Pinocchio (mal)visto dal Gatto e la Volpe, lo spin-off di Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri

Pinocchio, l’emblema del bugiardo
Chi non conosce la favola di Pinocchio? Il burattino di legno raccontato per la prima volta da Collodi allo scadere del 1800 è stato ripreso e rappresentato nel corso del tempo innumerevoli volte e in innumerevoli versioni. Ancora oggi queste cambiano e si ripresentano sotto nuove forme, senza mai tradire l’insegnamento che ha fatto del racconto di Collodi non una semplice favola ma un vero e proprio romanzo di formazione: le bugie hanno le gambe corte, e presto tardi vengono a galla. Eppure, Pinocchio, che nell’immaginario collettivo rappresenta il bugiardo per antonomasia, non è mai stato un gran menzognero. Tre sono le sue bugie e poche volte i suoi guai sono derivati da queste. A ricordarci di questo paradosso e di come in realtà il personaggio di Pinocchio sia molto più sincero di quanto non si dica, sono stati Ugo Gregoretti ed Andrea Camilleri nello spettacolo Pinocchio (mal)visto dal gatto e la volpe, rappresentato per la prima volta nel 2016 al Teatro Massimo di Palermo e ad oggi disponibile su RaiPlay.
Uno spettacolo tutto cantato e in rima baciata, con ospiti speciali (fra i quali il rapper Piotta) e adatto al pubblico di ogni età, che tra innocenti bugie e ingannevoli verità ripercorre le avventure del burattino di legno più famoso della letteratura, rompendo ancora una volta gli schemi di una narrazione sempre in mutamento, osservata, per una volta, dalla prospettiva di due autentici bugiardi, il gatto e la volpe, interpretati dagli stessi Camilleri e Gregoretti.
Lo spettacolo è interamente ambientato in un’aula di tribunale, dove il professor Ugo Gatto e il dottor Andrea Volpe intendono ripulire la propria immagine dal ritratto, al loro dire fuorviante, che Collodi ne avrebbe fatto. I due si presentano come icone positive, personaggi incompresi mossi addirittura da nobili scopi, che in quel campo miracoloso non intendevano derubare il povero Pinocchio ma impartirgli una lezione ed insegnargli la “buona educazione”.
L’errore nei loro riguardi, nel quale lo stesso Collodi sarebbe incappato, sarebbe sorto nel momento della restituzione del denaro. I cinque zecchini d’oro sarebbero infatti stati resi volentieri a Pinocchio, se solo il burattino non fosse sparito. Con il denaro tra le mani e nessuno a cui renderlo, i due avrebbero allora investito i soldi in opere di beneficenza: cento stuzzicadenti per cento anziani senza denti, una tinta per i capelli della Fata Turchina, duemila scarpe per un millepiedi. Nuove bugie o una mal incartata verità?
A deciderlo ed ascoltare la difesa dei due, un orango-presidente del tribunale e due avvocati, uno alla difesa, l’altro all’accusa. Di qui un susseguirsi di voci, musiche, storie e testimoni che rimandano alle vicende e ai personaggi collodiani, alcuni dei quali molto conosciuti, altri troppo spesso dimenticati. È il caso della serpe “fumigante”, protagonista di uno dei capitoli di Collodi, che spaventando a morte il burattino di legno morì per il suo stesso ridere; il dottor Corvo, la dottoressa Civetta e il dottor Grillo, i “luminari” che visitarono Pinocchio dopo la sua impiccagione, famosi per le loro stravaganti e infruttuose diagnosi; il cane Medoro e i suoi accordi segreti con le faine, il mastino Alicoro e il salvataggio del burattino dal pescatore verde, un viaggio fra le avventure di Pinocchio in uno scontro continuo tra difensori e oppositori, inganni e verità. Come sempre, sarà la Fata Turchina a salvare il burattino, inizialmente giudicato colpevole, obbligando con un incantesimo il gatto e la volpe ad essere sinceri: “la verità l’aveva scritta Collodi”, ammettono i due, che in realtà, fedeli alla loro natura truffaldina, speravano soltanto in un risarcimento.

Pinocchio, l’altro volto della sincerità
Ad un anno dalla scomparsa dei due grandi amici ed artisti, il ricordo di Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti non è ancora sfumato. Questo come molti altri lavori restano infatti messaggeri dello spirito critico ma giocoso che ha sempre contraddistinto i due intellettuali. Nel caso di Pinocchio (mal)visto dal gatto e la volpe il messaggio che ci resta è più che chiaro: seppur Pinocchio sia considerato il bugiardo per eccellenza, i veri truffatori ben si nascondono dietro a dei nasi che, per loro fortuna, non crescono. Le vere bugie non lasciano segni sul corpo di chi le dice, ma proprio per questo non mai avranno “la purezza, il candore e la semplicità delle piccole bugie di Pinocchio”.

Le riflessioni finali di Gregoretti e Camilleri sono eloquenti circa questa differenza, dal richiamo di Camilleri alla vicenda che vide un sottosegretario di Stato mentire pur di legittimare l’invasione di un altro paese (facciamo riferimento a Colin Powell e la sua famosa fialetta), fino al tenero gioco tra Ugo Gregoretti e suo figlio quando quest’ultimo provava a mentire e il padre gli dava manforte.
Per questo, forse, è proprio un gioco a chiudere lo spettacolo, una lode tessuta all’inganno innocente che ben si differenzia dalle menzogne di altro tipo. Se la bugia smaliziata dei bambini è infatti e perlopiù un gioco, un mezzo per immaginare qualcosa che non c’è, allora se ne può ridere e il colpevole è sempre innocente. Quando sono invece “avvocati, politici o giurati” (ma l’elenco è chiaramente più lungo) “sarebbe allora proprio il caso che a loro crescesse il naso” perché sono queste le bugie che promuovono lotte, permettono disuguaglianze, demoliscono una porzione di realtà. Una tematica che nella società odierna acquista sempre più importanza, come dimostra la quantità di fake news che dilagano quotidianamente e la facilità senza precedenti di condividere e di reiterare informazioni devianti.
Il gatto e la volpe, veri protagonisti di un racconto bugiardo, concludono la loro ammissione di colpa già pronti ad intentare una nuova causa. La loro natura non cambia, ma di questo non possiamo che rallegrarci. Ancora e ancora rappresenteranno infatti il volto nascosto del vero bugiardo e su di loro sempre agirà il monito collodiano: le bugie hanno le gambe corte, ma anche stavolta il gatto e la volpe non sono pronti a capirlo. Da questa loro incorreggibilità però nasceranno ancora molte storie, che come sempre vedranno i bugiardi venir smascherati e poter diventare umano, quando l’animo è nobile, anche un semplice pezzo di legno.
TITOLO: Pinocchio (mal)visto dal gatto e la volpe
TESTO: Andrea Camilleri, Ugo Gregoretti
REGIA: Collettivo Shorofsky
MUSICA: Lucio Gregoretti
CON: Andrea Camilleri, Ugo Gregoretti, Francesco Pittari, Italo Proferisce, Natasa Katai, Veronica di Salvo, Aurora Marchese, Piotta, Giuseppe Esposito, Alice Sunseri, Andrea Schifaudo