Cage e Scelsi: verso una musica dodecafonica e contemporanea

Nel Convegno tenutosi la scorsa settimana su Cage e Scelsi: i due compositori noti del Novecento, si è detto per primo su Cage che era un “genio” che ascoltava la musica, la sua stessa musica, e che non era né un compositore né un “creatore” di quest’ultima. Nel 1940, come il suo amico Scelsi, già coltivava i rapporti con l’Oriente, avvalendosi di un concetto Zen della filosofia orientale, appunto. Il moderatore aggiunge poi che , nel caso di Scelsi la registrazione manipolata, registrata, riascolatata, riguardava più di settecento nastri. Lo sostiene Nicola Bernardini, che ci avverte poi che Cage l’utilizzazione del nastro discografico comprendeva esclusivamente la registrazione; infatti Cage riesce a non manipolarli. Ci sono molti supporti
di musica contemporanea ( circa duecento titoli), ma la curiosità sta nel fatto che prenda piede, ad esempio nel ‘58.
Si ricorda che Cage partecipò anche a “Lascia o raddoppia”, e anche se sui Funghi,, vinse 5 milioni di lire. E quando M. Bongiorno gli chiese dove andasse subito dopo , egli rispose : “Io vado in America, ma la mia musica rimane!”.John Cage ha avuto un’importanza determinante nella musica dei tempi, ma due elementi saltano agli occhi: Il gruppo di istituzione ricordato da Massimo Pistacchi ( Università di Pavia e Univ. De La Sapienza di Roma), ed il gruppo , sempre di istituzione che sta a ricordare qui ed a proseguire un discorso sull’innovazione musicale. Questo discorso lo sta portando avanti la Fondazione Isabella Scelsi.con la collaborazione dei Beni culturali e audiovisivi Accingendosi a parlare ora di Scelsi si può anche citare la sua espressione, nell’augurio di “Buon anno” dell’espressione: “Happy new ears” Nicola Sani ci trasmette che Scelsi ci abbia fatto comprendere come: comporre, ascoltare ed eseguire un pezzo di musica siano situazioni completamente diverse. La Fondazione è molto orgogliosa di tutto ciò.
Per la sua “pagina di musica contemporanea” ricevette la Medaglia d’oro dal presidente della Repubblica. Mario Borio parla di The Cage after aggiungendo appunto che il collegamento audiovisivo è uno degli strumenti a partire da Venezia, per i seminari, e che le parti vadano a dare un contributo per ritrovarsi e coordinare le ricerche per far presente le due istituzioni. Poi intervengono la D.ssa Hemme e il dott. Sebastiani. La prima dice che nella preparazione del Convegno hanno “messo mano” ad un archivio “non bello” come il loro, ma che , ad esempio sono venuti a conoscenza del fatto che Cage partecipò ad un incontro cultural-musicale in Germania, dove lei pensa sia andato contro corrente. E Fausto Sebastiani aggiunge che ciò sia una pietra miliare, non solo nell’aspetto musicale.
Interviene il prof. Damiani che afferma che L’Accademia Nazionale di Sassari abbia invitato tutti i collaboratori anche alle installazioni di Fluxus, e che perciò c’è stato un vero incontro tra le arti. Inoltre che dobbiamo testimoniare l’omaggio a Cage dato dalle istituzioni di musica Contemporanea, finalmente, dove oltre ad essere difficili i tempi di altri paesi, vi siano anche le figure che hanno costruito il nostro presente ad essere vive nel ricordo, e forse, oggi, un po’ dimenticate. Nel titolo del Convegno di V. Caetani: tradotto: “Dopo Cage” , il titolo vuol parlare di improvvisazione e serve come parte essenziale presente nella musica, e non solo per le macrostrategie, ma perché il compositore passasse dal “luogo del fare a quello dell’accettare”, poiché “tutta la composizione rispondesse alla totale composizione”.
Lo vediamo in Franco Evangelisti che riconosce un’idea ed un ambito di convergenze altrui. È Cage che crea il primo Happening di arti elettroniche che si integra col rapporto del linguaggio delle forme sintetico-elettriche del suono, appunto. Il messaggio sembrerebbe questo: Il suono è un oggetto che possiamo esplorare come qualcosa da scoprire e da strutturare. Passando poi a Scelsi si è detto ancora che: egli si identifica nel nastro magnetico, e che qui lascia la possibilità di creare un’ armonia acustica, e questo è un percorso Cagliano. Allievo di Shoenberg, Scelsi, lo è anche di Scriabin. In questo 23 novembre 2012, di Scelsi si è detto anche che, attraverso le parole della P.ssa Susanna Pasticci, appunto la ricerca su di lui avesse una sua prospettiva anche riguardo alle fonti, e che venne aperto il suo archivio nel 2009 in previsione anche di un Convegno tenutosi sulla sua musica nel novembre 2010. La prospettiva del gesto musicale, è quella che consente di analizzare gli strumenti nel rapporto con Lo strumento; nel 2011 ci si rende conto che la musica di Scelsi, era in grado di farsi capire anche da chi non apprendesse la musica del Novecento. Nel terzo aspetto: fare suono, si vedeva com’era possibile unire quest’ultimo atto con il suonare. Studiare i nastri ci consente anche di studiare i suoi gesti compositivi.
E da qui si può anche comprendere come l’articolazione rapsodica della forma non sia una pratica improvvisata, e che sia anche un rapporto complesso. Si è passati allora ad un cambio di prospettiva e parlare e studiare abbia un suo senso di gestualità; in pratica Scelsi “li cercava” i suoni con le dita e con il corpo. Da “Il Sogno 101” egli parla di un rapporto fisico col pianoforte. Stravinskij diceva lo stesso sul “toccare lo strumento in questione (il pf.)e suonare il pianoforte, era toccare la musica”. “Quando tocco lo strumento sono in cerca di alcune distanze dalle mie dita”, affermava. Gli accordi vengono realizzati
attraverso una disposizione rapsodico-simmetrica. Manda ad alcuni nomi del ‘900 uno sviluppo creativo musicale per far capire come degli armonici ritrovassero una triade maggiore ed una triade minore a simmetria.
Nel XX secolo i costrutti simmetrici sono mezzi di disgregazione della tonalità. Con il Novecento nasce la melodia Extratonale e questi costrutti simmetrici hanno una progressione gestuale legati alla “ROTATIVA” e ad una ripetitività, soprattutto nel suo primo pezzo del 1930. Nel 1934, ne “I Poemi” una quarta ed un tritono vengono proiettate e sono interventi di quarta e di prima. Successivamente la gestualità ha avuto una trasformazione attraverso un processo di scrittura. Tra le sue opere orchestrali. Ci si è occupati del suo “Nascita del Verbo” (1959-1974). Da VAXUCTUM, è tutto tra improvvisazione e scrittura. È un’opera in cui due partiture si parlano tra loro. La sua orchestrazione è particolare nel trattamento degli archi, dove vi è un ‘assenza di archi acuti. Archi senza violini; uso dei fiati come: tube, tube basse, poi uso di contrabbassi e clarinetto basso.
Christine Anderson ha detto: “Potrebbero avere un modello tibetano, ma attenzione a non cercarne una vera imitazione”. Il VAXUCTUM è importante per l’uso delle percussioni. Usò le Onde Martenot. Il coro passa a parti che dialogano su clarinetto in mib. C’è un pensiero quasi simmetrico che si apre e si chiude con una “general pause”. C’è un’implosione associata alla distruzione della città dei Maya. Per lui: esiste l’improvvisazione da un lato e la composizione dall’altro, e la sua collocazione è problematica. Giovanni Giuliati inoltre ci dice che dal 2005 ad oggi gli studi su Scelsi sono andati molto avanti, si è trovata anche una traccia per guardarli dal punto di vista occidental-musicale.Con un rapporto tra un rigore meccanico ed un controllo dell’armonia che, per altri aspetti lascia il via al movimemto delle dinamiche, sono il gesto e il suono ad attraversare culture come quelle orientali. Scelsi realizzava più rappresentazioni orali che scritte e, dato che non ci sono simboli per ricordarlo, possiamo però ritovarlo in semiologie orientali.
Egli si staccava dalla tecnologia. Nella concezione del suono per avvicinarsi all’animo come nella cultura orientale. Da uno studio sulla Fondazione si potrà vedere come egli conoscesse la musica orientale. Uno dei piu interessanti interventi è del Dottorato Sandro Marrocu che parla dell’improvvisazione di Giacinto Scelsi dove afferma che per improvvisazione si intendesse la gestualità fondata sull’estemporaneo. Egli afferma che sia impossibile visitare il suo suono dall’interno e dargli voce. Di Vittoria Parr dice che se avessimo continuato avremmo ricevuto di più. Scelsi ci ha insegnato a ricevere e poi manifestare con gli strumenti e attraverso la voce. Anche dal punto di vista micro strutturale le note trovano un corrispettivo in tutto quello che lui crea.
Il suo processo creativo prevedeva tutte le fasi poietiche. È nella seconda fase che si manifesta la scrittura composta da modalità ideativa,la creazione di un numero impressionante di bozze in cui egli compone tracce di archi (molte scritte da Riccardo Filippini).Con Vieri Tosatti conosceva quell’assioma agnostico in cui doveva muoversi In una lettera del due agosto 1961 egli parla a Scelsi di ciò, cioè del fatto che succedesse qualcosa che doveva avvenire secondo una certa tradizione, scardinato dal punto eurocentrico. Interviene anche la P.ssa Baatz parlando dell’orientalismo di Scelsi dicendo che all’inizio del secolo, riprese tale aspetto della musica da Debussy o Ravel,e che parlava tre lingue. L’importante di questo compositore sta
nell’aver superato il senso europeo della conoscenza. Si avvicinò all’India, alla cultura internazionale di New York ed ebbe rispetto per ogni forma di filosofia di vita. In Europa egli si “introdusse” in un senso di vita coloniale. Ebbe rapporti con Kandinskij, con il Criticismo ed il Razionalismo come filosofia,nell’arte con l’Impressionismo. In musica sono provati i suoi rapporti con Debussy, Respighi e Puccini. Da tutto ciò si può affermare che la musica soprattutto di Scelsi nasce da una improvvisazione tratta da un’interconnessione di varie culture che hanno portato però entrambi i compositori a lasciarsi comprendere da una cultura che gia’ nel Novecento creava uno scambio dialettico costruttivo per il futuro.
Michela Gabrielli
03 dicembre 2012