Una breve storia per conoscere il Lussemburgo
Finito spesso nelle mani altrui, il Lussemburgo ha acquisito una propria identità indipendente a partire dal Novecento. Dopo l’abbandono della politica della neutralità, in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, assunse un ruolo centrale nella nascita dell’Unione Europea.
Questo, insieme alla sua generale stabilità politica ed economica, gli conferì un profondo rispetto da parte dei paesi circostanti, che difficilmente potrà essere demolito.
Lussemburgo: l’origine del nome e del granducato
Il termine “Lussemburgo” rimanda a Lützelburg, l’antico castello che Sigefredo I, conte di Bigdau, acquistò nel 963. I territori adiacenti presero a loro volta, quasi metonimicamente, tale denominazione.
Intorno al Trecento, il Lussemburgo era una contea, prima nelle mani di Enrico IV, poi in quelle del figlio, Giovanni, re di Boemia. Nel 1354, acquistò lo status di ducato, una volta finito in possesso dell’imperatore Carlo IV.
Dopo essere appartenuto a Filippo il Buono, duca di Borgogna, a cui gli Stati del ducato giurarono fedeltà, nel 1451. I territori passarono poi a Carlo V e successivamente, nel 1555 (l’anno della Pace di Augusta), a Filippo II di Spagna. Quest’ultimo però li perse, in seguito alla sconfitta contro la Francia (tra il XVI e il XVII secolo).
Tra il Settecento e l’Ottocento, il Lussemburgo venne conteso dall’Austria, dalla Francia rivoluzionaria e napoleonica e infine dai Paesi Bassi di Guglielmo I.
Con il Congresso di Vienna, divenne un granducato e, vista la sua partecipazione alla rivoluzione belga del 1830, rimase nell’orbita dei Paesi Bassi fino al 1890. In quell’anno, il re-granduca Guglielmo III morì senza eredi maschi. Il trono passò quindi ad Adolfo, duca di Nassau, la cui discendenza perdura ancora oggi, tramite l’attuale granduca Henri.
Dalla Seconda Guerra Mondiale in poi
Nel maggio del 1940, il Lussemburgo venne occupato dalla Germania nazista, aspetto che obbligò il paese a rinunciare a ogni forma di neutralità.
Fu così che, nel 1942, firmò la dichiarazione delle Nazioni Unite. Pochi anni dopo, nel 1949, aderì anche al Patto Atlantico.
Ma uno dei più grandi meriti del Lussemburgo fu l’impegno immediato per la nascita delle prime Comunità europee, fino a Maastricht (1992). Ciò gli conferì il titolo di paese fondatore dell’Unione Europea, tant’è vero che oggi ospita la Corte di Giustizia dell’UE.
Il Lussemburgo oggi
A livello politico, geopolitico ed economico, il Lussemburgo ha sempre mantenuto una condizione di generale stabilità.
Ad oggi, presenta il più elevato PIL pro capite in UE, sicuramente anche grazie alla sua posizione strategica, che lo rende un importante hub internazionale, e alla sua intesa con il Belgio e i Paesi Bassi (i tre paesi formano il Benelux, dal 1948).
Non solo, il Lussemburgo ha anche un ruolo chiave in ambito di sostenibilità, digitalizzazione e progresso sociale. Lo dimostra il fatto che, quando nel 2008 il granduca si rifiutò di controfirmare un provvedimento che avrebbe legalizzato l’eutanasia e il suicidio assistito, il governo modificò la costituzione, riducendo i poteri del sovrano, che non può più sanzionare le leggi.
Una spinta progressista che ha subito un rallentamento con l’attuale governo di centro-destra, guidato da Luc Frieden (CSV), aspetto che però non toglie il ruolo di paese innovatore al Lussemburgo.