Intervista a S.E. l’Ambasciatore di Romania in Italia: Gabriela Dancau
Come si trova a Roma?
Mi trovo benissimo. Grazie alla disponibilità delle autorità, all’apertura degli amici italiani e alla numerosa presenza di connazionali, mi sento a casa. Poi, non posso fare a meno di lasciarmi ammaliare dalle ricchezze che l’Italia offre: la sua arte, la sua storia, i suoi musei e il suo patrimonio enogastronomico.
Quando il tempo me lo permette, mi piace immergermi nella cultura italiana per apprezzarne appieno la ricchezza e non solo.
Da cosa nasce la scelta di questo settore della diplomazia? Quali conoscenze e formazione comporta una carriera di questo genere?
Da una forte motivazione che ritengo sia qualcosa che nasca dentro di noi… Nel mio caso, ho sempre desiderato servire il mio Paese e rappresentarlo all’estero, aprirmi al mondo, percorrere le strade che portano alla scoperta degli altri e trovarmi continuamente in una dinamica di dialogo.È un’esperienza edificante sentire di partecipare, con modestia, allo sforzo collettivo per una responsabilità condivisa da tutto il mondo.
In realtà, la seconda domanda è inseparabile dalla prima: come si diventa diplomatici? Questa domanda apre una serie di obiettivi: saper negoziare, essere proattivi invece che reattivi, saper suscitare l’interesse del proprio team, persuadere, trovare un adeguato modo di esprimersi, soprattutto in caso di disaccordo.
Generalmente, la diplomazia non è soltanto una professione speciale, che richiede una formazione continua e rigorosa, una disciplina ferrea del lavoro, ma è anche un’arte, unita al dono della comunicazione, al fiuto, alla pazienza e a una vera e propria devozione per la propria patria. Ritengo che la preparazione debba iniziare fin dall’adolescenza, attraverso un percorso di studi solido, che includa una certa capacità creativa e innovativa, in grado di plasmare il profilo professionale che si sceglierà in seguito.
Cosa significa essere donna in questo campo? È ancora un settore a prevalenza maschile?
A mio giudizio, uomini e donne non sono fondamentalmente diversi nel modo di pensare o di svolgere la propria professione, ma ho notato che le donne sono spesso più pragmatiche e più concentrate sulla ricerca di soluzioni pratiche piuttosto che sull’elaborazione di grandi teorie. Nella pratica, ciò significa che le donne sono più propense a raggiungere determinati obiettivi con progressi ben visibili e a sciogliere i nodi di alcune situazioni di stallo.
L’ambasciatore ha il compito di decifrare, comprendere e diffondere messaggi rilevanti. Rappresenta il suo Paese in numerose occasioni. Essere donna comporta anche alcuni vantaggi: essendo molto meno numerose in questa veste, veniamo identificate con maggiore facilità!
È difficile per una donna affermarsi in diplomazia? Perché abbiamo bisogno di più voci femminili in diplomazia e come questo potrebbe aiutare le nostre società?
Nella diplomazia non è possibile affermarsi come in altri settori. Un diplomatico di carriera mostra le proprie qualità nel corso del tempo e scopre le proprie qualità con il passare degli anni. Col tempo, il proprio nome inizia a essere pronunciato con rispetto in vari ambienti, il proprio lavoro consente di farsi conoscere e, con buoni risultati, di affermarsi.
Ben venga la presenza di più donne in questo ambito, perché, dal mio punto di vista, propongo una visione diversa delle cose e la diversità, anche in questo campo, porta progresso.
Quali sono le sfide specifiche di questa professione? Come si svolge una normale giornata di lavoro?
La sfida principale è comprendere il mondo così come si presenta oggigiorno, un mondo infinitamente diviso che ci trasmette un’immagine frattale. Le zone d’ombra sono molteplici: l’ascesa del populismo, i cambiamenti nell’esercizio del potere, il nuovo gioco dei poteri, gli sviluppi dei conflitti… Più sono visibili, più le linee di tensione diventano potenti. In questo contesto, con una guerra ai confini dell’Europa e, implicitamente, della Romania, dobbiamo continuare a svilupparci e, soprattutto, ad adattare il nostro know-how per diventare un Paese a cui gli altri possano guardare con ammirazione.
Penso che la mia giornata lavorativa sia molto simile a quella di altri colleghi che lavorano nel settore degli affari bilaterali, per cui posso provare a elencare le attività generali che tutti i capi missione svolgono.
Oggigiorno, il confine tra lavoro e vita privata è diventato sfumato a causa dei moderni mezzi di comunicazione che permettono di accedere a informazioni e corrispondenza, anche protetta, ovunque ci si trovi. Chi non dispone di un account di posta elettronica sul proprio telefono cellulare o di link per leggere la stampa, ecc.? All’arrivo in ufficio aggiornerò le informazioni con ciò che mi è giunto durante la notte.
In seguito, elaboro e smisto la corrispondenza in arrivo tramite posta elettronica o posta tradizionale. Esamino, inoltre, le disposizioni di lavoro ricevute dalla sede centrale del mio ministero.
In realtà, in tutto questo tempo, ho sempre un occhio puntato verso lo schermo del telefono o del computer per seguire la corrispondenza urgente. Oggigiorno la nostra vita è organizzata sempre più secondo il ritmo del presente.
Di solito, mi incontro con i miei collaboratori dell’ambasciata per discutere le priorità e suddividere alcuni compiti. Seguono le riunioni di lavoro, le visite fuori sede o gli incontri in ufficio con i vari interlocutori istituzionali.
Non mancano le tavole rotonde di lavoro con gli omologhi accreditati a Roma o con i rappresentanti delle istituzioni italiane. La sera partecipo a vari eventi di rappresentanza o a cene di lavoro. Oltre a queste attività, è difficile aggiungere altro.
In qualità di ambasciatore, la mia vita “normale” è costellata da questi elementi, ma nel momento in cui si presenta un caso particolare riguardante la comunità romena in Italia, tutto viene stravolto. L’emergenza richiede una mobilitazione costante.
Immagino che Lei viaggi molto. Quanto è impegnativa una carriera del genere? Quali sono i compromessi – nel caso – da affrontare?
Una volta iniziato il mio mandato in Italia, questo favoloso Paese sarebbe diventato il mio ambiente, avrei dovuto assimilare la sua cultura, il suo spirito e imparare le sue regole, sia visibili che invisibili, attraverso l’intuizione e l’osservazione.
Inoltre, essendo una persona dinamica, la mia agenda è molto fitta. Dagli incontri con i rappresentanti del governo italiano per discutere di questioni legate allo sviluppo della cooperazione bilaterale, alle visite sul territorio, alla partecipazione a vari eventi e a molte altre attività.
In quanto donna che intraprende una carriera di questo tipo, si paga un prezzo per la propria realizzazione professionale, sacrificando parti della propria vita personale. Sono mio marito e mio figlio quelli che hanno risentito di più dei vincoli del mio lavoro, e per me è sempre una sfida raggiungere un equilibrio tra la vita privata e quella lavorativa.
Signora Ambasciatore, da due anni Lei è a capo della missione diplomatica della Romania in Italia, uno dei primi Paesi occidentali con cui la Romania ha elevato le relazioni bilaterali al livello di Partenariato Strategico sin dal 1997. Come definirebbe l’attuale dinamica delle relazioni italo-romene?
L’Italia è il secondo partner commerciale della Romania, con scambi economici che hanno raggiunto il livello record di oltre 20 miliardi di euro, e i legami spirituali e culturali tra i due popoli sono sempre stati speciali, basati sulla comune eredità latina. Attualmente, l’Italia ospita la più grande comunità romena al di fuori dei confini nazionali e i quasi 1,2 milioni di romeni presenti nella Penisola conferiscono una dimensione speciale alle nostre relazioni bilaterali, creando veri e propri ponti tra i due Paesi.
Credo sia naturale sfruttare appieno le opportunità offerte da questo quadro per far progredire e intensificare la cooperazione su più livelli, incluso il potenziamento del dialogo politico bilaterale ad alto livello.
Cosa ha significato l’anno 2024 per le relazioni italo-romene? Ci sono stati momenti salienti a livello bilaterale, tra cui la visita del Presidente della Repubblica Italiana a Bucarest e il vertice intergovernativo Italia-Romania.
Il vertice intergovernativo Italia-Romania, organizzato a Roma, e la visita del Presidente della Repubblica Italiana a Bucarest sono, senza ombra di dubbio, i momenti più significativi delle relazioni bilaterali dall’inizio del mio mandato di ambasciatore.
Entrambi questi momenti, concentrati nella prima metà di quest’anno, sono il risultato dello straordinario impegno della missione diplomatica che presiedo, insieme alle autorità italiane, e riflettono, a mio avviso, il peso della Romania come partner strategico dell’UE e della NATO nella nostra regione, le qualità della Romania come interlocutore affidabile per l’Italia e le prospettive di ulteriore sviluppo delle relazioni economiche reciprocamente vantaggiose, che hanno già raggiunto un eccellente livello.
La visita della delegazione del Governo romeno a Roma, seguita da un importante Forum economico, e il successivo incontro a Bucarest tra il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e il Presidente della Romania Klaus Iohannis hanno confermato che entrambi i Paesi condividono l’obiettivo di un’Unione Europea forte e rilevante a livello internazionale, nonché di un’Unione in grado di rispondere alle aspettative dei suoi cittadini.
La cooperazione tra la Romania e l’Italia, in particolare nel campo della politica estera e della sicurezza, mira nel prossimo periodo a sfruttare congiuntamente le competenze della Romania e la sua vicinanza ai nuovi Paesi candidati all’adesione, la Repubblica di Moldova e l’Ucraina, nonché le prospettive di crescita economica della nostra regione, superiori alla media europea.
Qual è lo stato attuale delle relazioni economiche della Romania con l’Italia? Quali sono gli ultimi dati disponibili?
Come già detto, le eccellenti relazioni tra la Romania e l’Italia si riflettono anche nei risultati della cooperazione economica bilaterale. L’Italia è il secondo partner commerciale della Romania. L’anno scorso, il commercio bilaterale ha superato i 20 miliardi di euro, raggiungendo un livello record nella storia delle relazioni italo-romene. Negli ultimi 5 anni, infatti, si è registrato un aumento del 30% del commercio italo-romeno, nonostante i problemi causati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina.
L’Italia è, inoltre, il secondo mercato di destinazione delle esportazioni romene, che hanno raggiunto i 9,5 miliardi di euro nel 2023. Circa due terzi delle nostre esportazioni in Italia riguardano prodotti ad alto valore aggiunto, in particolare apparecchiature elettriche, automotive, componenti industriali, calzaturiero e tessile.
Nonostante continuiamo a registrare un deficit commerciale con l’Italia di 1 miliardo di euro nel 2023, il nostro commercio con il Paese transalpino presenta la bilancia commerciale più equilibrata nel gruppo dei 15 principali partner commerciali con cui abbiamo un deficit.
D’altra parte, l’Italia è il sesto investitore straniero in Romania, con una partecipazione di 2,42 miliardi di euro nel capitale sociale. Il fatto che più di 19.000 aziende a capitale italiano siano attive sul mercato romeno è indicativo dell’apprezzamento da parte dell’ambiente imprenditoriale italiano del contesto degli investimenti e dei vantaggi competitivi offerti dalla Romania. La presenza di aziende italiane in Romania ha contribuito in modo significativo allo sviluppo economico del Paese, sia attraverso il loro coinvolgimento in grandi progetti infrastrutturali, sia nella metallurgia, nella produzione di componenti e accessori per auto, nell’industria tessile, nella cantieristica navale, nell’edilizia energetica, nel settore bancario o nell’agricoltura.
Infine, ma non meno importante, sono lieta di constatare la crescita delle iniziative imprenditoriali dei romeni residenti in Italia: oggi in Italia abbiamo più di 32.000 società di capitali aventi come titolari cittadini romeni e circa 57.000 imprese individuali. Credo che questa tendenza continuerà con l’aumento dell’interesse degli imprenditori romeni per l’espansione internazionale.
Sono convinto che le relazioni economiche bilaterali si rafforzeranno nei prossimi anni e che le imprese romene e italiane individueranno nuove opportunità di collaborazione, come confermato dall’elevato interesse per gli eventi di promozione economica organizzati dall’Ambasciata. All’evento più importante dell’anno, il Business Forum Italia-Romania organizzato dal Ministero degli Affari Esteri italiano e dalla nostra ambasciata alla Farnesina nel mese di febbraio, hanno partecipato oltre 300 rappresentanti di importanti aziende italiane interessate a collaborare con la Romania, nonché aziende romene che desiderano sviluppare progetti comuni con partner italiani.
Quali sono stati i più importanti progetti di diplomazia pubblica dell’Ambasciata di Romania in Italia nell’ultimo periodo? Ci parli della cooperazione culturale tra i due Paesi.
Sin dall’inizio del mio mandato come ambasciatrice della Romania in Italia, ho voluto porre l’accento sulla cooperazione culturale tra i due Paesi, convinta che il modo migliore e più accessibile per conoscere appieno un popolo sia la sua cultura, che si parli di archeologia, letteratura, cinema o musica.
Sono particolarmente fiera del fatto che, grazie allo sforzo congiunto di istituzioni romene e italiane, siamo riusciti a portare a Roma la più grande e preziosa mostra romena organizzata fuori dai confini della Romania negli ultimi decenni, “Dacia. L’ultima frontiera della Romanità”. Aperta al pubblico dal novembre 2023 all’aprile 2024, la mostra ha segnato il culmine degli scambi culturali bilaterali. Gli oltre 1.000 reperti, provenienti da 47 musei in Romania, nella Repubblica di Moldova e in Italia, hanno attirato più di 55.000 visitatori, ottenendo numerosi e positivi riscontri da parte del pubblico italiano.
A margine della mostra abbiamo organizzato un viaggio culturale nella capitale italiana, che ha incluso mostre d’arte contemporanea di artisti romeni, tra cui il grande artista CamilianDemetrescu, una sfilata di moda della talentuosa stilista Daniela Otea, conferenze accademiche e lezioni di storia interattive per bambini.
Con l’organizzazione di questi eventi, abbiamo praticamente inserito la Romania nella mappa dei siti turistici più visitati di Roma, al pari del complesso museale delle Terme di Diocleziano, del Colosseo, di Palazzo Massimo e della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.
Come si può constatare, abbiamo avuto un inizio d’anno molto intenso, che è proseguito con l’inaugurazione del Padiglione della Romania alla Biennale d’Arte di Venezia nel mese di aprile. In occasione della Giornata dell’IE, abbiamo organizzato una mostra di costumi tradizionali e ceramiche provenienti dalle collezioni del Museo Nazionale del Villaggio “Dimitrie Gusti” di Bucarest e del Museo delle Civiltà di Roma.
Un altro progetto a cui io e i miei colleghi dell’Ambasciata di Romania teniamo molto e che è già diventato una tradizione a Roma sono le Giornate del Cinema Romeno, una rassegna annuale di film romeni recenti proiettati alla Casa del Cinema, luogo emblematico del cinema a Roma, nonché una serie di incontri con attori, registi e sceneggiatori romeni.
Tra i progetti preferiti più recenti rientra “Storie del venerdì sera. Si tratta di un podcast realizzato dall’Ambasciata di Romania in Italia in collaborazione con Radio Romania Actualități, la radio nazionale pubblica della Romania, e rivolto ai bambini romeni in Italia, a Malta e a San Marino. Ogni due settimane, pubblichiamo online dei podcast con storie o fiabe classiche del patrimonio romeno e internazionale, lette da personalità culturali e artistiche della Romania e della diaspora, con l’obiettivo di aiutare i bambini romeni a mantenere vivo il legame con la lingua e la cultura romena.
Per celebrare i 145 anni di relazioni diplomatiche, abbiamo recentemente organizzato due eventi di rilievo a Roma: il concerto del Coro da Camera Nazionale “Madrigal – Marin Constantin” presso il Pantheon e la mostra degli Archivi diplomatici romeni e italiani presso il prestigioso Palazzo Valdina, sede della Camera dei Deputati. Da quel momento storico del 1879, generazioni di diplomatici, politici, militari, personalità storiche, culturali e accademiche, membri della comunità italo-romena e imprenditoriale hanno contribuito allo sviluppo del rapporto privilegiato tra i nostri Stati così come lo conosciamo oggi: una profonda amicizia e un partenariato strategico consolidato, orientato al futuro e prezioso all’interno della famiglia euro-atlantica.
La Festa Nazionale della Romania e stata celebrata nella splendida Venezia, al Gran Teatro La Fenice, con un concerto straordinario dell’Orchestra dell’Opera Nazionale di Bucarest diretta dal direttore Daniel Jinga, e a Roma, abbiamo organizzato un altro concerto al Palazzo della Cancelleria, con grandi nomi dell’opera romena come RuxandraDonose e SergiuTuhutiu.
Posso affermare con certezza di essere fortunata ad essere ambasciatrice in Italia, prestando stabilmente il proprio lavoro in un clima di amicizia e in un ambiente improntato all’apertura e alla collaborazione.
Per questo motivo, esprimo il mio apprezzamento e la mia gratitudine a tutti i rappresentanti delle istituzioni italiane e a tutti gli amici della Romania per il loro contributo in ogni ambito dei nostri rapporti bilaterali, un contributo essenziale che ha reso possibili il successo degli importanti eventi svoltisi durante quest’anno.