Argentina a rischio default tecnico
L’Argentina è a rischio default tecnico. Una prospettiva tragica che nasce dal mancato accordo sugli hedge fund. L’Argentina aspetta che il giudice americano Thomas Griesa si pronunci sulla richiesta di sospensione dell’esecutività della sentenza, prima di compiere un passo in avanti. Il tutto nella consapevolezza che un eventuale accordo non potrà essere raggiunto prima di tre giorni, quelli che mancano al 30 giugno, termine per il pagamento dei creditori che hanno accettato il concambio e per quello – sulla base di quanto sancito dalla giustizia americana – per il pagamento degli hedge fund.
È il ministro dell’economia dell’Argentina, Alex Kicillof, intervenuto all’Onu, a lanciare l’allarme: “Se Buenos Aires dovesse rispettare la sentenza americana si troverebbe a pagare, con le cause che ne seguirebbero, fino a 120 miliardi di dollari. A meno di una sospensione temporanea della sentenza ci sarà probabilmente un default tecnico. Tutte le strade mettono l’Argentina a rischio di una crisi economica”. Kicillof ha annunciato inoltre che Buenos Aires scriverà sia al governo americano sia al giudice Griesa per chiedere ancora una volta clemenza e trattative eque. Richiesta su cui Griesa non si è ancora pronunciato, sebbene i fondi speculativi stiano spingendo fortemente affinché lo stesso la respinga.
Kicillof ha ribadito, comunque, la volontà dell’Argentina di onorare i propri impegni e di trattare in buona fede. È tutto nelle mani del giudice Griesa dunque, il quale ha stabilito con la sua sentenza (confermata dalla Corte Suprema americana) che l’Argentina dovrà pagare per intero gli hedge fund che non hanno aderito allo swap del debito e deve farlo per poter pagare coloro che, invece, hanno aderito al concambio. Un pagamento, questo, in programma il 30 giugno e che proietta il Paese sudamericano nella prospettiva di un default tecnico, dal momento che pagare simultaneamente chi ha aderito al concambio e chi non lo ha accettato significherebbe violare la clausola ‘Rufo’ (Rights upon future offers), che consente ai titolari di bond di chiedere rimborsi maggiori nel caso in cui l’Argentina paghi di più chi non ha accettato lo swap. Da qui la richiesta avanzata nelle ultime ore di sospendere in via temporanea la sentenza per poter pagare chi ha aderito allo swap e avviare trattative ”eque” con gli hedge fund.
27 giugno 2014