55 anni e non sentirli: happy birthday The Velvet Underground & Nico


Origine di un capolavoro
È sempre difficile parlare di un disco che è ormai una pietra miliare nella storia della musica. Il motivo? Uno su tutti, perché sono state scritte pagine importanti (e fondamentali) su un capolavoro come The Velvet Underground & Nico e ci si sente quasi in debito con gli artisti e coloro che ne hanno parlato prima di te. Ma un contributo in più non è necessariamente un male; anzi.
Oggi compie 55 anni un album che non è mai invecchiato veramente. Un po’ come quello zio che rivediamo ogni anno a Natale e sembra che i suoi connotati, anche a distanza di tempo, siano rimasti intatti. Ecco, questo trasmette oggi, nel 2022, The Velvet Underground & Nico, un senso generale di autenticità, verità e modernità.
I Velvet Underground, con questo omonimo primo disco, vengono oggi considerati, a tutti gli effetti, i precursori di vari generi musicali, che ebbero la loro fortuna negli anni a venire: dal rock sperimentale all’art, dal proto-punk al rock psichedelico passando per atmosfere più garage. Dentro il famoso album con la banana c’è tutto, un potpourri musicale eterogeneo che, amalgamato insieme, fornisce meravigliose chiavi di lettura per comprendere gli album degli anni Settanta e Ottanta che sono arrivati successivamente.

Perché The Velvet Underground & Nico è un album così importante?
Con The Velvet Underground & Nico riportiamo indietro la nostra immaginaria bussola del tempo al 1967: un album che declama a gran voce le problematiche della vita metropolitana, la perversione, le derive sessuali, l’alienazione urbana e lo spaccio di droghe. Inizialmente fu uno shock. I Velvet Underground furono esattamente l’opposto di ciò che era in voga in quegli anni e la cosa più incredibile è che funzionarono… solo dopo il loro scioglimento.
Il celebre album fu prodotto dal mitico Tom Wilson (tra gli altri anche Frank Zappa, Bob Dylan, Simon & Garfunkel) e Andy Warhol, il quale disegnò una tra le copertine più iconiche non solo nella storia del rock, ma della musica in toto. Proprio per la sua iconica cover, The Velvet Underground and Nico è chiamato con il nomignolo di “banana album”. Infatti, la particolarità è quella che sulla copertina non compariva né il nome del gruppo né quello della casa discografica, ma solo questa banana con la firma dell’artista: Andy Warhol. Addirittura, le prime copie del disco invitavano chi la guardava a “sbucciare lentamente e vedere” (peel slowly and see): togliendo un adesivo, infatti, si poteva vedere una banana rosa shocking (una ovvia e maliziosa metafora di un membro maschile).
L’album ebbe una notevole sfortuna per la diffusione: la produzione venne fermata non soltanto per il doppio senso e le problematiche di censura ad esso correlate, ma perché l’album in sé richiedeva un alto costo della stampa, poiché era stato progettato un macchinario apposito per la realizzazione del peel slowly and see. Lou Reed, voce e chitarra solista degli Underground, lo definì un album che abbracciava un “rock per adulti”, contrapponendosi veementemente all’idea di musica per divertimento.
Il fatto incredibile, quindi, è che The Velvet Underground & Nico ottenne un successo tardivo. Mai prima d’ora un simbolo erotico così esplicito era stato usato per la copertina di un album e nonostante Andy Warhol seppe unire magistralmente la sensibilità musicale dei Velvet e la sua sensibilità visiva, la trasgressione sia dei testi che dell’immagine portò l’album, negli anni Sessanta, ad essere praticamente bandito da tutti i negozi di dischi.
Il successo tardivo
Con il passare del tempo, l’arrivo degli anni Settanta e poi i primi Ottanta, una complessiva rivalutazione dell’album fece tornare in auge i Velvet Underground, che, intanto, nel 1973 si erano sciolti. The Observer inserì l’album addirittura al primo posto nella lista dei 50 album che hanno cambiato la storia della musica, Rolling Stone lo posizionò tredicesimo su cinquecento nella lista dei 500 album migliori della storia e La Repubblica XL lo definì: “il disco che ci ha cambiato la vita dando forma alla cultura pop grazie alla scandalosa copertina di Warhol e a un suono rivoluzionario”.
Un disco spartiacque, quindi, quello di Reed e soci. La hit Sunday Morning ha risuonato e continua ancor’oggi ad ammalliare le nostre orecchie per via di un sound mai complesso né generico, unico, individuabile già alla prima nota. I’m Waiting for the Man rappresenta, invece, la vena più rock-punk dell’intero (capo)lavoro: un piano boogie, contrappuntato da un tripudio di chitarre elettriche che impreziosiscono e rendono il brano un unicum del genere (se di genere specifico si può parlare).
Come dimenticarsi, poi, di Venus in Furs, pezzo ispirato dalla lettura del romanzo Venere in pelliccia di Sacher-Masoch, con la viola di John Cale in primo piano. Teenage Mary, Margarita Passion, Seasick Sarah e Beardless Harry sono invece i protagonisti di Run, Run, Run che sottolinea come sia il vivere in borgata a Manhattan. Quattro delinquenti, forse transessuali, appartenenti al mondo della droga e della corruzione newyorkese: un qualcosa di mai visto né sentito prima, che, come detto, negli anni Sessanta fece non poco storcere il naso. E questa carrellata, possiamo chiuderla con I’ll be your mirror: una ballad scritta da Lou Reed per il suo primo amore, Shelley Albin, ma fatta cantare a Nico (con la quale ebbe una breve relazione). I’ll be your mirror catturava una sottostante dinamica di quel periodo che miscelata con l’arte di Warhol negli anni ’60, in particolare i dipinti e le serigrafie, rispecchiava (nel vero senso del termine) agli occhi dell’America, i valori dominanti della sua società.
Quei valori cantati dai Velvet Underground, ma celati agli occhi di tutti.
Lou, John, Sterling e Maureen, negli anni Sessanta. In quattro contro tutti i paraocchi di una società che si rifiutava di guardare il reale e le problematiche ad esso correlate.
The Velvet Underground & Nico è lo specchio, quel mirror tanto cantato nel disco, della società e fa specie il fatto che anche 55 anni dopo la sua pubblicazione, sia un disco tremendamente attuale ed è per questo che oggi abbiamo deciso di celebrarlo così.
Happy birthday, Masterpiece.