Il ritorno del vinile: tra estetica e impatto ambientale

Immersione nell’universo vinilico
Il disco in vinile è un oggetto affascinante sotto molti aspetti: dalla consistenza cartonata esterna, al vinile in sé per sé. Passando per il booklet da sfogliare per leggerne i testi o guardare le immagini. Superficialmente è di livello anche la sensazione tutta particolare e unica del maneggiare con cura un disco così particolare.
Generalmente di colore nero, nel corso degli anni ha assunto colori (e anche forme!) bizzarre. Come dimenticare, ad esempio, i picture disc: particolari vinili “disegnati”, come ad esempio quello di As You Were, prima fatica solista di Liam Gallagher e la gioia dei fan nel vedere il bel faccione dell’ex frontman Oasis roteare a trentatré sul giradischi. La meravigliosa puntina, poi, fa il resto. Oggetto minuscolo ma fondamentale per la buona riuscita dell’ascolto. Cosa dire anche dell’impianto audio esterno, decisivo per un ascolto senza compromessi e che permetta di godere delle imperfezioni, degli sporchi, che hanno reso il vinile, nel XXI secolo, un oggetto più vero rispetto alla perfezione del compact disc.
Come confermato anche da FIMI, nei primi mesi del 2019 i dati delle vendite del vinile hanno coperto il 31% del mercato dei supporti fisici e con la pandemia da Covid-19, nonostante il crollo evidente del fisico, il vinile è stato leader nelle vendite negli shop online, sintomo che il mercato stia cambiando forma.
Vuoi un ritorno romantico, la moda del vinile è tornata di culto, ma attenzione: non è tutto… vinile quel che luccica.

Non è tutto… vinile quel che luccica
Questo famoso supporto, infatti, cela dei segreti negativi: in effetti, i dischi in vinile sono realizzati utilizzando il cloruro di polivinile (il ben più noto PVC), materiale solo in parte riciclabile e con degli altissimi costi di produzione. Le compagnie che si occupano di questo tipo di riciclo evitano di trattare dischi in vinile perché oltre al PVC sono presenti metalli pesanti e diossina, pericolosi per la salute, in quanto essi vengono rilasciati nel processo di riciclaggio. Senza contare, inoltre, le emissioni di CO2, causa dei trasporti su pneumatici dalla fabbrica al rivenditore e il cellophane nel quale sono avvolti.
Il vinile è quanto di più anti-ecologico possa esistere e una mano sul cuore in questo momento storico è doveroso e necessario metterla.
La cosa paradossale è quella che, se da un lato abbiamo il disco fisico romantico e per eccellenza (il vinile) dall’altro abbiamo i supporti MP3 o FLAC che, in altri modi e mediante l’uso eccessivo dello smartphone, danneggiano comunque il nostro corpo, anche se in altre tempistiche e modalità.
La domanda provocatoria sorge spontanea: non dovremmo più ascoltare musica con questi supporti?
Ovviamente non stiamo affermando questo, ma ammettere che di fondo ci sia una problematica legata alla sostenibilità ambientale è un dato di fatto da non mettere in secondo piano.
Siamo in un’epoca, quella denominata dagli studiosi Bonneuil e Fressoz come “l’evento antropocene”, in cui è l’essere umano in quanto specie è l’unico animale a poter modificare in modo decisivo l’ambiente circostante, perciò è necessario iniziare a ragionare in maniera veramente eco-sostenibile.
Un esempio d’attualità
Un esempio attuale di grave problematica legata al mondo vinilico, è stata rappresentata dall’enorme richiesta dei fan per la ristampa dei vinili dei tre album de I Cani: l’etichetta discografica 42Records, in piena pandemia, ha annunciato la clamorosa ristampa dei tre album del fenomeno indie per eccellenza incarnato nella figura di Niccolò Contessa ma, purtroppo, non hanno fatto i conti con la situazione complessa in cui, tutt’oggi, versano le fabbriche viniliche a causa della difficoltà nel reperire la materia prima. Ovviamente, dopo numerosi rimandi, sono arrivate le prime spedizioni e i primi sorrisi sui volti degli acquirenti, ma la sensazione che il mercato dei vinili continuamente in espansione non sia in grado di reggere il colpo di richieste è un’ipotesi non tutta da scartare.
Il disco in vinile, quindi, è ufficialmente tornato di moda, forse proprio per le sue tipiche e specifiche imperfezioni, che rendono il prodotto un unicum gradevole, interessante e, al contempo, più naturale della sua controparte compact e ben vengano tutti i festival o le giornate dedicate ad esso, come il Record Store Day, ma ricordiamoci anche degli effetti di lunga durata, soprattutto ambientali, di cui spesso tendiamo a dimenticarci.