Se questa è una banca

Il Banco Santander è uno dei principali istituti di credito del mondo, i suoi conti sembrano più in salute che mai, eppure in questi giorni si prepara a chiudere quasi 100 filiali nel Regno Unito; riecheggiano allora le parole di Giorgetti della scorsa settimana, aprendo a una riflessione forse troppo astratta, che mal si sposa all’attuale mondo turbo-capitalista: ma è a questo che servono le banche?
Il Banco Santander fu fondato in Spagna nel 1857 direttamente dalla regina Isabella II per favorire gli scambi del porto di Santander con l’America del Sud: da qui in poi la banca scoprirà nell’avvenire una crescita esponenziale, arrivando a coprire con la sua rete di credito buona parte dell’intero globo terrestre, tanto conseguire un utile netto di 3,27 miliardi solo nell’ultimo trimestre del 2024.
Questi risultati, che farebbero girare la testa a qualsiasi imprenditore o aspirante tale, verranno con ogni probabilità messi a servizio di un piano di buyback da circa 10 miliardi, con cui essenzialmente la banca ricomprerà alcune sue azioni, rendendosi così più autonoma e indipendente nel futuro operare, soprattutto a fronte di una situazione bancaria europea frammentata e tumultuosa in cui i già grandi istituti di credito stanno diventando sempre più grandi, cacciando come squali le realtà minori o più in difficoltà. Banco Santander, che è rimasta alla finestra in quest’ultimo periodo, studiando le mosse dei concorrenti nazionali e non, ha sicuramente uno strapotere che le permette di entrare a gamba più che tesa in queste dinamiche, facendo il bello e il cattivo tempo in Europa e nel mondo.
Una banca in salute non lascia vincere il profitto
Ma può una banca così in salute chiudere 95 delle sue filiali? È quello che sta accadendo, con l’annuncio proprio nelle ultime ore in un comunicato ufficiale dell’istituto, tramite il quale si prevede di chiudere 95 delle 444 filiali attuali, mettendo a rischio oltre 750 posti di lavoro. Le filiali che sarebbero prossime alla chiusura si trovano tutte nel Regno Unito, uno dei pochi mercati in cui il settore bancario, ancora altamente frammentato e concorrenziale, riesce a dare filo da torcere ai grandi colossi speculativi, tanto da comportare difficoltà anche per la stessa Santander, all’alba di un bilancio che vede il conseguimento globale di oltre 12 miliardi di euro di utili netti.
La scelta di chiudere le filiali in favore di una digitalizzazione bancaria che contenga i costi per un mercato “difficile” – o forse “normale” – sintetizza perfettamente quello che oggi sono le principali banche del pianeta: pantagruelici speculatori finanziari interessati solo a generare sempre più miliardi con politiche aggressive che favoriscono il circolino dei grandi soci in danno dell’economia nazionale e del tessuto produttivo, tanto privilegiati da poter scegliere di sottrarsi da un mercato comunque estremamente redditizio solo perché meno facile di altri.
Che la politica e il popolo si sveglino!
Risuona così ancora una volta il saggio intervento del Ministro Giorgetti dello scorso fine settimana, con cui ammoniva riguardo la direzione che si sta prendendo sul settore bancario: finalmente qualcuno aprirà gli occhi e riuscirà a vedere il mostro nella stanza? Viene da chiedersi allora se la politica avrà mai la forza di stare con i cittadini e non con gli speculatori finanziari, i quali hanno tutto questo potere solo per gentile concessione della stessa politica.
Se noi fossimo degli ingenui bambini marziani – già terrestri saremmo troppo smaliziati per berci questa balla – potremmo credere al fiabesco mondo in cui la banca nasce per aiutare gli imprenditori, fornire linee di credito, custodire i risparmi delle persone e contribuire allo sviluppo complessivo del Paese (chiaramente guadagnando per il suo prezioso servizio, si capisce): tutto questo però sembra ormai da troppi anni dimenticato in tutto il mondo, con la società schiava, ad ogni livello, dei grandi ricchi, e non resta perciò che sperare in un risveglio delle coscienze sia popolari che politiche.