L’equivoco di fondo sul ReArm EU: una mini-NATO inutile che non è l’esercito europeo

Nel dibattito pubblico a cui stiamo assistendo in questi giorni che ruota attorno alla questione del riarmo europeo proposto dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, c’è un equivoco di fondo, fondamentale e dirimente, su cosa si intende per riarmo europeo. Un equivoco in cui sembra essere caduta l’intera classe dirigente e intellettuale sia italiana che europea.
Il piano di riarmo annunciato dalla Presidente comporta una spesa complessiva in varie tranches di 800 miliardi di euro che ha lo scopo di andare a rafforzare i singoli stati dell’Unione Europea coordinandoli con le spese militari di altri paesi europei che non ne fanno parte, su tutti la Gran Bretagna e la Norvegia, i quali però sono membri della NATO.
L’equivoco di fondo di questo piano è che esso è stato è stato equivocato dai maggiori organi di stampa e da importanti figure politiche e intellettuali europeiste come Michele Serra in quanto embrione del futuro esercito europeo invocato e atteso da decenni che possa portare l’intera Unione Europea ad una indipendenza difensiva e strategica rispetto agli Stati Uniti (e quindi dalla NATO) e alla Russia. Il problema di questo piano è che un conto è un riarmo dei singoli stati coordinati con paesi esterni alla UE che vede riunirsi i leader a Londra (tanto valeva farlo a Washington), che di fatto rafforza la NATO e continua ad impedire lo sviluppo di una politica estera comune europea e proprio per questi motivi da rigettare, come sta avvenendo nella maggior parte della pubblica opinione. Un altro conto è un esercito europeo per soli paesi aderenti alla Unione Europea che si distacchi dalla NATO fino a prenderne il posto e che sia in funzione solamente difensiva e non offensiva, con la capacità di garantire una indipendenza strategica e di politica estera comune. La piazza di Michele Serra dello scorso 15 marzo, oltre ad essere composta da un pubblico con posizioni nettamente diverse sulla guerra (dai pacifisti contrari come Fratoianni e l’ala pacifista del PD di Elly Schlein fino ai favorevoli al riarmo come Calenda e l’ala conservatrice del PD contraria alla leader), ha confuso questi due piani che non sono affatto la stessa cosa, anzi sono profondamente antitetici e in questa confusione ha fornito un alibi gigantesco ai soggetti europei e italiani a favore della prosecuzione della guerra, oltreché alle elites della NATO che ostacolano da decenni l’esercito europeo. Un errore molto grave da parte di una persona intelligente come Serra.
I motivi per cui nei vari decenni l’esercito europeo non è stato mai realizzato sono molteplici ma quella più importante è l’opposizione degli Stati Uniti, i quali dal loro punto di vista, legittimo e di grande potenza, vedono questo progetto come una perdita di primato imperiale in Europa che si sono guadagnati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La NATO, creata come organismo difensivo all’inizio della Guerra Fredda per scoraggiare l’Unione Sovietica da iniziative imperialistiche, con la caduta dell’URSS si è trasformata in uno strumento offensivo che ha inanellato varie guerre di invasione iniziando dalla Serbia nel 1999, poi l’Afghanistan nel 2001, l’Iraq nel 2003, la Libia nel 2011 e l’intervento indiretto in Siria a cavallo tra il 2013 e il 2014. Oltre a queste guerre la NATO ha inglobato la maggior parte dei paesi che una volta facevano parte del Patto di Varsavia, paesi che ovviamente avevano tutto il diritto ad aderirvi ma avvicinandosi sempre di più ai confini della Russia. Pur condannando fermamente l’invasione russa dell’Ucraina, essa è stata una conseguenza, chiaramente esecrabile e criminale, del confronto tra NATO (emanazione degli USA) e Russia, con l’espansione della NATO che ha visto rafforzarsi nelle menti della classe dirigente russa l’ossessione persecutoria nei suoi confronti che alberga nella loro visione geopolitica fin dall’invasione nazista della Seconda Guerra Mondiale e che portò l’Unione Sovietica al più alto tributo di morti tra i paesi belligeranti: 26 milioni di morti sovietici di cui 13 esclusivamente russi.
Romano Prodi ha ragione quando afferma che se l’esercito europeo fosse stato costruito da tempo nell’ottica della formazione degli Stati Uniti d’Europa probabilmente questa guerra non ci sarebbe mai stata, ma si commette un errore pensando che il piano di riarmo della Von der Leyen sia il piano giusto per iniziare questo progetto. Un esercito europeo non esisterà mai finchè esisterà la NATO, la quale, per la realizzazione di questo progetto, dovrebbe essere sciolta, in modo da slegare i paesi europei dalla dipendenza verso la tutela statunitense. La Gran Bretagna, uscita dall’Unione Europea con la Brexit ha scelto, legittimamente di distaccarsi da questo progetto per intensificare i rapporti con gli Stati Uniti e quindi non può essere inclusa in un esercito europeo, le cui riunioni non possono essere fatte perciò a Londra poiché un esercito europeo deve fare da contraltare sia al binomio USA-Gran Bretagna sia alla Russia. Contraltare che non deve essere offensivo, ma deve rendere conveniente a questi due attori l’instaurazione di rapporti commerciali e diplomatici paritetici e rispettosi nel quadro di una convivenza pacifica e nel rispetto del diritto internazionale.
Quindi, un conto è riarmare i singoli stati della UE e della NATO a vantaggio delle industrie belliche statunitensi e quindi vincolato anche da queste lobby e un conto è creare un esercito europeo per soli paesi aderenti alla Unione Europea che abbia una gestione centralizzata degli equipaggiamenti, prodotti solo da aziende europee e svincolati da lobby esterne.
Rimane comunque da precisare che un eventuale disimpegno volontario degli Stati Uniti dall’Europa, come ventilato più volte dal presidente Donald Trump, è assolutamente irrealistico. Per un motivo molto semplice: gli Stati Uniti detengono all’interno delle basi NATO in Europa ben 50 testate nucleari (35 testate nelle basi in Italia e 15 nelle basi in Germania). Ne consegue che un eventuale disimpegno presupporrebbe il ritiro di queste testate e la rinuncia a basi militari strategiche importantissime per gli interessi imperiali e geostrategici degli Stati Uniti. Donald Trump agita questo spettro con il solo scopo di impaurire gli europei minacciando di lasciarli da soli di fronte alla Russia in modo da convincerli a contribuire con più denaro al riarmo della “sua” NATO scaricando i costi su di loro, che è esattamente quello proposto dalla Von der Leyen, e mascherato da quest’ultima come riarmo europeo che non ha nulla di europeo.
Per queste ragioni, occorre quindi essere nettamente contrari al piano di riarmo che è in atto poiché così come è strutturato, semplicemente non è nell’interesse di noi europei. Non si tratta di una questione etica o morale come la vedono alcuni settori dell’estrema sinistra radicale (Potere al Popolo su tutti) che peccano di un irrealismo e di un infantilismo politico e utopico ma si tratta di una questione pragmatica di metodo, ovvero di come si costruisce un futuro Stato europeo, con un esercito come tutti gli altri stati del mondo. Si tratta anche di avere un orizzonte di politica estera e difesa comune che con questo piano di Ursula Von der Leyen è semplicemente irrealizzabile e controproducente.