Una breve storia del Conclave

Conclave, lo suggerisce il nome, significa letteralmente “con chiave”, essendo una fusione delle parole latine cum e clavis.
Se in principio indicava l’area della dimora dove si custodiva un tesoro, con il tempo arrivò a indicare sia la procedura che il luogo dell’elezione del Papa.
Questa avviene con una riunione plenaria dei cardinali uniti, entro 20 giorni dal decesso del pontefice, e non ha una durata massima definita, sebbene esistano a oggi diverse convenzioni elettorali.
L’origine del Conclave
Il Conclave in senso religioso nacque il 18 luglio 1216, giorno dell’elezione di Papa Onorio III, a Perugia. Qui, per la primissima volta, i cardinali erano stati chiusi a chiave, per accelerare l’elezione del pontefice.
Il procedimento venne ripetuto a Viterbo, dopo la morte di Clemente IV: le adunanze arrivano a durare 2 anni, 9 mesi e 2 giorni. Su intervento di Ranieri Gatti, capitano della città e custode del conclave, la sala venne scoperta e il primo settembre 1271 venne eletto Teobaldo Visconti: Papa Gregorio X.

Le prime norme di elezione vennero codificate dalla costituzione Ubi periculum (nell’ambito del Concilio di Lione del 1274), incorporata da Bonifacio VIII nel diritto canonico e che entrò in vigore a partire dall’elezione di Innocenzo V, nel 1276.
Secondo la prima legge in materia, il Conclave doveva tenersi nel luogo dove era avvenuto il decesso del Papa, ma con il tempo la normativa mutò innumerevoli volte.
Con la presa di Roma del 1870, il Papa si stabilì in permanenza in Vaticano, dove si tennero tutti i Conclavi a seguire.
L’elezione effettiva del Papa
La sede del Conclave in Vaticano si articola in vari piani e stanze, a cui si può accedere tramite un’unica porta, la cui chiave è custodita dal maresciallo del Conclave.
Il governo è in mano al cardinale camerlengo e tre cardinali, i quali rappresentano i tre ordini cardinalizi (diaconi, presbiteri e vescovi).
In questo contesto si svolge il lungo processo di elezione, nella forma preferita dello scrutinio (quelle di quasi-ispirazione e compromesso risultano ormai desuete), che impone un quorum dei due terzi.

I cardinali votano al massimo quattro volte al giorno. Se la maggioranza non viene raggiunta dopo tre giorni, si prevede una pausa di riflessione e preghiera, dopo la quale si proseguirà a ruota.
Una volta raggiunto il quorum, l’elezione è canonicamente valida.
Se l’eletto accetta la nomina di Sommo Pontefice, può annunciare il nome pontificale scelto e le schede vengono bruciate. Si passa così alla tanto attesa fumata bianca: il momento di ufficializzazione dell’Habemus Papam.