Nel regno di Axum la leggendaria città etiope
Nella Regione del Tigrè (Tigray) – parte settentrionale dell’Etiopia – a diciassette chilometri a ovest di Adua, sorge la suggestiva città etiope di Axum (Aksum). La storica cittadella è impreziosita da numerosi e importanti reperti archeologici, inclusi dal 1980, nella Lista Unesco dei Patrimoni dell’Umanità. Polo principale della cristianità etiope durante il periodo intorno alla nascita di Cristo, Axum racchiude un antico passato ricco di devozione. Ad oggi, la maggior parte della popolazione di Axum professa la religione cristiano-ortodossa, mentre, la restante parte si suddivide tra musulmani sunniti e cristiani pentecostali. Quello di Axum, fu, tra il IV secolo a. C. e il I secolo d. C., un fiorente regno commerciale esteso nell’Africa Orientale e considerato, dal padre fondatore della religione manichea, uno dei quattro stati più potenti del mondo insieme agli imperi di Roma, Persia e Cina. La possibilità di accedere facilmente al Mar Rosso, e all’alto corso del fiume Nilo, permise alla potente flotta commerciale di ottenere ingenti profitti dai rapporti con gli stati dell’Africa, dell’Arabia e dell’Estremo Oriente. Nonostante le discutibili politiche attuate dagli imperatori succedutesi fin dal XVI secolo, pronti a distruggere a più riprese la città, Axum offre ancora oggi, eccezionali esempi di opere ingegneristiche e architettoniche. Quando era considerata la capitale economica dell’Africa, Axum, si distingueva per la presenza di oltre mille obelischi monolitici composti da blocchi di granito. Questi enormi monumenti rendevano onore ai differenti regnanti e nobili deceduti, sepolti in un ampio cimitero a cielo aperto. Durante gli anni della colonizzazione italiana in Etiopia, una delle altissime stele, pesante circa centosettanta tonnellate, venne trasferita a Roma, precisamente nel 1937, per far ritorno in patria, solo dopo lunghi e complessi negoziati, nel 2005.
Strettamente legata alla storia della città, fu una figura di grande rilievo in Etiopia, citata nel Corano così come nel Vangelo: la famosa Regina di Saba (Machedà per la tradizione africana). Secondo i testi sacri etiopi, la Regina decise di affrontare un lungo viaggio che la condusse da Axum a Gerusalemme, al cospetto del Re Salomone.
“Questa regina del Sud aveva un viso meraviglioso, la sua statura era superba e l’intelligenza e la comprensione che Dio le aveva donato erano elevate a tal punto da spingerla fino a Gerusalemme per ascoltare la saggezza di Salomone; ciò avvenne per il volere e il piacere di Dio.” (Regina di Saba, Epopea Etiope “Kebra Nagast”: Gloria dei Re)
Durante l’incontro tra i due sovrani, venne concepito un figlio, chiamato Menelik I, futuro sovrano d’Etiopia. Quest’ultimo, una volta tornato a Gerusalemme per conoscere Salomone, decise di trafugare l’Arca dell’Alleanza: preziosa cassa lignea rivestita d’oro e contenente le tavole dei dieci comandamenti.
Tuttora, il mitico tesoro, adottando la credenza etiope, risulta essere conservato in una piccola chiesa di Axum, accessibile ad un solo custode-sacerdote. In alcuni precisi momenti dell’anno, all’inizio di ogni mese, una copia dell’Arca viene trascinata meticolosamente in processione attraverso una solenne e commovente cerimonia denominata Timkat. La relazione tra la religione cristiana e l’Etiopia appare molto forte, e la leggenda della Regina di Saba e dell’Arca dell’Alleanza non fa che rafforzarla. Come stato cosmopolita e culturalmente notevole, in passato Axum fu luogo d’incontro e di convivenza tra differenti culture (Egiziana, Nubiana, Araba e Indiana) e religioni come quella cristiana, ebrea, musulmana e, in minoranza, buddhista. Oggi, la città di Axum rimane uno dei luoghi più sacri dell’Etiopia, e meta dei pellegrini cristiani provenienti da tutto il mondo.
“Nessun uomo odia il posto in cui è nato, bensì ognuno ama le cose del suo paese nativo.” (Menelik I, Epopea Etiope “Kebra Nagast”: Gloria dei Re)