Fuga di notizie: il giornalista che ha assistito involontariamente al piano d’attacco agli Houthi

Quando lo scorso giovedì 13 marzo Jeffrey Goldberg, direttore del magazine statunitense The Atlantic, è stato aggiunto in un gruppo chat ultra-confidenziale tra alti funzionari statunitensi, pensava fosse uno scherzo. Di certo, tutto si sarebbe aspettato tranne che di assistere a uno scambio di messaggi sull’imminente attacco agli Houthi.
Il giornalista nella chat riservata
Nel suo articolo, pubblicato circa dieci giorni dopo l’accaduto, il giornalista, ci spiega come tutto sembrerebbe essere iniziato quando ha ricevuto una richiesta di connessione da un utente identificato come Michael Waltz su Signal, un’app di messaggistica online spesso consigliata come la migliore applicazione in termini di privacy e sicurezza. Il giornalista aveva già incontrato Waltz in passato, ma l’idea che il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Donald Trump lo stesse contattando in quel momento risultava inverosimile. Il direttore dell’Atlantic ha comunque deciso di accettare la richiesta e solo due giorni dopo è stato incluso in una chat di gruppo nominata “Houthi PC small group”. Tra i partecipanti il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance, il segretario di stato Marco Rubio e il segretario della difesa Pete Hegseth. Per giorni i membri della chat, ignari della sua presenza, si sono scambiati messaggi altamente confidenziali in cui si definivano i dettagli del piano d’attacco per i raid statunitensi contro gli Houthi: informazioni precise sui tempi degli attacchi, sulle armi che sarebbero state utilizzate e persino discussioni sul morale dei soldati.
“Il mondo ha scoperto poco prima delle 14 del 15 marzo che gli Stati Uniti stavano bombardando obiettivi Houthi in tutto lo Yemen. Io, invece, l’ho saputo due ore prima. Il motivo per cui l’ho saputo prima è che Pete Hegseth, il segretario alla Difesa, mi aveva inviato un SMS con il piano di guerra alle 11:44.”
Le preoccupazioni di Vance
Nella chat, non solo dettagli pratici, ma anche riflessioni teoriche sulla scelta del capo di stato. Non tutti i partecipanti sembrano infatti essere d’accordo con la sua decisione. A sollevare la questione è proprio JD Vance, vicepresidente degli Stati Uniti, che in un messaggio afferma: “Non sono sicuro che il presidente sia consapevole di quanto ciò sia incoerente con il suo messaggio sull’Europa in questo momento. C’è un ulteriore rischio che assistiamo a un picco moderato o grave nei prezzi del petrolio. Sono disposto a sostenere il consenso del team e a tenere queste preoccupazioni per me. Ma ci sono forti argomenti per ritardare questo di un mese, fare il lavoro di comunicazione sul perché questo è importante, vedere dove si trova l’economia, ecc.”
Hughes ammette il disguido, Trump si dice impreparato
La pubblicazione dell’articolo sull’Atlantic ha costretto Brian Hughes, portavoce del consiglio di Sicurezza nazionale, ad ammettere l’incredibile disguido. “Al momento, la catena di messaggi citata nell’articolo sembra autentica”, ha ammesso Hughes. “Stiamo indagando su come un numero estraneo sia stato aggiunto per errore.”
Interrogato dai giornalisti, il presidente Trump si è invece dichiarato impreparato sull’argomento: “Me ne parlate per la prima volta voi”, ha detto ai giornalisti.
Fuga di notizie: rischi per la sicurezza nazionale e polemiche in corso.
Secondo gli esperti, la fuga di notizie potrebbe avere conseguenze di vasta portata sulla sicurezza nazionale, sulla segretezza operativa e sull’integrità della pianificazione militare. Non un banale errore quindi, ma il segnale di quanto facilmente informazioni sensibili possano essere diffuse. Lo stesso Goldberg non esclude guai giudiziari per i promotori della chat. A livello generale, l’intera vicenda ha prevedibilmente scatenato accese polemiche e rimane ancora da chiedersi come sia stato possibile una simile fuga di notizie.