MPS e Mediobanca: in arrivo il terzo polo bancario?

Negli ultimi mesi il sistema finanziario italiano è in fermento, con analisti e investitori col fiato sospeso di fronte a una mossa che potrebbe riscrivere gli equilibri economici e politici del Paese: la possibile operazione tra Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) e Mediobanca. Il 24 gennaio 2025 MPS ha sorpreso il mercato annunciando un’offerta pubblica di acquisto da 13,3 miliardi di euro per Mediobanca, la principale banca d’affari italiana.
Mediobanca
La reazione di Mediobanca non si è fatta attendere, infatti il consiglio di amministrazione ha respinto l’offerta, definendola “priva di una solida logica industriale e finanziaria”, e definendola ostile nonché potenzialmente distruttiva per il valore dell’istituto, anche se i mercati non l’hanno pensata allo stesso modo, facendo volare il titolo in borsa. Lo scontro tra Banca Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca però non è solo una questione di finanza e strategie industriali, bensì un tassello fondamentale nel mosaico della politica economica italiana: questa battaglia infatti riflette le tensioni sussistenti tra
il governo italiano, gli interessi privati e il ruolo dello Stato nel settore bancario.
MPS, la più antica banca del mondo ancora in attività, era stata fino al 2017 una banca di area di centrosinistra, salvo poi diventare una banca di Stato quando, proprio nel 2017, i governi Renzi e Gentiloni dovettero intervenire con circa 20 miliardi di euro a carico della finanza pubblica per evitare la bancarotta dell’istituto, a seguito di numerose operazioni finanziarie più che dubbie. Oggi lo Stato è ancora azionista di MPS, nonostante stia riducendo via via la sua quota d partecipazione al capitale, come richiesto da Bruxelles: l’obiettivo dichiarato di Roma infatti è la privatizzazione, ma con una strategia che rafforzi il sistema bancario nazionale, creando un terzo polo in grado di competere con i due colossi bancari attualmente presenti sulla scena, vale a dire Intesa Sanpaolo e UniCredit.

Le mosse di MPS
La mossa di MPS su Mediobanca quindi si inserisce proprio in questo contesto: l’esecutivo, prima di lasciare il posto ai privati, vuole creare un grande operatore finanziario che possa fare da perno per un sistema più autonomo dai grandi gruppi internazionali, e questo è possibile solo controllando Mediobanca, cioè il centro d’investimenti per le operazioni capitalistiche in Italia, con una corsia preferenziale legata a Generali.
Nonostante la netta posizione di contrasto da parte di Mediobanca verso l’offerta di MPS, rinforzata anche dall’amministratore delegato Alberto Nagel, che ha ribadito di voler mantenere l’istituto “libero da operazioni guidate più da logiche statali che di mercato”, sembra potranno giocare un ruolo chiave nella partita due investitori, il Gruppo Delfin (la famiglia Del Vecchio) e Francesco Caltagirone, attualmente azionisti sia di MPS che di Mediobanca, e in procinto di aumentare le proprie partecipazioni a questi capitali. Lo scontro tra MPS e Mediobanca dunque non è solo una questione di acquisizioni e strategie industriali, ma una battaglia tra due visioni opposte del sistema bancario italiano: da un lato un ritorno a un modello in cui lo Stato gioca un ruolo attivo nel plasmare il settore finanziario, dall’altro la difesa dell’indipendenza di Mediobanca e del suo modello di governance privata.