Squali finanziari e imprenditori di lungo corso, chi sono oggi i protagonisti del risikobancario italiano?

Orcel, Delfin e Caltagirone: non è il tridente offensivo dell’Inter né di nessun’altra squadra in lotta per la Champions League, bensì trattasi dei protagonisti dell’attuale sistema bancario e finanziario italiano – e quindi di coloro i quali decidono sui nostri risparmi – con ambizioni di conquista europee. Ma chi sono davvero questi intermediari? Si tratta di squali della finanza o “solo” di avveduti imprenditori? Come possono tre elementi avere in pugno le redini di un sistema bancario da diverse centinaia di miliardi di euro?
Andrea Orcel
Andiamo con ordine: Andrea Orcel, nato a Roma nel 1963, è una delle figure principali nel panorama finanziario mondiale tanto da essere stato inserito nei 100 manager italiani del 2021 da Forbes. Laureatosi con lode in economia nella capitale, dopo una breve esperienza formativa in Italia parte alla volta di Londra, centro finanziario europeo, dove lavora per colossi come Goldman Sachs e Merrill Lynch: in quegli anni Orcel si guadagna una reputazione prestigiosa che ormai lo precede, come uno dei principali esperti di operazioni finanziarie complesse, in particolare nel settore delle fusioni e acquisizioni.
Nel 2012 viene eletto amministratore delegato di UBS, banca d’investimento svizzera, dove rimarrà, pur sfiorando l’approdo a Banco Santander, fino al 2021, quando verrà unanimemente proposto dal Consiglio di amministrazione di Unicredit come amministratore delegato dell’istituto. Le prime mosse da CEO di Unicredit sono state caratterizzate da una serie di tagli e ristrutturazioni volte a rendere la banca più competitiva sul mercato globale, e così è stato, infatti oggi la banca milanese sta crescendo esponenzialmente, con una patrimonializzazione di oltre 85 miliardi, a poca distanza da quella di Intesa Sanpaolo, da anni potenza indiscussa tra le banche italiane, che viene per la prima volta minata nel suo
primato proprio dall’ottima amministrazione Orcel.
La figura di Orcel, spesso associata a una leadership ferrea e assertiva, ha scatenato nel dibattito pubblico opinioni contrastanti tra chi lo considera un genio della finanza e chi lo vede come un uomo d’affari troppo concentrato sugli interessi aziendali, talvolta a scapito degli aspetti etici o della responsabilità sociale, privilegiando a ciò i numeri e l’efficienza. Se il bomber del nostro tridente è un manager come pochi se ne vedono al mondo, sulla fascia destra spazia il gruppo Delfin, vale a dire la holding di casa Delvecchio: un gioiellino da circa 46 miliardi di euro, prima accentrato tutto nelle mani di Leonardo Delvecchio, fondatore di Essilor Luxottica, e ora disgregato tra la moglie e i figli, non senza qualche problema nella successione ereditaria delle quote.
Delfin
Oltre a Essilor Luxottica, che vale da sola oltre 30 miliardi, il gruppo Delfin deve la sua centralità nel panorama bancario alle sue partecipazioni: i Delvecchio infatti per mezzo della loro holding controllano una quota consistente di MPS, insieme al 10% di Generali, il 20% di Mediobanca e una piccola percentuale di Unicredit, in un assetto che già così ha saputo distribuire negli anni dividendi per oltre un miliardo, e che potrebbe aumentare ancora la sua forza se dovesse andare in porto l’operazione tra MPS e Mediobanca, chiaramente sostenuta da Delfin e, per gli stessi motivi, da Caltagirone.
Francesco Gaetano Caltagirone infatti, “relegato” nel nostro reparto offensivo a funambolo sulla fascia sinistra, condivide con il Gruppo Delfin tanto alcune partecipazioni bancarie quanto un peso specifico tale da spostare gli equilibri della finanza italiana. Anche lui romano, classe 1943, ha letteralmente “costruito” la sua fortuna, imponendosi nel settore dell’edilizia capitolina fino a essere inserito nel 2021 da Forbes nella classifica dei 1000 uomini più ricchi al mondo. Cavaliere del lavoro, attivo nel mondo dell’editoria e “palazzinaro”, direbbe lui in uno slancio di romanità, nel 2016 disse al Sole24Ore “un romano su tredici vive in una casa costruita dal nostro gruppo”.
Oggi la sua partecipazione in MPS e in Mediobanca e la sua vicinanza politica all’attuale governo lo rendono insieme a Delfin uno dei soggetti deputati alla costruzione del terzo polo bancario, per cambiare le sorti del futuro – italiano e non – degli istituti di credito, e quindi, indirettamente, dei nostri risparmi.