Iraq: l’ISIS massacra centinaia di membri appartenenti a una tribù sunnita
Iraq – I jihadisti dello Stato islamico hanno ucciso oltre 200 persone della tribù sunnita Albu Nimr nella provincia irachena di Al Anbar negli ultimi dieci giorni, come riferito da alcuni responsabili locali. L’ISIS prosegue la sua campagna di omicidi di massa lanciata la settimana scorsa in rappresaglia contro la resistenza opposta proprio da queste tribù. Oggi, controllano quasi l’85% della provincia.
Un colonello delle forze dell’ordine, Shaaban Al-Obaidi, ha riferito di oltre 200 morti, mentre il Presidente del consiglio provinciale di Al Anbar, Faleh Al-Essaoui, parla apertamente di 258 morti. Le vittime “tra le quali donne e bambini” sono “tutte della tribù di Albu Nimr” e sono stati uccisi “negli ultimi tre giorni” secondo lo stesso Eassoui. Uno dei capi della tribù afferma che 381 persone sono state uccise “tra il 28 ottobre e oggi”. L’ISIS, colpevole di stupri, rapimenti ed esecuzioni non ha rivendicato, almeno per ora, questa operazione.
Dubbi sul potere iracheno
Questa campagna tende a manifestare quanto i jihadisti hanno preservato la loro capacità di azione contro i bombardamenti aerei della coalizione militare controllata ed organizzata dagli Stati Uniti. Inoltre, evidenzia alcuni dubbi sul governo iracheno, di maggioranza sciita, e le tribù sunnite: lo sceicco Gahoud ha precisato che ha reclamato in diverse riprese al governo di consegnarli armi ma che i suoi appelli sono rimasti senza risposta concreta.
Gli Stati Uniti dovrebbero inviare consiglieri militari in questa provincia in cui le forze irachene sono in posizione difensiva, vedi isolate, di fronte ai jihadisti dell’ISIS, come dichiarato dal capo di stato maggiore americano, il generale Martin Dempsey. Per questa ragione, il governo iracheno deve essere necessariamente pronto ad armare le tribù sunnite che gli Stati Uniti sperano di arruolare nella lotta contro lo Stato islamico del Levante e della Siria.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
3 Novembre 2014