“Geopolitica pop” di Giacomo Natali: conflitti, simboli e identità dal K-pop a Masha e Orso
Giacomo Natali, nel suo libro “Geopolitica pop”, edito da Treccani, ci regala una nuova chiave di lettura di temi caldi di geopolitica. Tramite accostamenti solo a primo acchito azzardati, l’autore ci spiega come ciò che entra nelle nostre case possa avere una finalità diversa, non necessariamente secondaria, rispetto a quella percepibile. La cultura popolare come veicolo per trasmettere valori, talvolta ideologie; o, addirittura, modificare il pensiero collettivo indirizzandolo verso luoghi inesplorati, sebbene a lungo cercati. Si veda la costruzione e la diffusione della forte identità nazionale ucraina, o il tentativo turco di esportare in Medio Oriente i propri valori. Fenomeni culturali di massa diversi, nati in aree geografiche lontane tra loro, interconnessi con la politica internazionale.
L’autore accosta aspirazioni politiche, conflitti e tentativi di contaminazione culturale a temi solo apparentemente lontani. Cosa può avere in comune l’Eurovision con la guerra tra Russia e Ucraina? Come può il K-pop diventare uno strumento di propaganda nelle mani del governo sud-coreano? Domande a cui è difficile trovare una risposta. Anzi, probabilmente, domande che in pochi si sono posti. E che l’autore cerca di condensare in quella che provocatoriamente ci rivolge: “Ci sono elementi in comune nel meccanismo che determina gli equilibri internazionali, tra gli investimenti cinesi nei film di supereroi americani, gli appelli della Croce Rossa per l’istituzione di tribunali penali internazionali virtuali all’interno dei videogiochi di guerra e il modo in cui le trasmissioni di cucina diffondono gli stereotipi nazionali e dunque le nostre rappresentazioni mentali del diverso?”.
In un periodo storico in cui il complottismo sembra aver contagiato chiunque, Natali se ne tiene a distanza. “Geopolitica pop” si fonda su radici ben più solide di risibili teorie del complotto. Esso è figlio ben concepito di anni di studi e ricerche (e ci si poteva aspettare qualcosa di diverso da un autore edito da Treccani?). Il sostrato culturale emerge fin dalle prime pagine, a rendere solidi i ragionamenti lineari dell’autore. La credibilità si concretizza in accondiscendenza, talvolta stupore, da parte di chi legge. Esclamazioni del tipo “non ci avevo mai pensato” si susseguono al pari dei capitoli.
Natali non è il primo che tenta di rivelare i connotati sociopolitici di casi di “cultura pop”. Invasioni di campo di analisi geopolitiche sono frequenti, ma il più delle volte si esauriscono in sé stesse. Lo studio di fenomeni popolari dal punto di vista sociopolitico diventa estemporaneo, addirittura bizzarro, se non affrontato con esperienza e in modo sistematico. Giacomo Natali, saggista e analista di comunicazione e geopolitica, ci ha dedicato una buona parte della sua vita. Il risultato è un libro che divulga e attrae, con la leggerezza della cultura popolare e la gravità di talune questioni geopolitiche. Senza banalità, che sono rilevate (come gli aspetti politici legati al mondo dello sport) ed escluse dalla trattazione. Senza ricerche esasperate di legittimazione, che arriva spontanea dalla lettura. Con la serietà che merita la geopolitica, soprattutto quella pop.