Leopoldo Longanesi, il pensiero reazionario di un intellettuale non conforme
Leopoldo Longanesi, nota figura di spicco nel panorama italiano editoriale e giornalistico del secolo scorso, è forse una delle personalità più interessanti che l’Italia abbia visto nei tempi recenti: poliedrico e dalle capacità multiple, la sua eredità lascia tracce di inestimabile valore culturale. Diresse riviste piuttosto rinomate nella prima metà del ‘900, come “Omnibus” e “L’Italiano”, salvo poi fondare una propria casa editrice poco dopo la fine del secondo conflitto mondiale ed un periodico denominato “Il Borghese”, riferimento per l’area conservatrice italiana.
Reo di non essere allineato con un’egemonia culturale post-bellica che divenne tutt’altro che pluralista, dunque Longanesi è colpevole di essere un ribelle e tantomeno di non essere al pensiero comune: probabilmente, anche per questo motivo ancora oggi, viene talvolta condannato – lui come molti altri – ad una “Damnatio Memoriae” dall’intellettualismo mainstream. Conosciuto per la sua irriverenza negli aforismi, per la satira anticonformista e per lo spirito reazionario, ma a differenza di tanti altri autori “benpensanti” e remissivi nei confronti della nuova politica, non fu mai insignito del tanto ambito “Premio Strega”.
Ciò che contraddistingue Longanesi da tante altre figure di spicco, è sicuramente la sua predisposizione artistica, una vena creativa ed instacabile, pompava processi d’ invenzione nella mente e nel cuore, regalando agli occhi degli scrutatori immagini sempre innovative ed ironiche. Le critiche de “Il Borghese”, diretto da Longanesi fino alla sua morte, avvenuta nell’anno 1957, fu un rotocalco integerrimo che non risparmiava critiche in base alle fazioni politiche: una linea editoriale schietta e senza alcun timore di sorta, non di certo qualunquista, ma dedita ad un giudizio integerrimo professionale.
Dalle mille risorse e dai mille interessi, ha insegnato a coloro che leggevano ed ascoltavano le sue parole, quanto spesso la realtà sia fallace e spesso bugiarda, contro la superficie sociale esteriore che mostra soltanto la punta dell’iceberg dietro alle soluzioni sociali sommarie. Eterno giovane nei suoi ragionamenti e negli interessi, tanto da definire la “Giovinezza” come l’unica grande moda esistente, evidentemente contro l’individualismo grigio che ha contraddistinto la prima Italia dei consumi; Se non altro, possiamo essere certi di un fondamento che contraddistingue Longanesi per antonomasia: costui non fu certo uno di quegli uomini che fluttuano per aria nella “Golconda” di Renè Magritte, lontano dalla cupa routine del peggior consumismo e dei falsi miti.
Lontano dalla sordità e dalle cecità dell’essere umano contemporaneo, non di certo amante delle apparenze formalmente perfette della società, Leopoldo Longanesi, insegna ancora oggi lo spirito dell’ironia e del sarcasmo attraverso le sue battute derisorie: un inchiostro che prende rapidamente vita se letto da una mente disposta a fuggire dalla falsa etica. Plausibilmente, l’anima di Longanesi sarà dunque volata verso la Penisola che non c’è, o che addirittura c’è ma non esiste sulle carte nautiche oppure geografiche di cui disponiamo noi: forse rifugiato nel nascondiglio del buon dispetto, riderà ancora di chi crede alle favole della disinformazione e del malcostume perbenista, che ci accompagna da tempo immemore.