Un mondo senza omotransfobia né Vasari, parla il tiktoker Rey Sciutto

Inutile nascondersi dietro a un dito: i social fanno parte della nostra vita quotidiana. Facebook, Twitter, Instagram, Linkedin, TikTok e molti altri: ognuno è diverso nei contenuti e nel genere. Sono rare le persone che non abbiano all’attivo almeno un account in una di queste piattaforme.
Per l’immaginario comune sono solo “perdite di tempo”, in realtà nei vari social si nasconde anche un mondo di intrattenimento culturale. Questo lo ricalca molto bene TikTok. Sicuramente è il social più giovane, sia per nascita sia per utenti, ma gli adulti e i cosiddetti “boomers” hanno già capito il potenziale e si sono fiondati a creare contenuti accattivanti e divertenti.
Oltre ai giovanissimi, troviamo personaggi pubblici, divulgatori scientifici, professori che si cimentano con video sempre nuovi. Se hanno deciso di postare anche sulla piattaforma cinese, vuol dire che questo canale può dare molto in termini di contenuti e utenza.
Curiosando nel mare magnum di TikTok, mi ha molto colpito un giovane che in appena quattro mesi ha raggiunto oltre 90.000 follower. I suoi contenuti sono di nicchia: lui parla di arte, e per ridurre ancora un po’ la nicchia, di arte Maedievale. Eppure il suo pubblico, sempre più numeroso, si è appassionato alle sue storie, impara a conoscere artisti del passato, a capire le differenze di stile. Grazie a TikTok, Rey Sciutto sta insegnando arte a tantissimi ragazzi.

Curiosa di conoscerlo un po’ di più, gli ho proposto una chiacchierata informale e schietta per scavare un po’ più a fondo nella sua vita e nelle sue passioni. Ciò che leggerete è quindi esattamente Rey Sciutto, al secolo Remo Falster Sciutto: un giovane, uno studente, un curioso, un artista, un creativo. Questo si evince dal canale TikTok. La prima domanda, però, ritorna un po’ indietro, a quella terra selvaggia e piena di calore: la Calabria.
Com’era Rey da piccolo?
Non considererei la Calabria selvaggia, piuttosto è una terra abbandonata a sé stessa che potrebbe veramente diventare una delle punte di diamante di questa nazione se solo chi ci amministra investisse più risorse in essa, così come dovrebbe essere per il Sud in generale, di modo che finalmente si possa bilanciare il divario enorme che abbiamo creato tra meridione e settentrione.
Ad ogni modo, Rey da piccolo era vivace, curioso, desideroso di imparare, ma allo stesso tempo pieno di insicurezze legate a diversi fattori, tra cui il suo aspetto fisico, i suoi interessi decisamente diversi da quelli degli altri bambini e bambine, il sentirsi spesso inadatto o incapace in qualsiasi cosa facesse. Queste ed altre emozioni albergavano costantemente dentro di me da piccolo e in parte anche da adolescente, tuttavia ero bravissimo a nasconderle soffrendo in silenzio. Sorridevo sempre, raramente esplodevo, anche se adesso non ho problemi nel dire, e spesso nel dimostrare, di essere la lacrima più facile d’Italia.
Gli elementi che però mi hanno fatto andare avanti erano quei pochi “talenti” che avevo e la consapevolezza di saper come farli germogliare, cosa che col tempo si è tramutata in presunzione. Fortunatamente negli anni sono riuscito a espellere via come una tossina la presunzione, mantenendo una certa dose di sano egocentrismo, che comunque è fondamentale per chi si mette ogni giorno in mostra come faccio io.
Per il resto ero un bambino normalissimo come gli altri, fatta eccezione appunto per quella che a volte poteva risultare una eccessiva voglia di scoprire e imparare. Ricordo ad esempio come, intorno ai nove/dieci anni, d’estate, non perdessi mai occasione per andare a rompere i coglioni al tavolo di un gruppo di ultra-sessantenni inglesi giusto per poter parlare con loro nella loro lingua. Dicevo di quelle castronerie maccheroniche che non ti dico, ma ad ogni rientro a scuola le maestre di inglese rimanevano abbastanza soddisfatte dei miei risultati, e ad oggi mi ritengo perfettamente bilingue, infatti (piccolo spoiler) forse aprirò un secondo profilo TikTok in inglese.
Quando è nato il tuo amore per l’arte, so anche che disegni e reciti, e perché proprio quella Medievale?
Domande multiple tutte in una volta per questo giro… L’amore per l’arte non saprei proprio dire da dove sia saltato fuori, per me è come un organo interno che c’è sempre stato sin dalla nascita. Il disegno è appunto uno di quei “talenti” che dicevo prima . Mi sono sempre espresso pienamente attraverso i disegni; disegnavo letteralmente qualsiasi cosa vedessi o immaginassi e tutti quanti i miei compagni e compagne di scuola rimanevano
letteralmente a bocca aperta ogni volta che mi cimentavo con la matita.
Questa cosa non cambiò neanche quando mi iscrissi al liceo artistico, dove tecnicamente tutt* dovrebbero essere più o meno allo stesso livello, invece riuscì ad eccellere anche in un contesto come quello.
La recitazione invece è venuta un po’ da sé. In questo caso posso dire con certezza che la recitazione è veramente una cosa di famiglia: anche mia madre recita in una compagnia teatrale e spesso ci siamo ritrovati sullo stesso palco insieme ad interpretare commedie di De Filippo tradotte in calabrese. Recitai inoltre per tre anni al liceo integrando anche dei corsi di dizione, i quali mi fecero perdere completamente il già lievissimo accento calabrese, ormai mi viene fuori solo quando sono brillo o quando sono incazzato. Non salgo sul palco da anni ormai, l’ultima volta è stato all’Arena del Sole di Bologna con la “Compagnia della fortezza” di Armando Punzo, credo fosse il 2018 e lo spettacolo si chiamava “Beatitudo”.
Per quanto riguarda l’amore per l’arte medievale, so che ti piacerebbe sentirmi dire che tutto è partito con la scoperta di Alessandro Barbero, ma mi tocca deluderti. Barbero lo conobbi per la prima ed unica volta nel 2014, quando ancora non era così mainstream, durante una conferenza al liceo scientifico G. Berto di Vibo Valentia. Ammetto che mi accese qualcosa ma non così tanto da dire “Da grande voglio fare il medievista !”.
La scintilla scoppiò veramente solo al secondo anno di triennale, quando cominciai a frequentare il corso di Storia dell’arte medievale tenuto dal prof. Fabrizio Lollini, colui che poi divenne il mio relatore nonché un grande amico. Un vero pazzo scatenato antiaccademico fino al midollo, per questo mi affascinava e mi affascina tutt’ora.
Riguardando i miei video spesso noto che involontariamente copio alcuni elementi del suo stile d’esposizione e di insegnamento, anche se ormai molte delle persone che mi seguono si sono convinte che io sia la reincarnazione di BarbascuraX.

Quando sei arrivato in città per l’università, che tipo di ambiente hai trovato?
Un ambiente completamente diverso da quello in cui ero cresciuto fino a quel momento. Ripensandoci mi rendo conto di quanto fossi bigotto e di quanto Bologna mi abbia mentalmente maturato e cambiato. Mi ricordo ad esempio che una delle prime cose che notai fu il fatto che almeno otto ragazze su dieci a Bologna non portassero il reggiseno, e io rimasi quasi scandalizzato da questa cosa, succube com’ero della mentalità da paesino che ancora mi portavo dietro.
A Bologna c’era e c’è tutt’ora una libertà di espressione artistica, sessuale, politica e culturale che ormai è diventata il mio porto sicuro. Quando quest’estate dovetti fare le valige per andare a Malta a scrivere la tesi, il giorno prima della partenza, chiuso nella mia stanza, ebbi una fortissima crisi di pianto solo al pensiero che avrei dovuto lasciare la mia amata città per quei trenta giorni.
Bolo è davvero un perno in cui tante piccole realtà si fondono creando un cazzo di arcobaleno meraviglioso. Quando tutti scherzano sul fatto che a Bologna non ci siano bolognesi non mentono mica. Puoi trovare gente da ogni angolo d’Italia, specialmente dal Veneto, dalla Sicilia, dalla Puglia e dall’Abruzzo, non chiedermi perché. È come un piccolo safe-space in cui puoi essere qualsiasi cosa tu voglia senza che anima viva possa giudicarti.
Chiariamoci, anche Bologna ha i suoi difetti, ma niente e nessun* potrà mai convincermi che non sia magica.
Come è nata l’idea di aprire un canale TikTok?
Per scherzo ma anche per una sorta di vena sperimentalistica. Io puntavo molto su YouTube a dire il vero, e infatti col tempo vorrei crescere anche su quella piattaforma, ma quando cominciai la mia avventura su TikTok, l’1 Maggio di quest’anno, pensavo che sarebbe stato solo una sorta di trampolino per il canale YouTube, invece dopo qualche video ben studiato e andato benino, ne pubblicai uno fatto completamente a cazzo di cane in cui parlavo di Federico da Montefeltro che dopo neanche un’ora era già ad 10k visualizzazioni, ed ogni volta che aggiornavo la pagina le visualizzazioni aumentavano di 1k, poi 2k, poi 2.5k e così via fino ad arrivare ad oggi che ha 421k visualizzazioni e 97,5 k like. Insomma quello è stato il mio primo video virale.
Da lì ho cominciato a studiare meglio come funzionasse l’algoritmo di Tiktok, gli orari in cui era meglio pubblicare, e soprattutto a sperimentare vari tipi di format. E nulla, ad oggi mi considero banalmente un tiktoker che da grande vorrebbe fare lo youtuber, ma vedremo in futuro.
Mi è molto piaciuto il tuo taglio di intrattenimento culturale. Quello che si dice dei più giovani è che non abbiano voglia di studiare, ma forse è l’approccio di una scuola antiquata che può fuorviare i ragazzi. Invece, chi ti segue, può imparare divertendosi. Credi che sia questo il modo di insegnare ai più giovani?
Assolutamente sì, tuttavia non possiamo affrontare un problema così complesso dando delle soluzioni semplici come farebbero i peggio populisti. Non si può pensare che il problema dei giovani che non provano interesse per le materie trattate a scuola possa essere risolto semplicemente applicando quello che in gergo viene definito “Edutainment”, in cui volendo potrei riconoscermici appieno. Anzitutto perché non tutti i professori e professoresse sarebbero in grado di insegnare così, ma anche perché molt*, senza fare di tutta l’erba un fascio, non ne hanno proprio mezza.
Uno dei miei prof di storia dell’arte del liceo ad esempio avrebbe meritato molte metaforiche gomitate sui denti per i livelli di mediocrità che è riuscito a raggiungere. Spesso su due ore di lezione, una e mezza la passava fuori a farsi i cazzi suoi.
A parte lo sfogo personale, direi che comunque l’Edutainment può andar bene per le parti più appassionanti, che diciamocelo, nel caso della storia e della storia dell’arte sono gli aneddoti, ma non si può pretendere di fare un’intero corso basato solo sugli aneddoti, purtroppo vanno imparate anche le parti “noiose”: date, nomi, eventi, guerre, teorie ecc.
Aspirerei ad un sistema scolastico ed universitario che sappia far sviluppare in modo bilanciato sia il bagaglio nozionistico di ogni student* ma che allo stesso tempo possa far capire come usare all’evenienza, in maniera critica e razionale, quel bagaglio, specialmente se si tratta di materie umanistiche. Come dicevo, il discorso è complesso e non credo questa sia la sede adatta per trovare una soluzione, anche perché non credo di averne le competenze.

A volte nei tuoi reel mi sembri un supereroe che combatte contro l’ignoranza, ma il tuo acerrimo nemico è uno tutt’altro che ignorante: Vasari. Perché ce l’hai così tanto con lui?
In realtà il mio odio per Vasari è fittizio, è giusto per ridere. Nessuno storico dell’arte può odiare per davvero Vasari, almeno in quanto biografo, poi come pittore è una questione di gusti. Le sue “Vite” per noi sono una fonte imprescindibile da cui attingere, un po’ come lo è Karel Van Mander per gli accademici soprattutto nord-europei.
Diciamo che però, in quanto aspirante storico dell’arte medievale, alcune delle righe da lui scritte mi stanno un po’ sulle palle. In un mio Tiktok l’ho definito “il Salvini del Rinascimento”, perché in effetti come Salvini diceva e dice ancora “Gli immigrati vengono qua e ci portano le malattie!”, lui invece, parafrasando un po’ scriveva “Gli artisti del nord vengono qua e rovinano la nostra bella arte nazionale!”. Te lo cito per farti capire bene il soggetto: delle architetture gotiche tedesche, fra le mie preferite, diceva “che son tante ch’hanno ammorbato il mondo” e poi, per venire alla parte salviniana, diceva “riempirono tutta l’Italia di questa maledizione di fabriche”. Prova a sostituire “questa maledizione di” con “queste cazzo di” e potresti capire bene quanto odio egli provasse per quelli che lui chiama “Gotti” in maniera del tutto insensata. Chi si sognerebbe mai di dire che Notre Dame a Parigi fa schifo? O ancora la Notre Dame di Reims che per me è ancora più bella.
Ma poi Vasari era anche un incoerente incredibile, perché da un lato odiava i “Gotti” e il loro stile architettonico, pittorico e scultoreo, ma allo stesso tempo era disposto a chiudere un occhio in alcuni casi. Parri di Spinello Spinelli ad esempio era un pittore vissuto a cavallo tra il 300’ e il 400’ che aveva uno stile “allungato” molto simile a quello che potremmo trovare nel Nord-Europa, tuttavia Vasari lo elogia, e sai perché? Era aretino come lui. Anche qui molto banalmente rivedo di nuovo Salvini, perché come ben sappiamo se venisse fuori che un immigrato ha rubato una
caramella allora sui suoi profili vengono pubblicati almeno venti post a riguardo, ma se uno dei suoi spara e uccide un immigrato come è accaduto a Voghera, silenzio totale sui social e comincia ad invocare la sacrosanta legittima difesa.
Un po’ di tempo fa, hai fatto coming out sul canale TikTok. “The B of LGBTQ+”. Puoi raccontarci il tuo percorso?
Premettendo che io sono convinto che nessuno diventi etero, bi, gay, lesbica, pan, poli o altro ma ci nasce, credo che la mia bisessualità è stata qualcosa che, come l’amore per l’arte, c’è sempre stata ma che ho scoperto tardi.
A volte da piccolo, o da adolescente, mi sembrava, molto vagamente, che dentro di me si smuovesse qualcosa di sentimentale e sessuale anche nei confronti del mio stesso sesso, ma i casi erano due: o lo reprimevo brutalmente, oppure mi autoconvincevo che quei pensieri erano sbagliati, perché in realtà ero e rimanevo un “lesbico”… Sì, pensavo davvero queste cazzate.
Cominciai a farmi tutta una serie di domande più o meno al primo anno di magistrale, quindi due anni fa. Rimasero solo pensieri finché non lasciai la mia ex con la quale convivevo. La nostra rottura fu dovuta ad altri motivi di cui non mi va di parlare, ma quel che importa è che da quel momento mi sono sentito quasi in dovere di scoprire questo lato di me. Volevo la certezza materiale di quel che sentivo prima di poter dire con sicurezza “Sì, mi piacciono anche gli uomini!”
Dapprima cominciai solo a flirtare, poi però passai ad esperienze più concrete. Lo raccontai agli amici e alle amiche di Bologna e tutt* mi hanno mostrato il loro supporto. In Calabria lo seppero successivamente poche persone, tra cui mia sorella. I miei invece sono stati gli ultimi a saperlo fra quelli che mi conoscono al di là del profilo TikTok. Non avevo paura di una loro reazione negativa, sapevo benissimo che mi avrebbero accettato, ma volevo trovare il momento più adatto per poterglielo dire in faccia. Quando ce la feci mi tolsi come un peso talmente grande dal petto che lo step successivo del coming out pubblico è venuto quasi spontaneo.
A tutt* coloro che invece ancora non hanno avuto il coraggio di rivelarsi per quel che sono, che magari ancora nascondo determinati segreti con le persone a loro care, non me la sentirei di invitarl* a prendermi come esempio. Ogni caso è diverso e va affrontato nella maniera più adatta. L’unica cosa che mi sento di dire è che se, malauguratamente, doveste ricevere un rifiuto da parte di chicchessia in seguito a un vostro coming out, sicuramente sarà brutto e ci soffrirete molto, ma sti cazzi ! Ricordate che lo sbaglio non siete voi ma loro che non vi hanno saputo accettare come amic, figl o parenti.
Citando Morgan Freeman, non mi piace la parola omofobia, perché non è una fobia. Tu non sei spaventat* sei solo stornz* !

Cosa cambieresti di questo momento storico?
Praticamente quasi tutto, potrei fare una lista infinita. Cambierei la maniera in cui stiamo trattando il nostro pianeta. Cambierei la considerazione che tutt’oggi molti uomini hanno delle donne. Vorrei che chi ha tanto condividesse di più con chi ha poco. Vorrei, da credente, una Chiesa più inclusiva, meno omofoba e misogina, o comunque delle religioni che promulghino per davvero l’amore universale e non la violenza in nome di qualcuno che forse manco esiste.
Mi piacerebbe cambiare l’immagine costantemente misoneista che quest* cazzo di boomers, nella maggior parte dei casi, hanno di noi giovani, e che magari ci aiutassero a coltivare i nostri sogni e non continuare a vederci solo come forza lavoro a poco prezzo per gli imperi, piccoli e grandi, che si sono costruiti sulle nostre spalle.
Mi fermo qui giusto per non ammorbarti con il mio pessimismo cronico, ma te l’ho detto, potrei andare avanti per giorni.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per quanto riguarda quello immediato direi la Laurea Magistrale, che dovrebbe arrivare a Novembre, subito dopo mi aspettano circa sei mesi sabbatici in cui mi dedicherò allo studio, specialmente dello spagnolo, del latino, e un ripasso generale della storia e della storia dell’arte medievale in attesa di maggio/giugno in cui comincerò a mandare domande in giro per un dottorato.
Continuerò ovviamente a fare divulgazione su TikTok e spero di aprire il profilo in inglese come dicevo all’inizio.
E per ultimo, vorrei chiederti di farti una domanda che non credi ti faranno mai, e di risponderti il più sinceramente possibile.
Accidenti, questa è difficile… Vabbè, direi di concludere con il sorriso. La domanda che nessuno mai mi porrà credo possa essere “Se morissi oggi, dove vorresti risvegliarti ?” e io credo risponderei “Ovunque, basta che non ci trovi né l’omotransfobia né Vasari.”

Grazie Rey per la bella chiacchierata.