La cura Milei è stata un palliativo oppure una terapia necessaria al rilancio economico dello Stato argentino?

Da quando Javier Milei prometteva in campagna elettorale tagli alla burocrazia e ai costi dello Stato con la sua sega elettrica sono trascorsi ormai un anno e mezzo ma i risultati, sebbene inizialmente incoraggianti, della cura Milei sembrerebbero non essere risolutivi rispetto le problematiche strutturali, economiche e sociali, che affliggono l’Argentina.
Alla fine del 2024, erano in molti a celebrare il “miracolo argentino”, facendo riferimento al rallentamento dell’inflazione nel paese sudamericano, mentre Milei godeva di grande visibilità grazie ai fasti organizzati per l’incoronazione di Donald Trump a Washington. L’inarrestabile ascesa delle destre internazionali sancito dall’elezione di Trump aveva fatto passare in secondo piano la brutale verità della ricetta di Milei, che, grazie alle sue politiche a favore dei ricchi, ha imposto al suo paese la riduzione del consumo di cibo del 15%, mentre ha consentito il raddoppio delle immatricolazioni di auto nuove. Dopo aver assunto l’incarico nel dicembre 2023, con il suo piano di austerità, aveva licenziato 15.000 dipendenti statali, e dal luglio 2024 imposto un taglio delle pensioni minime e restrizioni ai diritti dei lavoratori. Di certo, la sua politica di austerità è riuscita a dimezzare l’inflazione, ma l’Argentina è ancora in una profonda recessione, mentre i tagli hanno colpito soprattutto la popolazione più vulnerabile, e il tasso di povertà è salito al 52,9% alla fine della seconda metà del 2024.
La dottrina economica della “Motosega”
Quando il 19 novembre 2023 ha vinto le elezioni presidenziali, Milei ha subito messo in atto la famosa terapia shock per l’economia del paese. “Non c’è alternativa all’austerità”, ha sottolineato nel suo discorso inaugurale, accusando i presidenti precedenti di aver fatto sprofondare l’Argentina in una crisi economica senza precedenti. In quel momento il paese si avviava verso una contrazione del Pil del 2,5 per cento, l’inflazione arrivava da picchi fino al 200 per cento e il debito pubblico viaggiava a livelli record. La ricetta di Milei è stata quella di smantellare lo Stato, privatizzando l’Argentina.
Nel giro di poco tempo il presidente ha fatto chiudere 13 ministeri e ha licenziato circa 35mila dipendenti pubblici, una gran parte dei lavori pubblici sono stati interrotti e lo stato si è indebitato per centinaia di milioni di dollari con gli appaltatori. Sono stati ridotti drasticamente i fondi destinati all’istruzione, con una diminuzione del 50 per cento in termini reali del PIL su base annua, mentre le università hanno dichiarato lo stato di emergenza a causa delle drastiche riduzioni di budget.
Tagli pesanti li ha subiti anche la sanità, con una riduzione degli stipendi dei lavoratori degli ospedali pubblici e un aumento del prezzo delle assicurazioni sanitarie private, che hanno riversato nuovi utenti sul settore pubblico già in difficoltà. Il presidente ha poi tolto risorse all’informazione e alla cultura, facendo chiudere agenzie di stampa e istituti cinematografici; al settore dei diritti umani, disinvestendo nei programmi delle vittime della dittatura argentina; in quelli contro la violenza di genere; e nelle misure di sostegno sociale, come le mense per i bambini poveri, i sussidi per le bollette di gas, elettricità e acqua e gli assegni per le persone con disabilità. Tutto questo è avvenuto mentre venivano aumentati gli investimenti in sicurezza e difesa, così come è stato liberalizzato il mercato degli affitti, portando a un aumento del numero delle case sul mercato, ma anche a un incremento dei suoi prezzi, e sono state privatizzate diverse imprese statali operanti nei settori energetico, autostradale e ferroviario.
Gli scricchioli dell’ultraliberismo di Milei e le proteste di piazza degli anziani.
Il 2024 si è chiuso con il 50 per cento della popolazione in condizione di povertà assoluta, dopo picchi del 54 per cento durante l’anno. A fine 2023 si trovava in questa situazione il 40 per cento della popolazione argentina e questo significa che la terapia shock di Milei ha generato cinque nuovi milioni di poveri. I prezzi dei beni alimentari, delle case ma anche delle prestazioni sociali si sono impennati dopo l’iniziale grossa svalutazione del peso voluta da Milei. Prendendo in considerazione gli ultimi due anni, l’indice generale dei prezzi ha fatto segnare un +655 per cento. I salari reali non sono stati al passo con questo trend, nonostante piccoli aumenti, e questo ha causato un crollo del potere d’acquisto della popolazione e una riduzione del 15 per cento dei consumi.
I risultati
I risultati nonché le continue proteste di piazza hanno iniziato ad incrinare l’immagine dell’efficacia economica del governo di Javier Milei, nonostante il riequilibrio finanziario ottenuto con l’uso del “metodo motosega” sulla spesa pubblica che ha avuto come effetto l’abbassamento della paurosa inflazione, stimata al 2,4% su base mensile a marzo. Se il contenimento del costo della vita rappresenta un indubbio successo dopo quasi un anno e mezzo di cure libertarie, i disagi tra i cittadini è tornato a farsi sentire con la conseguenza che la disapprovazione del 58% nei confronti delle misure prese dal suo governo, registrato dagli ultimi rilevamenti, rappresenta un vero e proprio campanello di allarme.
I pesantissimi tagli alla spesa pubblica hanno portato alla riduzione dell’inflazione e alla stabilizzazione del peso, la moneta nazionale, ma questo è andato di pari passo con un aumento vertiginoso della povertà e un incremento della disoccupazione. Dopo poco più di un anno di amministrazione Milei il malcontento popolare è in crescita, soprattutto da parte degli anziani come dimostrano le recenti manifestazioni.
Ogni mercoledì, ormai da diversi mesi, gruppi di pensionati si riuniscono davanti al parlamento dell’Argentina. Protestano contro i pesanti tagli alle pensioni da parte del governo di Javier Milei e nel corso delle settimane a loro si sono uniti altri gruppi di cittadini. Il reddito medio di un pensionato è stato di poco aumentato, mentre il costo della vita continua a crescere a causa dell’inflazione, e soprattutto sono aumentati i prezzi dei farmaci negli ultimi mesi. La maggior parte dei pensionati sta nella soglia di povertà, dal momento che due terzi degli anziani percepiscono il reddito minimo, che a febbraio ha raggiunto i 343.000 pesos, meno di 300 dollari al cambio, appena al di sopra del paniere di base di 334.500 pesos che determina chi è povero.
Buenos Aires
Lo scorso 12 marzo a Buenos Aires, decine di migliaia di pensionati e tifosi di calcio hanno manifestato contro la politica di austerità. La violenza è scoppiata quando le unità di polizia di fronte all’edificio del Congresso hanno usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni contro i manifestanti. Cento i feriti e centocinquanta gli arresti della dura repressione poliziesca contro gli anziani che ha suscitato sdegno nel paese. In tal modo, il mercoledì successivo sono scesi in piazza a fianco dei pensionati sindacati, movimenti sociali e partiti di estrema sinistra. Mentre la Confederazione Generale del Lavoro ha abbandonato il dialogo con il governo deciso all‘indomani del 1º maggio 2024 e ha proclamato uno sciopero generale per il 10 aprile.
La truffa del cripto valuta $LIBRA A rafforzare il malcontento e la sfiducia nella cura Milei ha contribuito lo scandalo della truffa della Cripto valuta $LIBRA. La cripto valuta all’inizio promossa dal presidente ha minato profondamente la sua credibilità in un contesto in cui l’economia non migliora e i dipendenti e i pensionati hanno sempre più motivo di protestare perché non riescono ad arrivare a fine mese. La truffa delle criptovalute è costata a Milei un calo di 13 punti nella sua immagine positiva tra gli elettori libertari e tra quelli di Propuesta Republicana (PRO), la formazione che lo appoggia. Ma se per l’immagine il calo è stato consistente, per quanto riguarda l’intenzione di voto, per la stessa vicenda i sondaggi hanno registrato una perdita di appena due punti. Il diffondersi della protesta sociale di certo può impensierire il presidente argentino anche in vista delle elezioni di ottobre quando saranno rinnovati in parte congresso e senato. Tuttavia, la mancanza di una figura dell’opposizione alla quale non possano essere rinfacciati i decenni di degrado del passato rappresenta a tutt’oggi uno dei suoi principali punti di forza