Israele torna a bombardare Gaza: fine della tregua

Stanotte Israele ha attaccato la Striscia di Gaza con raid aerei, ponendo fine alla tregua iniziata il 19 gennaio. Questa prevedeva il cruciale scambio fra ostaggi israeliani e detenuti palestinesi, in preparazione di una seconda fase, che però non è arrivata.
L’offensiva è scattata dopo che le Forze di difesa israeliane (Idf) avrebbero individuato dei “movimenti insoliti a Gaza”. Channel 12 ha riferito che Hamas si starebbe preparando e riarmando per attaccare i kibbutz e le truppe dell’Idf.
Gli attacchi di Israele su Gaza: almeno 330 morti
L’Ufficio di Netanyahu ha affermato che Hamas avrebbe ripetutamente rifiutato di liberare gli ostaggi israeliani e respinto le proposte dell’inviato americano Steve Witkoff. Ciò avrebbe spinto il governo israeliano ad attaccare, provocando almeno 330 morti (secondo i dati del Ministero della salute di Gaza), tra cui anche molti bambini. Tra le mete principali vi sono Khan Younis, Deir al-Balah, Gaza City e Rafah.
Secondo Izzat al-Rishq, alto funzionario di Hamas, Netanyahu ha appena deciso di sacrificare i suoi ostaggi, usando gli attacchi all’enclave come una “scialuppa di salvataggio”: starebbe sfruttando la politica estera e bellica per distrarre il popolo dalle crisi interne dello Stato ebraico.
Katz, “le porte dell’inferno si apriranno a Gaza”
Il Ministro della difesa israeliano, Israel Katz, ha dichiarato: “Non smetteremo di combattere finché tutti gli ostaggi (ad oggi 59) non saranno tornati a casa e tutti gli obiettivi di guerra non saranno stati raggiunti”. E con “obiettivi di guerra” si intende la distruzione di Hamas come forza militare e politica a Gaza.
Addirittura ha aggiunto che “le porte dell’inferno si apriranno a Gaza” e che “Hamas verrà colpita con una forza mai vista prima”.
Le minacce Usa e la questione degli Houthi
Da Donald Trump sono arrivate dichiarazioni “belligeranti”, riporta l’Iran. Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, ha infatti riferito che: “Hamas, gli Houthi, l’Iran e tutti quelli che stanno cercando di terrorizzare Israele e gli Stati Uniti pagheranno un prezzo”.
Amir Saeid Iravani, ambasciatore iraniano, ha risposto con una lettera al Consiglio di sicurezza dell’Onu, dicendo che Trump starebbe “cercando disperatamente di giustificare gli attacchi degli Usa nello Yemen”.

Una minaccia aperta a Teheran, che verrà considerata direttamente responsabile di eventuali futuri attacchi dei ribelli sciiti Houthi contro gli Usa.
Gaza è tornata a essere una polveriera e gli sforzi che avevano portato alla tregua del 19 gennaio si sono dimostrati nuovamente vani. La dura linea di Trump e tutti gli altri elementi collaterali della guerra non migliorano il quadro.