Continuano gli strike degli Houthi nel Mar Rosso
Non si può non parlare del conflitto "parallelo" rispetto a quello a Gaza: gli Houthi contro USA e UK. Uno scontro marittimo, avviato dal gruppo yemenita in nome della liberazione palestinese. Cruciali due elementi: l'Iran e l'ipotesi di un'escalation.
Nel Mar Rosso, continuano gli attacchi al trasporto marittimo da parte degli Houthi, il gruppo yemenita filo-palestinese.
Altrettanto aspra è stata la risposta degli Stati Uniti e del Regno Unito, con un ennesimo raid nella notte.
Nel frattempo, il commercio internazionale rallenta, mentre aumenta il timore di una pericolosa escalation.
L’attacco congiunto contro gli Houthi
Nonostante il piano di sicurezza elaborato da Roma, Parigi e Berlino, l’impatto degli attacchi degli Houthi sull’economia mondiale è stato fulmineo: sono aumentati i costi sul trasporto marittimo.
Il Ministro della Difesa e quello degli Esteri UK hanno mandato un messaggio chiaro, ovvero il bisogno di arrestare gli strike con la forza.
Uno degli attacchi più recenti è stato quello al cargo Ocean Jazz nel Golfo di Aden. Quest’ultimo è un key-point che si serve dello Stretto di Bab-el-Mandeb per collegarsi al Mar Rosso.
Da Novembre, gli strike ad opera degli Houthi si concentrano proprio in questo punto nevralgico, coinvolgendo anche il Canale di Suez.
L’instabilità, aumentata dall’ottava ondata missilistica (congiunta) di USA e UK, ha costretto molte compagnie a cambiare rotta, puntando verso il Capo di Buona Speranza.
Il manifesto degli Houthi e la posizione iraniana
Per capire chi sono gli Houthi basta leggere la scritta contenuta nel logo del gruppo: Dio è sommo, morte all’America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei, vittoria per l’Islam.
Appartenente al ramo sciita-zaydita, il gruppo dei “Partigiani di Dio” controlla il governo di Sanaa, capitale dello Yemen, dal 2014. contrasto con le forze jihadiste presenti sulla porzione di territorio adiacente.
In questo contesto, l’Iran gioca un ruolo chiave, attraverso il suo appoggio al gruppo yemenita con diversi strumenti: intelligence, addestramenti, radar.
Il motivo degli attacchi marittimi, iniziati a Novembre, è fornire supporto ai palestinesi nella guerra a Gaza.
Gli Houthi si collocano infatti contro Israele in maniera netta. E i brutti rapporti con gli USA non migliorano il quadro.
Il pericolo di un terzo fuoco
La geopolitica mondiale non può proprio permettersi l’ennesima escalation, perché tre grandi fuochi, neanche troppo lontani l’uno dall’altro, sono troppi.
Teheran e Washington hanno dichiarato di non volere in nessun caso uno scontro diretto.
Nel mentre, da Palazzo Chigi è giunta una nota di condanna nei confronti degli strike perpetrati dagli Houthi, rifacendosi alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU del 10 gennaio ed all’embargo di armi del 2016.
Il governo italiano inoltre sostiene le operazioni dei Paesi alleati, che hanno il diritto di difendere le proprie imbarcazioni, nell’interesse dei flussi commerciali globali e dell’assistenza umanitaria.
A chiusura della nota, si ribadisce l’ovvio: evitare a tutti i costi l’aumento dell’instabilità nel Mar Rosso, per il bene di tutti i fronti.