Cile, gli orfani dei femminicidi non possono restare soli
In Cile, a Punta Arenas, nella zona antartica del Paese, si è svolto tra il 23 e il 27 settembre il venticinquesimo congresso mondiale di giornaliste e scrittrici. L’iniziativa è stata all’insegna dell’espressione che ha dato il titolo ai lavori, “il nostro Nord è nel Sud”, a voler sottolineare l’atteggiamento inclusivo adottato dall’Associazione delle donne giornaliste e scrittrici (AMMPE World, dall’acronimo spagnolo). Questa è nata a Città del Messico nel 1969. Dopo gli ultimi due congressi in Italia e nel Regno Unito ha ampliato i suoi orizzonti fino dall’altra parte del Mondo, giungendo in uno dei punti più remoti del Cile. Il luogo dei lavori non è stato di certo casuale: è un atto politico dichiarato la volontà di decentralizzare un evento così importante, promuovendo attività di rilievo in zone periferiche del globo. Previste anche delle visite in loco concordate con l’ente turistico competente.
Il dibattito sugli orfani a seguito dei femminicidi
Durante il congresso è emerso con forza il tema dei figli che rimangono orfani a seguito dei femminicidi. Una dura condizione che non ottiene una tutela ad hoc dal sistema internazionale, nonostante, nella maggior parte dei casi, alla morte della madre corrisponde anche la detenzione del padre o il suicidio dello stesso, in quanto statisticamente il femminicidio è il buio punto d’arrivo della violenza domestica. Il problema in questione è stato sollevato dalla presidente Patricia Mayorga, la quale ha chiarito la complessità del sistema: «Non esistono dati ufficiali sugli orfani della violenza sessista, nemmeno a livello europeo. I dati in nostro possesso sono di organizzazioni private che colmano questa lacuna». Questo appello si è sposato con l’intervento di Guendalina di Sabatino, scrittrice teramana che ha relazionato nel congresso, autrice del libro “Chiamatela Venerdì. Storie di quotidiana violenza domestica”. La stessa Guendalina di Sabatino ha mostrato come ci sia un vuoto su questo tema, sottolineando l’urgente necessità nel realizzare un’anagrafe di questi orfani, istituendo una giornata di ascolto e di riflessione sulla loro condizione.
Certamente, il dibattito ha sollevato un problema nascosto in piena vista che deve urgentemente essere affrontato, anche dal punto di vista delle spese per le imprescindibili terapie psicologiche di chi vive una condizione tanto difficile: sarà forse un segno del destino che ciò provenga proprio dal Paese dei figli del silenzio? Questionare è lecito.
Articolo a cura di Francesco Di Filippo