Anno della Tigre, anno dei C’mon Tigre
Un meraviglioso debutto dell’anno 2022 per il misterioso duo italiano C’Mon Tigre, che a tre anni di distanza dall’ipnotico album Racines (uscito nel 2019), ritorna con alcuni singoli di superba eleganza e che preannunciano un anno magnificamente proficuo.
Contaminazioni e perlustrazioni
Tra preziose collaborazioni internazionali, che il binomio riesce ad attirare a sé come un magnete e a coltivare come un prezioso orto di primizie, e all’insegna della contaminazione dei generi e della ricerca musicale, i due artisti proseguono nella loro caleidoscopica perlustrazione dell’universo sonoro e insieme visuale, che sembrano componenti assolutamente inscindibili e imprescindibili del loro modus operandi. Lo dimostra uno dei loro ultimi singoli, Twist Into Any Shape, accompagnato dal video per la regia di Donato Sansone, uno strepitoso mix tra William Kentridge, Bruce Nauman, in una grottesca e giocosa dimensione coreografica sensuale e divertita che inneggia al cambiamento, all’apertura, alla libertà.
Tra atmosfere jazz e funky, elettroniche e anni Settanta, che ricordano da vicino Fela Kuti, e allo stesso tempo con una sonorità quasi algidamente nordica, il singolo manifesta una meravigliosa e quasi esoterica atmosfera sognante.
Un’elegante sensualità visiva e sonora
Una forma di sensualità che si percepisce in filigrana nelle loro suggestive ambientazioni musicali, che strizzano l’occhio alla contaminazione dei generi, senza mai tuttavia affezionarsi a uno solo. Nella loro trasversale ricerca musicale convivono pacificamente e allegramente in questo universo multicolore: la world music, nel senso più ampiamente universale del termine, il funk, l’elettronica, il jazz, l’afro, con un sottile sottofondo di trip hop, che lascia spazio all’infinito riff di Tricky, dei Massive Attack, passando per le oniriche narrazioni degli Zero 7, e per le ritmate melodie dei Mount Kimbie e degli MGMT.
Non solo musicisti di gusto sopraffino, ma anche particolarmente attenti all’estetica visuale, i C’mon Tigre hanno immediatamente, e in maniera lungimirante, compreso l’importanza dell’aspetto visivo del messaggio musicale, accompagnando i loro brani da video che rimangono impressi nella memoria.
Underground Lovers, presentato e selezionato per numerosi festival (Stoccolma, Tokyo), narra per esempio di una tragica storia di amore e ossessione, ispirata al teatro giapponese e alle più drammatiche violenze cromatiche, sublimate dalle animazioni di Gianluigi Toccafondo. Così come Mono No Aware (realizzato in collaborazione con Maurizio Anzeri), per citarne un altro, più incentrato invece sulla natura effimera, che sempre cattura per la sua potente dichiarazione visiva di intenti.
Un altro dei nuovi singoli, Kids are electric, esplicita e conferma, se fosse ancora necessario sottolinearlo, tale sottile e sublime commistione di generi, dimostrando anche tutta la freschezza del ritmo ipnotizzante, schiarito da barlumi vocali energici ed energizzanti.
Tutto nel duo parla di esaltazione, di eleganza, di sopraffina ricerca, di attenzione al dettaglio e alle sollecitazioni diverse che non possono sfuggire all’orecchio e all’occhio dei più attenti.
Interessanti perché non etichettabili, perché sfuggono alla stereotipata, ripetitiva e banale del panorama musicale circostante, i C’mon Tigre si confermano oggi, e sempre di più, un’interessante e imperdibile realtà sonora, che conduce nell’universo d’evasione più profondo della ricerca contemporanea.