Marky Ramone, come se la passa l’ultimo dei Ramones

Quando incontri Marky Ramone ti dici, caspita, ho davanti un pezzo di storia! La storia in questo caso è quella del rock alla quale Marky ha contribuito scrivendone alcune fra le pagine più importanti. Per quindici anni Mary è stato il batterista dei Ramone aggiungendo benzina alle fiamme del punk che stavano divampando negli Stati Uniti mentre oltreoceano il compito spettava ai Sex Pistols. Per dirla tutta Marky si è unito alla band quando i Ramones avevano già iniziato a scuotere il panorama musicale newyorkese ma da quel fatidico incontro con Dee Dee al CBGB di Manhattan, è toccato a lui cogliere in eredità da Tommy le bacchette magiche del punk per tenerle fino allo scioglimento del gruppo nel ’96.
L’appuntamento con Marky è nella sede di una radio rock del Veneto. Arriva in leggero ritardo accompagnato dalla moglie, una donna alta dai modi cordiali ma fermi che lo segue in tutti i suoi spostamenti assicurandosi che i doveri vengano svolti correttamente ed entro i tempi previsti. Il look è rigorosamente rock ’n roll con jeans nero, all-star, canotta nera che lascia le braccia tatuate ben in vista e l’iconica capigliatura lunga con la frangia che ha alimentato non poche leggende riguardo misteriose parrucche.
Dopo venti minuti capisco quanto la presenza della consorte sia indispensabile. Catturato dalla bellezza della collezione di jukebox esposta nella sala riunioni, si mette a leggere i titoli delle canzoni raccontandomi della sua personale collezione a New York. Solo dopo un piccolo video molto “hilarious” con la sagoma di Elvis, il signor conosciuto al secolo come Marc Steven Bell si decide ad ascoltare chi cerca di ricordargli che è ora di muoversi.
Iniziamo parlando del tour in corso con la sua band i Marky Ramone’s Blitzkrieg con cui ha appena suonato in una doppia data italiana ad Osoppo e Ascoli Piceno riproponendo il repertorio dei Ramones, perché, mi spiega, alla fine gli 80.000 fan che fino adesso hanno pagato il biglietto è quello che vogliono ascoltare. Per scelta non ha più voluto scrivere pezzi nuovi, piuttosto impiega le sue energie ad esercitarsi alla batteria per tenersi in allenamento. L’atteggiamento non è molto diverso da quello degli inizi, c’è ancora quella spark ossia la scintilla che lo trascina sempre in avanti ma questo tour rappresenta più un incontro tra amici che suonano nel fine settimana e si prendono il resto del tempo per fare i turisti. Marky parla con quella serena imperturbabilità di chi è in pace con il mondo e se la spassa alla grande facendo ciò che gli piace. Di rimpianti o ambiziosi obiettivi da raggiungere francamente non ne ha, dopotutto, mi ricorda, quando entri nella Rock and Roll Hall of Fame e vinci un Grammy ti metti il cuore in pace perché qualcosa di buono senti di averlo portato a casa.
Sulla musica oggi non è pessimista perché “ognuno deve fare il suo”. Quello che si è perso è lo “human element” che ha lasciato spazio al digitale. “La gente che viene ai miei concerti si è stufata, è ora di riscoprire gli strumenti veri!”. Sottolinea che la fortuna dei Ramones è stata quella di portare qualcosa di totalmente nuovo come il punk che all’epoca non era ancora accettato. Oggi per le nuove generazioni è difficile pensare di poter rifare una rivoluzione di quella portata ma non bisogna dimenticare che il mondo ha ancora molto bisogno del punk perchè “il punk fa-stare-bene!”.
Non c’è solo musica nella vita di Marky, nella sua recente carriera hanno trovato spazio una linea di abbigliamento in collaborazione con Tommy Hilfiger, una marca di birra e la sua personale salsa alla marinara, la “Marky Ramone’s Brooklyn’s Own Pasta Sauce” della quale va particolarmente fiero. Ci interrompe la moglie, è ora di passare all’attività successiva.
Mi lascia con tre consigli d’ascolto per una piccola ma efficace dose di Ramones da somministrare al bisogno. Dunque, il consiglio è di partire con “I wanna be sedated”, la prima canzone che Marky incise non appena prese il posto di Tommy nel 1978, voleva dimostrare di essere quello giusto per il ruolo tanto che in studio di registrazione fu buona la prima! Dopo questa viene senza dubbio “Pet sematary” ispirato al romanzo dell’amico Stephen King, per concludere salendo di grado con l’intramontabile “Blitzkrieg bop” sciogliendo i freni inibitori al suono di hey ho let’s go! Lo saluto pensando che è proprio come la sua salsa al pomodoro, semplice, sincero e squisitamente rock ’n roll!