Olanda: una nazione divisa
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L’Olanda è tra i primi paesi ad aprire i seggi elettorali per le votazioni del Parlamento Europeo. A partire dalla giornata del 6 giugno, infatti, sarà possibile per i cittadini recarsi alle urne per esprimere la propria preferenza in merito ai partiti e i candidati che andranno a rappresentare le esigenze e gli interessi di Amsterdam a Strasburgo. Si tratta di un appuntamento di grande importanza per ogni nazione europea e l’interesse suscitato nella popolazione del continente nel corso degli ultimi mesi è sempre in crescendo, visto l’avvicinarsi delle votazioni e le sempre più diffuse campagne mediatiche sul tema. Diversa, tuttavia, è la situazione all’interno del “Paese dei tulipani”, dove sembra essere presente una crisi all’interno della popolazione, almeno per quanto riguarda l’interesse dimostrato per le vicende politiche nazionali.
Nonostante ciò, in Olanda, questo importante evento è seguito con particolare interesse da tutte le realtà partitiche in campo, vista la complessa situazione interna che caratterizza il panorama politico nazionale. A più di cinque mesi di distanza dalle elezioni dello scorso autunno, infatti, non è ancora stato possibile assistere alla presentazione di un nuovo governo definitivo e alla nomina di un nuovo premier. La principale ragione di questo particolare scenario va ricercata nei complessi equilibri che caratterizzano la scena politica nazionale a partire dallo spoglio di novembre, che ha visto in vantaggio il partito conservatore e euroscettico PVV di Geert Wilders. Vantaggio che, però, non è mai stato sufficiente per ottenere una maggioranza assoluta e avviare un governo in autonomia, così da obbligare la Wilders a trattare con altri due partiti – di stampo liberale e conservatore – disponibili a trattare al fine di donare al paese un governo definitivo e un programma da realizzare nel corso della nuova legislatura.
Tuttavia, le numerose differenze presenti nei programmi dei tre partiti impegnati nelle operazioni di dialogo sono state così marcate da impedire il raggiungimento di una linea comune, necessaria per avviare una nuova esperienza di governo condivisa. In particolare, non è stato possibile trovare un accordo sulle tematiche più sensibili della precedente campagna elettorale, ossia la questione migratoria, la presenza di una forte comunità islamica e i rapporti tra Olanda e l’Unione Europea. Risulta difficile, in effetti, per i due partiti centristi accettare le posizioni del partito di Wilders, nonostante una collaborazione tra le parti possa consentire il raggiungimento di una forte maggioranza in parlamento.
Ma, in uno scenario europeo e mondiale così complesso, le divisioni della società olandese non si trovano solamente all’interno del mondo politico, ma le stesse si manifestano – spesso in altra forma e secondo altri mezzi – anche all’interno della società civile e delle differenti realtà economiche e sociali. Le posizioni di Wilders e del PVV, infatti, rispecchiano il pensiero di una parte consistente della popolazione olandese, che vede con timore la presenza di una forte comunità islamica all’interno dei confini nazionali ed una sempre più diffusa presenza della religione islamica all’interno della sfera sociale e politica olandese. Non è un caso, infatti, che il successo di Wilders derivi proprio dalla forte opposizione nei confronti dell’Islam e delle politiche di Bruxelles, che non sempre hanno ottenuto il favore di tutte le categorie sociali ed economiche ivi presenti.
Un’ottima testimonianza delle diverse anime che popolano lo scenario locale è data dalle posizioni – pressoché agli antipodi – degli operatori del settore agricolo e del mondo Hi-Tech. I primi conducono da anni una vera e propria rivolta nei confronti delle politiche ambientali dell’UE, considerate estremamente dannose per le attività agricole e di allevamento. I secondi, invece, manifestano seri dubbi sulle politiche restrittive in ambito migratorio del PVV, tanto da arrivare a denunciare una possibile mancanza di lavoratori stranieri specializzati e di alto livello, necessari per lo sviluppo e la crescita del settore.
Le fratture, tuttavia, non si limitano esclusivamente alle tematiche di interesse nazionale ed europeo ma, ultimamente, sono sempre più evidenti anche in relazione allo scenario internazionale, con espliciti riferimenti alle vicende dell’Est Europa e del Medio Oriente. Nel corso delle scorse settimane, infatti, su modello di quanto avvenuto in maniera diffusa in numerosi atenei statunitensi, le manifestazioni di protesta nei confronti dell’azione militare israeliana a Gaza hanno portato migliaia di persone ad occupare le università di Amsterdam e Utrecht. Immediata è stata, poi, la risposta delle autorità universitarie e della polizia, che hanno provveduto a far sgomberare gli edifici dalla presenza dei manifestanti, con conseguenti scontri e arresti nell’area nella capitale.
Questo, per concludere, rappresenta un ulteriore tassello destinato a complicare ancora di più uno scenario in Olanda assai instabile e conflittuale, con il rischio di una polarizzazione delle posizioni e dello scontro tra la fazione filo-palestinese e quella filo-israeliana, con tutte le possibili conseguenze immaginabili.