Festa di Mărțișor, il ritorno della primavera è un ritorno alle origini

In una società ossessionata dalla “cultura del prestissimo”, in cui servirebbero giornate da 48h per poter fare tutto quello che desideriamo, troppo presi dagli impegni e celebrando il progresso come qualcosa da inseguire, ci sono tradizioni che resistono, perle rare nella storia e cultura di un Paese. Fili invisibili che ci legano al passato, al presente e alla nostra storia. Alcuni si spezzano, lasciando spazio ad altri costumi, più vicini alla società moderna, altri sopravvivono, tramandati di generazione in generazione.
Tra queste tradizioni c’è il Mărțișor, una festa che segna l’arrivo della primavera, e che ogni anno, il 1° marzo, coinvolge le comunità di Romania, Moldavia e delle zone circostanti. Una celebrazione che ci invita a fermarci e a riflettere su ciò che è davvero importante.
Origini e simbolismo
Questa curiosa festa prende il nome di Mărțișor – diminutivo di “Martie” in rumeno – che significa letteralmente “piccolo marzo”. Si tratta di un omaggio alla figura mitologica del Mărțișor legata alla rinascita dei sensi quando la fine dell’inverno lascia il posto al risveglio del mondo naturale.
Le origini della celebrazione risalgono a tempi antichi e si radicano nel paganesimo. Alcuni amuleti simili al Mărțișor e risalenti a 8000 anni fa sono stati recentemente ritrovati a Schela Cladovei, in Romania. La festa, infatti, sembrerebbe essere nata durante l’Impero Romano, quando il Capodanno veniva festeggiato il primo giorno di primavera, nel mese di Marte appunto.
Al centro di questa festa c’è lo scambio di un piccolo amuleto costituito da due fili intrecciati, uno bianco, simbolo di purezza e uno rosso, la vitalità e la passione. In alcune varianti questi fili sono annodati insieme per formare una piccola decorazione o un pendente che funge da portafortuna.
Solitamente il Mărțișor viene regalato e indossato da chi lo riceve, spesso allacciato al polso o al collo. La tradizione vuole che venga portato per tutta la durata del mese di marzo. Questo perchè è credenza popolare che protegga da malattie e sventure. A volte, questo amuleto viene legato anche a rami di alberi e a seconda della fioritura, si interpretano i segni della stagione a venire.
Un motivo di aggregazione e appartenenza culturale
Quando a marzo arriva il momento di scambiarsi un Mărțișor, le comunità di cittadini rumeni e moldavi che si trovano lontano dal loro Paese hanno l’occasione di rafforzare il senso di unità e di appartenenza, utili a ridurre rischio di isolamento tipico delle piccole realtà all’estero.
In Italia, Spagna o Stati Uniti, vengono allestiti mercatini del Mărțișor, dove si vendono i tradizionali amuleti, ma anche prodotti tipici della tradizione rumena. Sono veri e propri eventi di aggregazione sociale e interculturale. Gli stessi cittadini locali possono entrare a contatto con una parte della cultura rumena.
In molte comunità, i genitori organizzano attività per insegnare ai più piccoli la storia del Mărțișor, il significato dei suoi simboli e le sue origini. Questi momenti educativi aiutano i giovani a comprendere il valore del proprio retaggio culturale, incoraggiando e favorendo il rispetto per le tradizioni altrui.
Una ritualità che è sia una forma di riconoscimento identitario che uno strumento per combattere l’assimilazione culturale e che continua oggi a rendere vivo e presente la forza della tradizione che, anche se in terre lontane, mantiene lo spirito originario e la sacralità della sua essenza.