Putin e la strategia atomica: nuova dottrina nucleare e dialogo con Trump
Negli ultimi cinque giorni si è tornati a guardare con attenzione e con preoccupazione agli eventi inerenti al conflitto russo-ucraino. Come prevedibile, il prospettarsi di un futuro cambio di rotta da parte degli USA, dopo le elezioni dello scorso 5 novembre, ha portato a una serie di interventi non sottovalutabili. È di poche ore fa la notizia che le difese russe avrebbero abbattuto cinque missili Atacms nei pressi di Bryanks, territorio russo posto al confine. Non è piaciuto il via libera di Biden all’uso di missili americani a lungo raggio, Putin torna a parlare, senza farlo, di atomica, mentre l’Unione Europea prova a riaprire il dialogo; dialogo che Putin consentirebbe solo a Trump.
Il conflitto
Torna la paura a Kiev, dopo l’allarme diramato dall’Ambasciata degli Stati Uniti su “un possibile attacco aereo ad alta intensità”, la struttura non sarebbe stata evacuata, tuttavia, non ne verrà consentito l’accesso al pubblico. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, torna ad accusare l’amministrazione Biden di alimentare ulteriormente il conflitto, gettando benzina sul fuoco. Il riferimento è alla recente dotazione di mine antiuomo fornite dagli Stati Uniti a Zelensky, insieme al via libera per l’uso di armi a lunga gittata per colpire i territori russi. Una mossa che ha scaldato ulteriormente gli animi e che ha istigato a un’ulteriore prova di forza Putin, il quale, senza alcuna dichiarazione ufficiale, ha provveduto alla firma del decreto 991: “Le basi della politica statale nel campo della deterrenza nucleare”.
La nuova dottrina nucleare
«La Federazione Russa considera l’arma nucleare come uno strumento di deterrenza il cui uso è una misura estrema e obbligata, e intraprende tutti gli sforzi necessari per diminuire la minaccia nucleare e scongiurare un inasprimento dei rapporti interstatali capace di provocare conflitti militari compresi quelli nucleari». Con una captatio benevolentiae non molto convincente si apre il documento firmato ieri dal presidente russo. Con queste parole, infatti, il decreto 991 modifica la policy sul nucleare della Federazione che, sostanzialmente, si toglie i legacci per allungare la mano prima degli altri sul pulsante rosso. D’ora in poi, qualunque attacco, di qualsiasi tipo, volto a ledere la sovranità della Russia o della Bielorussia su uno dei territori dichiarati propri, giustificherebbe l’uso dell’atomica. Più nel dettaglio, l’offesa sarebbe valida anche nel caso in cui venisse da parte di uno stato non-nucleare (Ucraina) se sostenuto da uno stato nucleare (USA).
Il fronte del dialogo
Il tentativo del cancelliere tedesco Olaf Scholz di riaprire i negoziati per l’ottenimento di una pace duratura non sembrano dunque aver sortito alcun effetto. Putin è disposto a congelare l’avanzamento delle truppe ma non transige sulla possibilità di riduzione dei nuovi confini conquistati. Un’impasse, dunque, dalla quale non sarà facile uscire.
Il futuro cambio ai vertici della Casa Bianca, previsto per il 20 gennaio, potrebbe in qualche modo modificare lo scenario. Putin, infatti, si è detto aperto al dialogo con Donald Trump, non solo per un cessate il fuoco ma anche per una possibile apertura sulle regioni occupate, tuttavia, nonostante le promesse, il passaggio di consegne da un inquilino all’altro di Pennsylvania Avenue non sarà semplice. L’UE sembra al momento fuori dai giochi, mentre il conflitto supera ormai i mille giorni.