Stati Generali della Cultura 2023 – Valorizzare l’enorme e poliedrico patrimonio culturale italiano come volano per uno sviluppo strategico del nostro paese

Cultura e Made in Italy sono le carte vincenti per la promozione del brand Italia nel mondo. Se l’affermazione appare assodata, molto più complesso e dibattuto è il quadro strategico dentro al quale collocare le diverse iniziative di sviluppo. Non a caso al tema sono stati dedicati gli “Stati generali della cultura” 2023, una due giorni promossa a Milano (oggi, 13 settembre) e Torino (domani 14 settembre) dal gruppo editoriale Sole 24 Ore che si è data come obiettivo quello di indagare il cambiamento e l’innovazione nel mondo delle produzioni culturali in Italia.
La linea di fondo emersa dalla prima giornata di lavori è che i diversi giacimenti culturali – compresi i musei d’impresa, l’alta manifattura e le produzioni di design – vanno messi in rete per costruire e rafforzare l’immagine del Paese. “La promozione culturale è parte integrante della politica estera dell’Italia”, ha detto il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, intervistato dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini. “Al momento – ha ricordato – abbiamo un problema di tipo economico-finanziario, con l’inflazione a livelli molto elevati, ma l’esecutivo sta lavorando perché si possa, non con questa ma con la prossima finanziaria, investire di più negli istituti di cultura italiana. Inoltre – ha aggiunto – stiamo lavorando moltissimo per la promozione e la tutela della lingua italiana, per incrementare le borse di studio per stranieri che si formano nelle nostre università e per avere più scuole italiane all’estero. Certo – ha ammesso – si potrebbe fare di più, perché la cultura serve anche a incrementare le presenze turistiche nel nostro paese”.
Tema, quest’ultimo, confermato dal “caso Milano”, dove, secondo il sindaco Giuseppe Sala, “incentivare la cultura ha portato anche dei benefici misurabili, tanto che a luglio abbiamo registrato un incremento del 30% di turisti rispetto a luglio dell’anno scorso”.
Ma il cuore della giornata di lavori è stato rappresentato dalle analisi sulla valorizzazione del brand Italia nel mondo e sugli scenari del lavoro culturale. In questo senso parlare di cultura significa considerare espressioni e forme d’arte diverse, legate al passato ed alla contemporaneità: dalla pittura alla scultura, dal design all’editoria, dal cinema al teatro passando per realtà museali d’impresa.
Sul tema dell’innovazione, della necessità di avvalersi di nuove professionalità e dell’importanza del rapporto pubblico-privato si è discusso in particolare nel panel ‘Cultura dell’impresa come patrimonio di innovazione’, che ha visto quali relatori Benedetto Camerana, presidente del museo nazionale dell’automobile (MAUTO), Antonio Calabrò, presidente di MuseImpresa, Francesco Micheli, imprenditore, ed Elisa Storace, curatrice del museo Kartell. Tutti concordi nel ribadire che queste numerose realtà italiane, ponti tra le aziende e la cultura, costituiscono esempi di trasversalità tra espressioni culturali e settori diversi – inclusi la scienza e la tecnologia – di innovazione, di opportunità di scambi con l’estero e, quindi, occasioni di crescita per il nostro paese. Insomma, fare impresa è fare cultura e proiettarsi verso il futuro, in un contesto che sempre più spesso è concentrato sull’attimo presente e non sulla previsione, la programmazione e le nuove generazioni.