Quo Vado? Istruzioni per l’uso

Ad una settimana dall’uscita di Quo Vado? è giunto il tempo di compiere un bilancio complessivo della situazione.
Il film è stato oggetto di una distribuzione capillare su tutto il territorio italiano, è stato riprodotto in 1212 sale (circa il doppio rispetto a Star Wars) e, nel giro di sette giorni, ha già raggiunto la cifra record di 22.248.12 €. La strategia messa in campo dalla Medusa Film ha quindi funzionato, portando a casa un risultato che addirittura riesce a migliorare gli incassi da record del precedente Sole a catinelle (2013).
Ed effettivamente le cifre rendono giustizia alla natura del film. Un prodotto di gran fruibilità, migliore rispetto alle precedenti opere del comico pugliese e che soddisfa a pieno l’aspettativa principale di chi entra in sala per vederlo: ridere.
Infatti, nonostante le numerose opinioni negative dell’ultimo periodo, quello di Zalone resta pur sempre un un film comico. Per buona pace di chi si è indignato dell’immediato successo della pellicola, il buon Checco ha superato la prova anche stavolta e lo ha fatto a pieni voti.
Sono a dir poco fuori luogo, invece, le critiche che invocano la morte della commedia italiana e che vedono in Zalone il principale indiziato su cui scaricare parole di condanna. Quo Vado? infatti si discosta di gran lunga dai canoni tipici della commedia. E’ certo una pellicola che si evolve rispetto ai lavori precedenti della coppia Zalone-Nunziante; segue una sua linearità narrativa, non più subordinata alla semplice dinamica dello sketch; prende di mira una problematica specifica smontando il mito del posto fisso statale. E’ però eccessivo ritenerla una commedia.
Quello di Quo Vado? è uno Zalone maturo, meno dissacrante ma più attento nel criticare. Dopo aver scherzato sull’idea di italiano medio qualunquista e mediocre, questa volta si concentra sui paradossi del nostro Paese e su tutte quelle speculazioni che ci hanno portato nel baratro economico di oggi.
Luca Medici ha creato una maschera solida che fa muovere in contesti ben definiti, in cui lo sfondo sociologico è sì evidente, ma non così delineato da poter essere l’effettivo ambiente per una satira di costume forte. In questo senso, se proprio si dovesse trovare un precedente nel passato, il fenomeno zaloniano è più simile al Fantozzi di Paolo Villaggio che fece scalpore negli anni ’70.
E così, se si volesse rispondere alla domanda che è titolo del film, c’è proprio da aspettarsi che il comico barese arrivi lontano, molto lontano!
Gianluca Vignola