“La Cisterna di Yerebatan”. Origini e Restauro della Cisterna-Basilica di Istanbul
Mentre si aggirava tra le antiche rovine di Istanbul, tra il 1544 e il 1550, il viaggiatore P. Gyllius, scoprì uno dei tesori più preziosi della storia bizantina: la grande Cisterna sotterranea di Yerebatan. Conosciuta anche come “Cisterna-Basilica”, la “Yerebatan Sarnıcı” (in turco, “Palazzo Sommerso”) fu costruita nel 532 d.C., dall’imperatore bizantino Giustiano I (482-565 d.C.), in seguito alla sanguinosa Rivolta di Nikã. Edificata sui rimasugli architettonici, ampliati e ristrutturati, di un’ipotetica basilica preesistente e risalente alla precedente reggenza dell’imperatore Costantino, la Cisterna veniva alimentata costantemente dai flussi d’acqua provenienti dalla “Foresta di Belgrado” (così chiamata poiché i boscaioli erano originari della zona di Belgrado) distante circa venti kilometri, mediante l’accorto utilizzo dei più lunghi e resistenti acquedotti della romanità: l’acquedotto di Valente (in turco: Bozdoğan Kemeri, “Acquedotto del falco grigio”) e l’acquedotto di Adriano. Con una capienza massima di ottanta milioni di litri d’acqua, la Cisterna sotterranea era in grado di soddisfare il fabbisogno idrico dei facoltosi residenti della regione. Nel 1453, in seguito alla caduta e alla successiva conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi Ottomani, l’acqua della cisterna fu destinata all’irrigazione dei giardini delle ricche residenze dei sultani, collocate nel complesso palaziale di Topkapi. Tuttavia, per poter meglio osservare le regole islamiche, gli Ottomani decisero di sostituire, con l’uso di acqua corrente, le differenti riserve idriche abbandonando gradualmente i pozzi e le cisterne. Ormai caduta in disuso, e dimenticata durante il periodo medievale, la Cisterna bizantina, fortemente degradata, venne restaurata, per la prima volta dopo il suo ritrovamento, nel 1723, durante il sultanato di Ahmed III, dall’architetto Kayserili Mehmet Ağa.
Con la fine del diciannovesimo secolo, la Cisterna ha subito numerosi e intensi restauri che hanno comportato massicce ripuliture e impegnative opere di consolidamento. Nel 2022, un nuovo percorso è stato realizzato per raccontare, attraverso innovative tecniche di intervento e solidi impianti di illuminazione, il secolare rapporto tra la cultura romana e ottomana, tra Oriente ed Occidente. Il progetto, commissionato nel 2018 dal dipartimento dei Beni culturali della Grande municipalità di Istanbul (IBB), ha visto protagonista la collaborazione tra lo studio turco “Atelye 70”, e gli studi romani di architettura e ingegneria, “Insula”, e di lighting design, “Studioillumina”. Una volta aperto il cantiere, nel 2020, è stata avviata la demolizione delle vecchie passarelle in calcestruzzo: pesanti strutture poi sostituite dai moderni camminamenti metallici. Le passarelle, così leggere, collocate poco al dì sopra della superficie dell’acqua, coprono una superficie di 1.400 metri quadri, delimitata da spesse mura perimetrali costituite da mattoni e da malta impermeabile. L’itinerario del visitatore si srotola seguendo un nuovo concetto di illuminazione sviluppato e realizzato dall’architetto romano, Adriano Caputo (Studioillumina) e dalla designer, team leader del progetto, Federica Cammarota, con il sostegno dell’azienda turca TEPTA Lighting. Il sotterraneo bizantino si mostra lentamente agli occhi del visitatore, illuminato in controluce, quasi a voler ispirare un’esperienza intima e personale. Il viaggio di andata nella cisterna è dominato dall’effetto bidimensionale. All’ingresso, la prospettiva non ha un’importanza centrale e tende a sfumare lasciando spazio al disegno e alle forme: un omaggio al mondo orientale. La tridimensionalità viene gradualmente accentuata proseguendo il percorso contornato da 750 corpi illuminati. I proiettori a fascio ellittico, posizionati su supporti opposti alla direzione di percorrenza, esaltano l’aspetto strutturale e architettonico di un ampio spazio sommerso e arredato dalle particolari 336 colonne. Di fronte ai misteriosi volti della Medusa, che fungono da base per i pilastri, l’intensità della luce diminuisce, promuovendo e incoraggiando una densa e profonda introspezione. L’elemento costante che coniuga gli aspetti tridimensionali e bidimensionali del sotterraneo, è l’acqua, la quale, accuratamente illuminata, svela le superfici irregolari degli antichi pavimenti originari.
“Diciamo sempre che per ogni progetto della luce si racconti una storia, eppure per alcuni progetti questo è più vero che per altri” (Federica Cammarota)
Le differenti tecniche di esposizione sviluppate consentono ai numerosi visitatori di visualizzare e immaginare le esperienze dei primi esploratori che, muniti di torce, illuminavano, eccitati, gli angoli riflettenti e i dettagli sommersi dell’incantevole Cisterna – Basilica di Yerebatan.