La moda italiana nella lista dei desideri dei Russi

Nonostante le difficoltà che ha dovuto affrontare l’industria del fashion del nostro Paese lo scorso anno verso il mercato russo a causa delle sanzioni, sembra che per il 2023 si apra uno spiraglio.
In particolare, ne potranno beneficiare le piccole e medie imprese, che fino ad oggi si sono scontrate con una concorrenza più agguerrita e con forti difficoltà di entrata sul mercato russo.
Per tracciare un parallelo tra i mercati di Pechino e Mosca, osserviamo che se la moda Made in Italy è il fil rouge che accomuna l’interesse di questi due mercati, oggi gli orientamenti presentano connotazioni diverse alla luce del contesto attuale. Infatti, il nostro fashion si posiziona oggi sui due mercati target con produzioni di fasce differenti e nel caso della Russia in controtendenza rispetto al passato: se le creazioni di lusso restano tra le preferenze dei cinesi, con l’entrata del pacchetto di sanzioni verso la Russia, che ha colpito i prodotti il cui prezzo all’ingrosso supera 300 euro, il mercato russo ha offerto opportunità di business alle piccole e medie aziende i cui listini sono ben lontani dai 300 euro ad articolo all’ingrosso.
Molti brand italiani hanno chiuso i negozi monomarca in Russia e ciò ha creato spazio per boutique multimarca che vendono marchi premium e contemporary, che nel passato incontravano più competitor e difficoltà per posizionarsi sul mercato. Nonostante tutto, infatti, la Russia continua a rappresentare un riferimento per la moda italiana e a soddisfare la voglia di acquistare del consumatore russo, che si è abituato al nostro gusto.
Il settore si aspetta che il tonfo delle vendite in Russia, scese a doppia cifra per alcuni comparti nei primi nove mesi del 2022 (-26% per i prodotti di moda e ben -82,6% per i gioielli) venga ribaltato grazie all’attenzione rivolta a marchi meno noti, ma ugualmente rappresentativi della qualità italiana.
Altro segnale da monitorare è la crescita di alcuni mercati dell’ex area sovietica (Azerbaijan, Uzbekistan e Kazakistan), i cui uomini d’affari e buyer frequentano più assiduamente le manifestazioni e le fiere di settore in Italia. Un esempio: Pitti Uomo, che ha segnalato nell’edizione appena conclusasi, una crescita dei compratori da queste repubbliche rispetto alla scorsa edizione (43 buyer contro i 4 del 2022).