Mobilità sostenibile a Roma: l’intervista alla Dott.ssa Federica Aldighieri
Laureata in Statistica Economica e specializzata in Economia Ambientale, Federica Aldighieri è tecnologa della ricerca presso l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
In questa sede ci racconta del suo lavoro in ISPRA e di come la prospettiva di qualsiasi città, in questo caso Roma, si trasforma se – nella quotidianità – ci si sposta sulla sella di una bicicletta.
Federica, grazie a nome della redazione e benvenuta su 2duerighe.com. Di cosa ti occupi all’interno dell’ISPRA?
Mi occupo delle politiche di adattamento e di mitigazione in materia di cambiamenti climatici: le politiche di adattamento cercano soluzioni per tentare di adeguarci all’impatto dei cambiamenti climatici che già viviamo o che a breve vivremo; le politiche di mitigazione intendono abbattere le emissioni di gas serra per prevenirne gli effetti.
Il mio settore cura l’inventario delle emissioni di gas climalteranti e si può affermare con dati alla mano, che circa il 25% (un quarto!) dei gas è dato dalla mobilità, cioè dai trasporti (almeno nei paesi occidentali industrializzati).
Viene da sé che per abbattere le emissioni climalteranti, uno sforzo che premia la battaglia che dobbiamo affrontare, se vogliamo salvarci, è quello di attuare una mobilità diversa dalla consueta, una mobilità sostenibile.
In ambito ISPRA oltre a seguire i progetti che riguardano le politiche di affronto dei cambiamenti climatici, aiuto il Mobility Manager a implementare la mobilità sostenibile e soprattutto ciclabile dei dipendenti.
Negli anni è cambiato il concetto di mobilità ciclabile a Roma?
Sì, posso darti un dato positivo. Io abito a Roma dal 2006 e allora ero l’unica in bicicletta nel mio quartiere, insieme ai miei bambini.
Nel 2016 sono andata via e, quando sono tornata nel 2019, ho riscontrato un grande incremento di ciclisti che considerano la bici un mezzo di trasporto quotidiano e non solo un diversivo per andare a spasso la domenica.
Per il resto Roma ancora è molto autocentrica; infatti nemmeno l’aumento dei prezzi della benzina riesce a incentivare la sostituzione dell’auto con mezzi di trasporto più green.
Quindi i tuoi figli vanno a scuola in bici?
Il grande non più, il suo liceo è talmente vicino che va a piedi.
Il piccolo frequenta la quinta elementare e fin dall’asilo pedala da solo, mentre al nido lo portavo io nel seggiolino.
È l’unica bicicletta parcheggiata in tutto l’ingresso scolastico, che comprende anche materne e medie.
È vero che in bici è tutto più bello?
Sì, in genere non si pensa al fatto che gli itinerari non sono gli stessi dell’automobile.
In bicicletta si scoprono percorsi alternativi che dall’automobile non si intuiscono: una parallela interna a un parco che dona una boccata d’aria e un paesaggio meraviglioso, oppure in una via meno trafficata; al limite si utilizzano i marciapiedi, quando sono vuoti. Speriamo che si arrivi al punto che non sia più necessario farlo.
E poi la bicicletta permette di vivere il quartiere, perché si gode della prossimità all’altro: per strada ci si ferma, ci si saluta, ci si conosce, si alimentano i negozi più piccoli, evitando i grandi centri commerciali.
Sul piano sociale consiste in una vittoria netta.
Qual è il motivo principale per il quale ci si oppone al cambiamento?
Modificare abitudini così ben radicate è sempre difficile, quindi direi la novità.
Quello che diciamo sempre è di provare almeno una volta. Tanto che in ISPRA abbiamo un servizio di tutoraggio per i nostri dipendenti. Per cercare di spingere tutti a fare un tentativo, li accompagniamo e studiamo il percorso più adatto a loro.
La maggior parte delle persone si sottovaluta, addirittura molti mettono in dubbio la propria capacità di stare in sella.
Poi l’automobile rappresenta una grande zona di comfort: in quella scatoletta di latta ci sentiamo al sicuro perché isolati dall’esterno.
Allo stesso tempo, ciò che non permette di vivere bene la città in bici è proprio la prepotenza della macchina, lo spazio fisico occupato da questa.
È un cane che si morde la coda: senza macchine si riuscirebbe a pedalare tutti più sicuri e a respirare aria più pulita ma non si riesce per la paura degli automobilisti di mollare.
Più biciclette in strada significherebbe un traffico più sicuro, e questo innescherebbe un circolo virtuoso.
Le persone che hanno un percorso casa-lavoro o casa-scuola di pochi chilometri potrebbero iniziare lasciando l’auto e andando a piedi i primi tempi.
Io, come molte altre persone, in 17 anni a Roma ho risparmiato anni di benzina, bollo, manutenzione e assicurazione. Questo dovrebbe essere già da solo un grande incentivo.
Chi usa la bici come mezzo di trasporto riscontra dei benefici effettivi sull’umore o sulla salute in generale?
Sì, tanti iniziano proprio per quello: vogliono fare moto perché magari il medico glielo consiglia.
Chi prova poi non molla più soprattutto se trova l’itinerario giusto. Il benessere sul fisico dopo pochi giorni è tangibile.
Oggi sempre più categorie di professionisti operanti nel settore medico/paramedico chiedono di poter prescrivere lo sport in ricetta, al posto di un antinfiammatorio o altro.
Com’è il rapporto con gli automobilisti, secondo la tua esperienza?
In realtà io noto più stupore che altro da parte degli automobilisti.
Ma come dicevo per la maggior parte del percorso cerco di evitare i momenti di condivisione dello spazio, perché per giungere al lavoro passo all’interno del parco, o sul marciapiede non utilizzato.
Quando ero in dolce attesa molte signore si impressionavano e in parte avevano ragione.
Per me è talmente comodo che trovo veramente difficile rinunciare alla mia bicicletta. Ed ho una normale bici a trazione muscolare, neanche tanto sofisticata.
Qual è la situazione delle piste ciclabili a Roma?
Su questo ho un’opinione controcorrente: penso che non si possa fare su ogni strada una pista ciclabile.
Le ciclabili vanno bene su strade ad alta percorrenza, dove la velocità elevata non permette la convivenza serena con i mezzi pesanti e veloci.
Anche le ultime tendenze del codice della strada cercano di facilitare una coesistenza tra i diversi mezzi di trasporto, tra i diversi veicoli, rimettendoli sullo stesso piano.
Secondo il codice, la bicicletta è ed è sempre stato un veicolo a tutti gli effetti, con diritti e doveri, tra cui quello di utilizzare la strada.
Sulla guida La sicurezza del ciclista urbano che ISPRA ha pubblicato, abbiamo riportato i nuovi articoli che trattano di: strade ciclabili, strade scolastiche, limitazione di velocità. (Link in basso)
Non è pensabile coprire tutte le strade di piste ciclabili, con auto a flussi separati. Anche se le semplici bikelane sono sempre raccomandabili.
Tra l’altro ci sono città che esistono da prima che questo fosse un argomento, dove le macchine e le biciclette hanno sempre condiviso la strada.
Quindi è l’atteggiamento che deve cambiare, insieme alla regolazione della velocità e a una migliore gestione degli spazi.
Come hai cominciato a spostarti in bici?
Io mi muovo in bicicletta da sempre; per me è un’attività naturale e quest’approccio nei confronti del mezzo nasce prima che diventasse un atto di gentilezza verso il pianeta.
Sono veneta, in particolare padovana e credo di averla nel sangue; uno dei miei primi ricordi è mia nonna materna che mi porta nel portapacchi con un cuscinetto, lungo le strade di campagna circondate da papaveri rossi. Allora la bici era usata anche per andare dalla periferia fino in città.
Anche il papà mi ha sempre portato a scuola in bicicletta finché alle medie non ho iniziato ad andarci da sola come la maggior parte dei miei compagni.
Io, come tanti altri, la considero un mezzo di trasporto comodissimo, economico, divertente.
A quest’opinione poi si è aggiunto l’obiettivo di salvare il pianeta terra.
Una cosa che mi ha sempre stupito è che le scuole (e i condomini) qui a Roma non abbiano le rastrelliere per le biciclette.
Io l’avevo chiesta tanti anni fa e dopo dieci anni sono arrivate però rimangono tristemente vuote.
In che modo sensibilizzare i giovani ai temi della mobilità sostenibile?
Bisognerebbe lavorare tantissimo sulla comunicazione.
In una città europea, attraverso delle pubblicità, si è pensato di rendere ridicolo il viaggio inutile di pochi chilometri in macchina, e di conseguenza l’automobilista stesso: questa tecnica aiuta a elevare la figura del ciclista, insieme al suo prezioso ruolo di mitigatore delle emissioni.
In pratica deve “fare figo”.
Oggi in Italia, e a Roma, si sta scalfendo lo stigma del “poveraccio”; prima si usava dire che la bici fosse il mezzo dei poveri e degli svantaggiati.
Per riabilitare l’immagine del ciclista, e proporla come modello, serve un grande team di psicologi, medici, coordinati ovviamente da professionisti esperti nella comunicazione.
Per anni gli attivisti hanno utilizzato la famosa Gara Tartaruga: consisteva nell’assegnare un compito, per esempio andare alle Poste, quindi giungere in un luogo prestabilito partendo da cinque chilometri di distanza; le persone incaricate raggiungevano il punto d’arrivo uno in automobile, uno in bicicletta, uno con mezzi pubblici e uno a piedi.
Di solito questa gara viene sempre vinta dalla bicicletta.
Adesso lo snobismo si sta manifestando al contrario, grazie ai ciclisti super attrezzati che considerano la bici uno sport, non un mezzo di trasporto.
Credo in ogni caso che l’aspetto sportivo sia molto utile a proporlo come mezzo appetibile.
Parlaci del calcolo delle emissioni evitate
Esiste un calcolatore facilmente accessibile dal sito dell’ISPRA. (Link in basso)
Questo tipo di operazione, chiamato calcolo di impronta, in genere utilizza diverse unità di misura e si può applicare per moltissime cose.
Tra i calcoli di impronta possibili, i più diffusi servono a calcolare la quantità di CO2 prodotta per esempio per spostarsi da un luogo a un altro.
L’ISPRA realizza l’inventario delle emissioni per rispondere a Convenzioni Internazionali delle Nazioni Unite e non solo, quindi abbiamo i dati ufficiali, in particolare sulle emissioni da trasporto. Questo rende il calcolatore estremamente attendibile.
Si potrebbe usare per dimostrare alle amministrazioni comunali che adottando una certa misura di mobilità sostenibile si risparmiano tot chili di CO2 in atmosfera.
Oppure le stesse amministrazioni potrebbero sfruttarlo per potenziare la comunicazione verso i cittadini, soprattutto perché, confrontandoci con i numeri, ci rendiamo conto della differenza concreta che ognuno di noi fa.
Link alla pubblicazione Ridurre le emissioni climalteranti. Indicazioni operative e buone pratiche per gli Enti Locali (ISPRA):
Link al Calcolatore emissioni evitate (ISPRA):
Link alla guida La sicurezza del ciclista urbano (ISPRA):
https://www.isprambiente.gov.it/files/mobility-manager/guida-ciclista-urbano-ok-alta.pdf