Trovare nelle difficoltà il modo per emanciparsi: la ricetta di Luca Mastella, founder di Learnn

Qual è la tua definizione di Learnn?
Una piattaforma dove all’interno professionisti e team di aziende seguono corsi, workshop e materiale tecnico per aumentare le proprie skills.
Da dove nasce?
Learn è nata 2 anni e mezzo fa con un modello premium. Ci siamo poi evoluti creando un modello freemium attraverso il quale si ha accesso ad un piano basic dove l’utente può usufruire del 30% di qualsiasi corso e poi ha la libertà di decidere se passare al pacchetto pro, per un valore di 9.99 euro.
Si parla molto di reskilling. Qual è il valore oggi di una formazione come quella di Learnn? Persone non giovani in che modo possono riqualificarsi?
Sembrerà paradossale, ma all’interno di Learnn abbiamo persone che vanno dai 30 anni in su piuttosto che dai 25 in giù. Ad un primo impatto si potrebbe pensare il contrario, ma molto spesso accade che più vai avanti con l’età e più comprendi che le competenze possano rappresentare il passepartout per intraprendere una nuova carriera. Infatti si parla sempre più spesso di reskilling e upskilling, tuttavia bisogna sempre chiedersi quale obiettivo vogliamo raggiungere.
Le giovani generazioni non sono più disposte a qualificarsi o riqualificarsi per avere uno stipendio non adeguato alle loro aspettative. Un concetto rafforzato dall’esperienza, infatti veniamo contattati da molte aziende per attività di employer branding perché faticano ad ingaggiare i candidati. I ragazzi più giovani e soprattutto talentuosi non guardano alla carriera seguendo uno schema tradizionale.
Cosa hai imparato dalle esperienze in grandi aziende?
La consulenza è stata per me un acceleratore per Learnn. Ci sono arrivato per vie traverse, non ho mai avuto velleità imprenditoriali. In riferimento alla figura di imprenditore, non credo che la sua essenza sia solamente avere un titolo o un job title. L’essenza imprenditoriale sta nel desiderio di costruire qualcosa che altri non hanno ancora realizzato.
Quando e perché hai deciso di fare il salto da imprenditore?
Il mio non è stato un percorso lineare, perché all’inizio giocavo a basket a livello professionistico. Poi ho deciso di iniziare un percorso di studi in economia, sfortunatamente ho avuto un incidente grave al tendine di Achille. Stavo per finire gli studi e mi sono trovato davanti a un bivio: decidere se andare all’estero per un master o rimanere in Italia. Ho deciso di andare all’estero e da lì ho sovrapposto due vite. Di notte lavoravo come advisor e di giorno ero un dipendente. Poi ho deciso di staccare la spina da dipendente e di dedicarmi completamente alla costruzione di Learnn.
Quale è stato il momento più difficile da affrontare che vuoi condividerci? E il più bello?
Il momento più difficile è stato all’inizio, avendo fatto tutto in bootstrap, quindi senza finanziamenti e/o investimenti. In questa fase abbiamo compreso che il nostro business model era sbagliato. Il mercato doveva pagare più di 9.99 euro per l’intero pacchetto. Ma 9.99 era un visione a lungo termine.
Cioè?
Learn è complementare ai vari corsi di formazione come i Master, ad esempio. Il nostro obiettivo è rivolto a tutte quelle persone che non hanno fatto formazione e che non comprendono il valore dei corsi e che quindi non pagherebbero mai 10000 euro per un Master. Il business model della formazione si basa essenzialmente su pochi clienti che pagano tanto, mentre noi abbiamo scelto esattamente il contrario. Beh, il momento più bello è stato quando abbiamo fatto 4.500 iscritti e ci eravamo dati come target 2500 per validare. E allora abbiamo detto, caspita Learnn può esistere.
Non si fa altro che parlare di Chat Gpt. Questo gran vociare è anche figlio della paura di una vasta disoccupazione tecnologica?
Penso che Chat Gpt sia nominata come rivoluzione e non come un’evoluzione. L’evoluzione ha a che fare con qualcosa che già si conosce, ne è la sua estensione. La rivoluzione ha a che fare più con qualcosa di ignoto e quindi come tale ci spaventa. Da persona che vi lavora dentro sono cosciente di questa differenza basilare e cerco di mettere in guardia le persone. Oggi sono spaventato, dobbiamo evolverci come modello capitalistico e sociale.
Quale può essere una possibile soluzione alla disoccupazione tecnologica?
Nei prossimi anni possiamo assistere ad un trend nel quale vedremo le persone assumere sempre più un valore economico, percepito però in modo completamente diverso da quello che pensavamo qualche anno fa. Pensiamo al caso di Snapchat, che con 10 dipendenti è stata valutata 10 miliardi. Nike ha impiegato decenni per diventare un’azienda miliardaria con migliaia di dipendenti. Dobbiamo entrare in un’ottica diversa. Lo scopo nobilita l’uomo che attraverso il lavoro si realizza. Dobbiamo incitare e supportare le persone a creare per realizzarsi.
Quali sono le competenze che si stanno affermando sempre di più?
In Italia le competenze più richieste gravitano attorno a due figure, social media management ed e-commerce. Probabilmente ciò accade perché sono le tematiche più sono vicine a noi perché hanno a che fare con la comunicazione e la vendita di prodotti. Il modello SaaS (software as a service) come quello di Learnn oramai non viene quasi più utilizzato all’estero, mentre in Italia è un mercato ancora tutto da esplorare. Quindi ci sono delle figure correlate a questo mercato. Pensiamo al customer success manager. Credo sia estremamente importante capire cosa imparare, come impararlo e dove, per riuscire a districarsi in mezzo a così tanta complessità.
A cosa ti riferisci?
In Italia abbiamo il vizio di pensare in piccolo. Abbiamo fatto delle cose gigantesche eppure non si pensa che si possa avere un impatto nel mondo, bisogna invece pensare avanti di 10 anni. Dobbiamo riuscire a fare quel passo che ci consenta di trovare nelle difficoltà e nelle sfide il modo per emanciparsi, sia come persone che come professionisti.
Se volessi dare 3 consigli a chi sta pensando di liberarsi dal lavoro dipendente, cosa diresti?
Di camminare in maniera graduale, respirando. Si può lavorare part time come dipendente e dedicare la restante parte del tempo ad un side project. La seconda è ascoltare se stessi, ascoltare la propria voce interiore. La terza è chiedere il più possibile a chi ha già fatto quel percorso, chiedendo “tu cosa faresti nella mia condizione?”. Le persone intelligenti imparano dai propri errori, quelle di successo dagli errori degli altri.