I giovani martiri di Lion’s Den

Eccola che arriva una nuova generazione di palestinesi. Ancora più arrabbiati, ancora più frustrati, ma soprattutto, pronti a tutto, partoriti da quella mancanza di prospettive politiche e di un futuro dignitoso. Un’appartenenza iscritta sotto il nome di Lion’s Den, gruppo militante palestinese nato a Nublus, nel West Bank, in Cisgiordania.
La Moschea al-Aqsa sullo sfondo di due fucili intrecciati è lo stemma e il simbolo di questa resistenza armata di cui si fanno portatori i membri, giovani tra i 20 anni e i 30 anni circa, tutti provenienti da famiglie storicamente legate a Fatah, principale partito politico palestinese, che controlla l’Autorità Palestinese.
Nasce per opera del 25enne Mohammed al-Azizi, noto come Abu Saleh, e dell’amico Abdel Rahman Suboh, o Abu Adam, 28 anni, entrambi poi morti negli scontri con le forze israeliane. Un aggregazione di martiri giovanissimi che hanno acquisito notorietà come gruppo dopo l’uccisione del militante diciannovenne Ibrahim al-Nabulsi, noto come “Leone di Nablus”, avvenuta nell’agosto del 2022.
Il gruppo al suo interno
Secondo un giornalista di Al-Monitor il movimento è composto da piccole cellule di una-due o tre persone che hanno stabilito una sorta di statuto informale che definisce le regole di comportamento dei membri tra cui la necessità di indossare sempre le maschere per nascondere la propria identità.
Si tratta di un gruppo che agisce collettivamente e che è difficile da rintracciare sia per Israele che per l’ANP, che più volte sotto pressione di Tel-Aviv ha cercato di inglobare i membri, ma senza successo. Questo promettendogli di entrare a far parte delle forze di polizia palestinesi e di non subire conseguenze per le loro azioni.
Il nome Lion’s Den appare per la prima volta sui media palestinesi nell’agosto del 2022 dopo un attacco rivendicato contro i soldati dell’IDF in Rujeib, West Bank. Muovono i primi passi nella direzione di una nuova resistenza palestinese con una serie di attacchi come quello avvenuto in ottobre 2022 ai danni di un bus e un taxi. Poi è seguito l’attacco di Uday Tamimi ad un posto di controllo israeliano compiuto il 10 ottobre a Shufat, che ha causato la morte di una soldatessa e il ferimento di altri soldati.
Per farsi conoscere i “martiri” di Lion’s Den hanno spesso sfruttato i social media, caricando video dei loro attacchi su Telegram e guadagnando oltre 200.000 iscritti. Il loro account Tik Tok, invece, è stato sospeso ad ottobre 2022 dopo aver caricato un’immagine di un drone dell’IDF da utilizzare per ispezionare possibili informazioni sensibili contenute all’interno.
Le motivazioni della resistenza
Questa fazione armata nasce dalla frustrazione crescente per l’occupazione israeliana in Cisgiordania che, da oltre 50 anni, ha sottoposto i cittadini a restrizioni di libertà di movimento e operazioni militari frequenti con conseguente devastazioni. Negli ultimi anni, poi, gli attacchi dei coloni armati contro i palestinesi sono aumentati a dismisura, spesso con il supporto dell’esercito israeliano.
I coloni e talvolta i civili israeliani che vivono negli insediamenti, operano violenza contro i palestinesi attraverso il blocco delle strade e delle macchine palestinesi, le incursioni nei villaggi e il danneggiamento dei terreni nel periodo di raccolta delle olive. Spesso fino ad arrivare a vere e proprie aggressioni armate.
Nel 2022, l’operazione militare “Break The Wave” si è concentrata nelle zone di Nablus, sede del Lion’s Den, e di Jenin, a nord della Cisgiordania, uccidendo 130 palestinesi, 13 civili israeliani e 4 membri delle forze di sicurezza israeliane. Questo ha contribuito ad esacerbare l’insofferenza nei confronti della situazione interna e sociale vissuta dai palestinesi.
La delusione nei confronti dell’Autorità Palestinese, ormai ritenuta inefficace nella gestione politica e collusa, data la collaborazione in materia di sicurezza con Tel-Aviv, ormai si misura sul termometro interno dell’insoddisfazione della popolazione. Con il processo di pace bloccato e la continua minaccia degli inquilini israeliani, sempre più giovani si sentono privati del proprio futuro e vedono l’unica soluzione nella lotta armata.
Finanziamenti e rapporti con Hamas
Sebbene il movimento non risulti ufficialmente affiliato a Fatah o ad altre fazioni politiche, sembrerebbe comunque ricevere sostegno da Hamas e dalla Jihad Islamica Palestinese attraverso armi e denaro. La motivazione che spinge questi due grandi gruppi terroristici a collaborare con i giovani “martiri” di Nablus, sarebbe la necessità di alleggerire la situazione nella striscia di Gaza, favorendo la violenza in Cisgiordania. In questo modo l’ANP ne uscirebbe indebolita e Hamas potrebbe sfidare ulteriormente Israele.
Tra le personalità che hanno un collegamento diretto con Lion’s Den ci sarebbe un alto dirigente finanziario di Hamas: Zaher Jabarin. Jabarin supervisiona un impero finanziario di un centinaio di milioni di dollari per finanziare operazioni contro Israele ed è stato associato al gruppo di Nablus fino alla sua cattura da parte delle forze israeliane. Il suo arresto, avvenuto nel 2022, ha rappresentato un duro colpo per l’organizzazione che ha continuato ad operare nella resistenza palestinese per contrastare la minaccia alla sicurezza.