La competizione geopolitica sta surriscaldando l’Antartide
A fine dicembre, il Presidente cileno Gabriel Boric è diventato il primo leader sudamericano a visitare il Polo Sud. Boric è volato a bordo di un C-130 da Punta Arenas, la sua regione natale situata nella parte più meridionale del Cile, alla Union Glacier Station (amministrata dal congiuntamente dal Chilean Antartic Institute e le tre forze armate del Cile), in Antartide. Ha poi trascorso diverse ore a visitare la stazione statunitense del Polo Sud Amudsen-Scott, per poi tornare a casa.
Boric ha portato con lui i suoi ministri dell’Ambiente e della Difesa, come per evidenziare le preoccupazioni in campo strategico che stanno venendo alla luce nel continente Polare. Per quanto riguarda l’ambiente, il cambiamento climatico sta alterando drasticamente i modelli meteorologici e gli ecosistemi nei dintorni dell’Antartide, mettendo a rischio la pesca e la conservazione della fauna selvatica e rimodellando la terra sulla quale il Cile rivendica la sovranità. I cambiamenti che nascono dallo scioglimento dei ghiacci antartici influenzano direttamente le comunità costiere e le risorse marine del Cile. Inoltre, la grande maggioranza dei turisti e ricercatori che si recano in Antartide passano dal Sudamerica, contribuendo al potenziale impatto economico su di un clima in continua evoluzione
La forza politica del viaggio
Ma, volare su di un aereo militare e portare con sé il proprio ministro della Difesa mostra la forza politica di questo viaggio, che Boric ha definito “la conferma della rivendicazione [del Cile] di sovranità” su parte dell’Antartide. Il Cile è uno tra sette Paesi (Belgio, Cile, Francia, Giappone, Norvegia, Nuova Zelanda,
Polonia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica e Russia) a fare tali rivendicazioni. Sebbene nessuno di essi sia riconosciuto dalla comunità internazionale, la vicinanza geografica del Cile al continente ha di fatto aumentato l’importanza delle sue istanze per la leadership, dando anche origine a preoccupazioni per la sicurezza rispetto ad altri Paesi con le stesse pretese come, per esempio, Norvegia o Regno Unito.
Alcune delle motivazioni del viaggio di Boric hanno a che fare con le controversie interne,
proprie dell’America Latina. Il Cile e l’Argentina sono stati a lungo rivali nelle rivendicazioni geopolitiche in Antartide, avendo entrambi i Paesi pretese su territori sovrapposti posti sulla parte più accessibile della penisola antartica, la più accessibile dal continente, dove si trovano numerose basi di ricerca scientifica.
Lo scorso anno, il Presidente argentino Javier Milei ha invitato l’allora comandante del Comando meridionale dell’esercito americano, il generale Laura Richardson, a Ushuaia, all’estremo Sud dell’Argentina, per esortare l’impegno degli Stati Uniti sulle questioni geopolitiche nella regione.
L’Antartide
Ma quella disputa di vicinato tra Cile e Argentina è stata relativamente pacifica per decenni e non è stata sicuramente il motivo principale alla base del viaggio di Boric. Il Presidente è in realtà preoccupato per la nuova concorrenza che sta nascendo tra le grandi Potenze per quel Continente. Il Trattato Antartico, firmato nel 1959, ha fermato per decenni la potenziale influenza della Guerra Fredda nel voler militarizzare e competere su quella parte di mondo.
Nel periodo successivo alla caduta del muro di Berlino, diverse potenze mondiali hanno gradualmente eroso i margini del trattato, alla ricerca del miglior punto di appoggio nella regione. Sebbene non siano state stabilite basi militari in Antartide, gli avamposti di ricerca scientifica creati da numerosi Stati sono veri indicatori della loro presenza de facto sul Continente. La possibilità di accedere all’Antartide per missioni di ricerca o di salvataggio può anche essere vista come un segnale del potenziale uso militare che le potenze mondiali potrebbero farne in una situazione di conflitto. L’Antartide non è l’hotspot geopolitico che è diventato il Circolo Polare Artico, ma è sempre una fonte di grande attrazione per molti Stati, tra i quali spiccano in modo significa Russia, Stati Uniti e Cina.
La Cina
Oltre a una rete di stazioni di ricerca sempre in crescita, la Cina gestisce la più grande flotta di pescherecci presente nelle acque antartiche, con grandi navi officina in grado di elaborare il pescato direttamente in mare. La Cina ha aumentato con costanza la sua capacità di pesca e le infrastrutture che ruotano intorno ad essa, compresa la costruzione di nuove navi specializzate nella pesca del krill, alimento fondamentale nella piramide alimentare di balene, foche, pinguini e altre forme di vita marina.
A differenza di molte nazioni che pescano stagionalmente nella regione, la Cina mantiene i suoi pescherecci operativi tutto l’anno. Su scala ridotta, ma con la stessa modalità che nel Mar Cinese Meridionale, la Cina utilizza la sua flotta per mantenere una presenza continua nelle acque antartiche a garanzia del suo coinvolgimento in qualsiasi potenziale discussione si possa intraprendere sull’Antartico, a livello mondiale. L’impatto sugli ecosistemi, già sottoposti a molteplici stress dovuti al cambiamento climatico, di questa pesca industriale senza limiti è sempre più evidente.
La Russia
Sebbene l’esplorazione e l’estrazione di petrolio e gas siano state vietate in Antartide con un trattato, la Russia sembra interessata a proseguire l’attività prospettiva in modo da essere pronta a trarne beneficio qualora le regole e le norme internazionali riguardanti il Continente dovessero iniziare ad indebolirsi.
La Russia è attiva in Antartide dagli anni ’50 e le preoccupazioni che la rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica, nata durante la Guerra Fredda, potesse estendersi al Continente è uno dei motivi che hanno portato alla nascita del Trattato Antartico. Nonostante il divieto di sfruttamento minerario dettato dal trattato, la Russia conduce attualmente indagini geologiche, nascoste sotto le vesti della ricerca scientifica, per mappare i depositi minerari e valutarne l’importanza. Mosca ha anche messo in discussione il divieto di estrazione mineraria, teoricamente in vigore fino al 2048.
USA
La presenza degli Stati Uniti in Antartide è apparentemente più focalizzata sulla ricerca, ma la sua rete di stazioni di ricerca e il numero di scienziati coinvolti può anche qui essere vista nella sua generica dinamica del porsi come potenza mondiale. In un mondo dove Washington vede l’influenza cinese e russa come un pericolo presente in ogni campo, gli Stati Uniti hanno attestato la loro partecipazione costante in operazioni di ricerca scientifica – così come un esercito pronto a raggiungere le stazioni di ricerca in caso di necessità – per contrastare la spinta cinese e russa.
Trattato antartico
Le flotte di pescherecci cinesi e l’interesse per la prospezione da parte della Russia stanno forzando molto i confini dell’attività definita “accettabile” da parte del Trattato Antartico. Nonostante gli Stati Uniti reagiscano per ora in modo contenuto, hanno comunque evidenziato che la competizione tra le grandi potenze è, de facto, cominciata. In questo contesto, Stati come il Cile si trovano in una posizione sempre più complessa nel cercare di mantenere salde le loro storiche rivendicazioni territoriali in Antartide e,
contemporaneamente, lavorare per preservare un contesto internazionale che è riuscito a mantenere il Continente in pace, smilitarizzato e protetto per oltre 60 anni.
Boric ha ragione nel voler sostenere la ragionevole ed egoistica ambiguità del Cile, volta a promuovere le proprie rivendicazioni mentre resiste alle pressioni dei Paesi dell’emisfero settentrionale, più forti di lui, che corrono nella stessa competizione per l’influenza sul Continente posto nella parte più meridionale del mondo. Dopo le elezioni che si terranno quest’anno, il prossimo Presidente del Cile lotterà allo stesso modo per contrastare l’ingerenza delle grandi potenze.
Tuttavia, la portata limitata del viaggio di Boric mostra anche che la posizione del Cile non è supportata da un grande potere militare né da una grande forza economica, soprattutto rispetto a quelle potenze che possono spendere di più e superare i piccoli rivali del Sud del Mondo. E questo lo rende molto vulnerabile. Il peso della sua capacità diplomatica sulla questione è frutto della sua posizione geografica, ma forse non basterà a mantenere il punto su una questione sempre più calda.