Club Topperia, il disorientamento estivo di Myss Keta
Abbiamo recensito per voi il nuovo album di Myss Keta
Aspettavamo tutti, e con legittima impazienza, il nuovo album di Myss Keta, e lei ci ha accontentato. La ragazza di Porta Venezia, dalle origini misteriose e insondabili che rendono ancora più appetente il suo personaggio, arriva alle orecchie dei suoi ascoltatori con Club Topperia.
Ci poniamo, però, altrettanto legittimamente, una domanda: bastano il mistero e una sufficiente dose sonora a giustificare il successo musicale dell’album? La risposta è forse, un po’ più complessa e altalenante del previsto. A tre anni di distanza da Paprika (album uscito nel 2019, ndr), Club Topperia si sviluppa con una tracklist ben densa e articolata di sedici brani e numerose collaborazioni (da David Blank a Malena, da Guè a cmqmartina, da Noemi fino ad arrivare a Francesca Cipriani).
Ma non sempre la qualità, come si sa bene, può andare a nozze con la quantità; ed è forse, ahimé, una delle principali e cautelative ragioni che giustificano una generale delusione del nuovo Club Topperia. L’evoluzione musicale è palpabile ed evidente, e volge verso una “internazionalizzazione” della figura e della sonorità di Myss Keta, che vorrebbe tentare di avvicinarsi sempre più all’irraggiungibile Lady Gaga.
Tuttavia, non tutti i brani, anzi pochissime delle tracce del nuovo album estivo della milanese nostrana, sembrano mantenere quell’eleganza e quell’inconfondibile beat che contraddistingue le grandi icone della dance o della trap oltreoceano.
Un viaggio musicale disorientante
Senza dubbio Club Topperia, per un’intelligente operazione discografica, esce nel momento più opportuno: nel pieno inizio dell’estate, quando tutti, soprattutto in questo momento, hanno più che mai necessità di scatenarsi. L’atmosfera da aperitivo a bordo piscina con la deep house che rimbomba nelle casse è il setting perfetto per brani come Prosciutto Prosciutto, Club Topperia o Scandalosa (che, di nuovo, sembra far eco a Pazzesca).
Ma, anche nella nobile intenzione di elevare un genere di per sé godibile, in questa operazione musicale di Keta manca quel tocco di finezza (nei testi e nella scelta musicale) che fa gridare allo scandalo, o al soccorso uditivo.
L’altalenante indecisione di genere (musicale) sottende anche le operazioni più innovative e di rottura vicine ai brani Problemi di Coco, Finimondo, Moveset, che ricordano le atmosfere dance anni Novanta tanto in voga nei nightclubs; ma, repetita iuvant, anche in questo caso la sottigliezza della ricerca musicale si annega in un mare di promesse non mantenute.
Così come, tra intermezzi recitati (Skit e Outro), l’improbabile reggaeton del brano Security, e la sensuale atmosfera r’n’b di Una rosa a Lambrate (featuring Noemi), la perplessità di Keta diventa anche la nostra.
Tra Ibiza e Porto Rico, tra New York e Porta Venezia, Myss Keta dovrebbe decidere dove andare e dove posizionarsi, e comunicarlo con più chiarezza al suo pubblico, che forse si alimenterà di nuovi seguaci, ma sempre più eterogenei e musicalmente disorientati.
L’evasione dagli stereotipi è sicuramente apprezzabile, ma la posticcia, ostinata e affettata voglia di trasgredire diventa irritante, se percepita come non autentica.
Magari l’anno prossimo, stessa spiaggia, stesso mare e con un po’ di fortuna, la prorompente Keta ci comunicherà la sua nuova, definitiva, destinazione.