Paolo Sorrentino e Lele Marchitelli: un regista e il “suo” musicista
Un binomio indissolubile
Il binomio Paolo Sorrentino – Lele Marchitelli è uno di quei dittici quasi indissolubili: quando si pensa ai film e alle serie TV di uno dei più importanti registi italiani, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo, non si può non pensare alle sue colonne sonore e a quella speciale contrapposizione musicale, caratteristica dello “stile Sorrentino”, dietro alla quale si cela la personalità di Lele (Daniele) Marchitelli. Musicista romano, nato nel 1955 nella Capitale, comincia la sua carriera come autore e compositore per programmi che hanno fatto la storia della TV satirica italiana; le indimenticabili canzoni interpretate da Corrado Guzzanti in trasmissioni come Avanzi, L’Ottavo Nano e Stati Generali portano la firma di Marchitelli che, oltre alla collaborazione stretta con la graffiante Serena Dandini, ne diviene anche partner nella vita già dalla metà degli anni Ottanta.
Dalla satira al cinema
Se l’Ottavo nano band e i Rokko e i Suoi Fratelli ci parlano e restano ancora la colonna sonora della nostra vena satirica, è grazie all’insostituibile e prorompente forza compositiva di Marchitelli. Contemporaneamente, il compositore e musicista oscilla con estrema disinvoltura e mimetismo tra televisione, cinema e documentari, collezionando una serie di successi musicali legati a cineasti del calibro di Giuseppe Piccioni, Marcello Avallone, Maurizio Sciarra e Carlo Verdone.
Marchitelli sulla via di Damasco
Fino al 2013, anno della cesura e della fulminazione sulla via di Damasco, che trasforma miracolosamente l’amicizia decennale tra Lele Marchitelli e Paolo Sorrentino in un autentico binomio artistico. E proprio grazie alla reciproca stima e al consolidato rapporto amicale che i due decidono di unire le forze, per dare vita a quello che è un autentico e riuscito miracolo stilistico.
La tipica “controintuizione” musicale, vicina al contrappunto, caratterizza per antonomasia tutte le opere di Sorrentino e diventa un’autentica cifra narrativa, applicata alla sceneggiatura, che esprime quello che la scena non è in grado di comunicare manifestamente. Che non significa essere fuori luogo, ma al contrario perfettamente in accordo con la parte più profonda e intuitiva dello spettatore.
In un decennio di amicizia, che si è trasformato in altrettanti anni di collaborazione, Marchitelli ha seguito con pedissequa attenzione e umiltà le volontà di Sorrentino: per La grande bellezza, primo film a cui ha collaborato e per cui ha ricevuto prestigiosissime candidature, poi per Loro, e infine per l’ultimo, in ordine di tempo, È stata la mano di Dio, recentemente candidato agli Oscar. Senza dimenticare la geniale colonna sonora che marca le mosse dei due papi in The New Pope.
La scrittura, così come la partitura musicale, possono esistere prima del film o procedere in parallelo: la fase di composizione libera di Marchitelli si adatta poi alla minuziosa tessitura di Sorrentino in un dialettico confronto, che si esaurisce nel rispetto per il regista, la cui decisione vince su tutte le scelte personalistiche del musicista.
Dimostrando un modus operandi originale, da conoscitore profondo della musica, cercatore e scovatore di pezzi inconsueti (e sconosciuti talvolta allo stesso Marchitelli), Sorrentino non potrebbe mai concepire il film senza già inoculare nella sceneggiatura l’intero scheletro sonoro, impreziosito dalle composizioni di Marchitelli, perfettamente e sincronicamente montate dall’altro geniale collaboratore del regista, Cristiano Tovaglioli.
Talvolta rinunciando, con ironia e sorriso, ad alcune delle sue innumerevoli composizioni musicali che poi convogliano in parti insperate del montaggio sorrentiniano, Marchitelli si rivela un eccellente e sensibile donatore dell’organo più importante per il cinema: il cuore del suono.