Clean Industrial: la UE prova a semplificare senza rinnegarsi

Di fronte agli elevati costi dell’energia, all’agguerrita concorrenza mondiale e alle tensioni geopolitiche le industrie europee hanno bisogno di un sostegno urgente. Il Clean Industrial Deal delinea azioni concrete per trasformare la decarbonizzazione in un motore di crescita per le industrie europee.
Il Clean Industrial Deal
È arrivata forte e chiara la risposta dei vice-presidenti esecutivi della Commissione europea Teresa Ribera e Stéphane Séjourné: il Clean industrial deal (patto per l’industria pulita) è il piano di sostegno alla competitività e alla resilienza dell’industria europea. Le misure adottate dall’UE in chiave climatica, compresa la futura adozione di un obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni nette del 90% entro il 2040, giocano un ruolo determinante nel promuovere la competitività industriale europea e riconfermano che il percorso passa attraverso la decarbonizzazione, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro.
Si consolida così la posizione del vecchio continente di fronte all’urgenza di trovare soluzioni ai due aspetti del problema: la necessità di continuare l’impegno verso il ‘verde’ e dall’altra la crescita industriale, con i suoi risvolti sul piano ambientale e sociale.
Parole della commissione
La Commissione aveva promesso un ‘nuovo green deal’, più focalizzato sui rapidi mutamenti del mondo produttivo, economico e sociale, in 100 giorni: l’ha consegnato ieri dopo 88 giorni, come piano d’impresa europeo per affrontare la crisi climatica, rafforzare la competitività, garantire la resilienza economica e trattenere i talenti, soprattutto dei giovani.
L’accordo contiene misure volte a sostenere la produzione industriale “Made in Europe” – competitiva, sostenibile e duratura – con particolare attenzione alle industrie ad alta intensità energetica come l’acciaio, i metalli e i prodotti chimici, che hanno urgente bisogno di sostegno per decarbonizzare, passare all’energia pulita e affrontare i costi elevati, la concorrenza globale sleale e le normative complesse. Anche il settore delle tecnologie pulite è al centro della competitività futura, in quanto essenziale per la trasformazione industriale. Altro elemento focale è quello della circolarità, che mira a ridurre i rifiuti e prolungare la vita dei materiali promuovendo il riciclaggio, il riutilizzo e la produzione sostenibile.
Le direttive
Queste in concreto le direttive su cui la Commissione ha posto l’accento per l’attuazione del piano: accesso ad un’energia a prezzi abbordabili; promozione di una domanda e di un’offerta pulite; mobilitazione di investimenti pubblici e privati; potenziamento dell’economia circolare; promozione di partenariati internazionali; sviluppo delle competenze dei lavoratori con posti di lavoro di qualità e garanzia dell’equità sociale.
Sul piatto della bilancia la Commissione si impegna a mobilitare oltre 100 miliardi di euro, per sostenere l’industria manifatturiera pulita prodotta nell’UE attraverso l’adozione di una nuova e più veloce disciplina di aiuti di Stato finalizzati alla diffusione delle energie rinnovabili, la decarbonizzazione dell’industria e una sufficiente capacità produttiva di tecnologie pulite; il rafforzamento del fondo per l’innovazione; la proposta di una banca per la decarbonizzazione industriale. Quest’ultima dovrà garantire 100 miliardi di euro di finanziamenti, sulla base di risorse disponibili nel Fondo per l’innovazione e di entrate aggiuntive derivanti da parti del sistema di scambio delle emissioni, nonché dalla revisione di InvestEU, secondo le regole e l’identificazione del Fondo europeo per la competitività contenute nella Bussola della competitività.
Le parole Sèjournè
Secondo le dichiarazioni di Séjourné – che non ha fatto mancare riferimenti a Trump, Musk e Milei – con il Clean industrial deal l’Europa ha dimostrato tre cose: di essere un continente in cui fare buoni affari, con regole chiare, adeguate, pragmatiche; di sapersi riformare, senza esibire motoseghe ma con uomini e donne competenti, che ascoltano gli attori economici; infine di essere capace di semplificare senza rinnegare gli obiettivi. Proprio su quest’ultimo aspetto, tuttavia, le pur lodevoli dichiarazioni andranno verificate alla prova dei fatti: la Ue resta una costruzione complessa e con meccanismi assai lenti di trasferimento dalla sfera politica di indirizzo alle concrete direttive d’attuazione. L’urgenza del tempo corrente richiederà, oltre alla coerenza con i valori della propria storia e alla coesione nel perseguire gli obiettivi strategici, anche rapidità, efficienza ed efficacia.