millennio: felpa, walkman e prog-rock.
Millennials (nati dal 1981 al 1996)
Grande confusione imperversa invece nei ricordi di chi faceva incetta di Top of the Pops con Daniele Bossari come vate. “Che fine hanno fatto gli Aqua? “Chi diavolo ha ucciso l’Uomo-Ragno?” queste le domande che continuano a ripetersi i Millenials, c’è chi è uscito fuori dal tunnel-elle-le-le, chi guida imbufalito il monopattino elettrico come fosse Pink in So what! È stata davvero dura intervistare questa forbice, c’è chi ancora continua a dire che Vasco è meglio di Liga e non vuole appaciarsi con la controparte. La verità sembra essere che la regola dell’amico ogni tanto sbaglia. Si voleva restare Young, Wild and Free per sempre, si credeva nell’indie(pendenza) ma alla fine si è scoperto che, in fondo, la vita non è un film.
Gen Z (nati dal 1997 al 2012)
Ed eccoci giunti alla famigerata Generazione Z, incredibilmente eterogenea, giovanissimi ai quali temevamo anche di avvicinarci per paura di essere sbranati, adolescenti (e non) davvero tosti. Gente che ascolta trap e fa risse in strada, quelli del branco che schiacciano l’occhio ai figli di super papà. Per alcuni di loro la scuola è coincisa con la pandemia, la musica ha sostituito il rumore delle sedie e della campanella, molti non hanno potuto chiudersi in stanza in compagnia per mettere la musica a palla. Adesso, cercano di capire se gli PSICOLOGI avevano ragione quando cantavano che “il diploma è solo un pezzo di carta”. Hanno fatto 18 anni e sono più confusi di ARIETE, c’è chi nella scuola vede solo un bnkr44 (bunker) e continua – com’è giusto che sia – a sentirsi incompreso. Sapete una cosa ragazzi? Avete ragione! I prof non vi capiscono. Fate una cosa, magari a bassa voce durante la ricreazione, cantatelo anche voi il tormentone di Francesco Tricarico.
DISCLAIMER: Nessun amico, parente o affine fino al secondo grado di parentela è stato costretto a risentire la musica del periodo in cui andava a scuola. Chi ha scritto l’articolo sta bene ma… stava meglio prima.