Egreen: cuore e fame, scudo e spada dell’underground
Nicolas o Egreen non le ha mai mandate a dire come rapper, l’underground musicale l’ha prima vissuto e poi messo in rima. Con la stessa voglia degli inizi e con una veste, per alcuni versi, nuova ci facciamo raccontare direttamente da Nicolas alcuni passaggi della sua carriera e le nuove sfide alle porte.
Più di vent’anni nel gioco del rap; ad oggi, guardandoti indietro e mettendo da parte le soddisfazioni musicali ed i palchi su e giù per lo stivale, il bilancio umano che ti ha lasciato la musica è positivo o negativo?
Bella domanda. Affermo con molta rassegnazione che dal punto di vista di rapporti umani, ovvero di come mi possa rapportare a l’aver fatto parte di una scena musicale in cui gravitano artisti dietro ai quali ci sono delle persone, anche per errori miei -se non del tutto, in parte- il bilancio è tragico. Rappresento una generazione schiacciata fra due epoche, una generazione polverizzata e in gran parte dimenticata. Crescere e rimanere nel mercato e nell’ambiente in maniera distorta e disfunzionale è stato inevitabile. Chiunque della mia generazione affermi il contrario mente. C’è chi ha cambiato genere, chi si è ammorbidito in termini di suono, chi è stato cancellato, chi si è auto eliminato, chi è stato molto diplomatico e accondiscendente cercando di evitare discordie e problemi ma per noi è stato un bagno di sangue in cui nessuno ne è uscito con le mani pulite o con serenità. Lo dico con grande amarezza.
Dal punto di vista personale invece, ho avuto modo di fare un’enorme lavoro su me stesso e questo è stato FONDAMENTALE per poter ancora in primis guardarmi allo specchio e giustificare quello che faccio, ancora a quarant’anni.
Carriera: un errore che hai fatto e che con la maturità di adesso non rifaresti?
Poca diplomazia, un uso improprio dei social nei miei periodi di picchi di visibilità/hype e l’errore più grande, aver gestito male la cassa di risonanza generata dal mio crowdfunding del 2015, ero troppo stupido.
Hai praticamente collaborato con buona parte della scena italiana: il tuo ricordo più bello legato ad un feat ed un nome con il quale ti piacerebbe collaborare in futuro.
La mia collaborazione con i Bull Brigade ( band storica Punk Rock Torinese )
Feat dei sogni: un Ep con Dj Premiere
Musicalmente a cosa stai lavorando in questi mesi?
La cura dei progetti di Payback mi sta mangiando vivo, non mi bastano le ore del giorno.
Da quando hai iniziato ad oggi com’è cambiata l’industria musicale?
Credo si tratti di un business / eco sistema in continuo cambiamento adattandosi rispettivamente alle esigenze del mercato, le infrastrutture che ne fanno parte e la fruizione della musica stessa. Credo la risposta corretta sia semplicemente che aver preso coscienza di molti aspetti “interni” al business mi ha fatto capire quanto ci sia da imparare e che questo è un lavoro anche da parte degli artisti e va preso molto seriamente, è un business che lavora vendendo emozioni ma va preso sul serio e purtroppo non basta MAI il talento.
Industria musicale: il progetto “Payback”, da dove nasce l’esigenza di creare una label?
Riassumo dicendo che nasce dall’esigenza di essere per questi ragazzi, quello che io non ho mai avuto.
Quali sono gli aspetti caratterizzanti di questa nuova realtà e quali obiettivi vi siete prefissati con il tuo team?
– far tornare le città importanti, decentralizzando una realtà ormai goffamente e forzatamente Milano-centrica
– Sensibilizzare gli artisti riguardo al fatto che è possibile rendere questo un lavoro, anche da INDIPENDENTI
– Istruire gli artisti ad avere un metodo di lavoro e rendersi conto di quali strumenti si è in possesso al fine di sviluppare una filiera sostenibile in termini di modello di business applicato al loro progetto è fondamentale
– Far tornare la musica al centro della conversazione
– Ridefinire il termine “UNDERGROUND” all’interno del quale ci possono essere un’infinità di sfumature estetiche e di suono, anziché continuare a comunicare all’esterno attraverso compartimenti stagni e cosplay statunitensi che non ci appartengono
Sappiamo che il tuo “fuoco non si è spento” nemmeno nei momenti difficili quindi non possiamo che augurarti un grosso in bocca a lupo!
Vi abbraccio e vi ringrazio.