Fabriano svela tutti i segreti della carta

Biglietti, bollette, calendari, documenti, brochure, giornali, libri, manifesti, quaderni, saggi, spartiti, carta da lettere, da pacchi, da parati, da imballaggio, assorbente, bollata, crespata; tutta la nostra vita è vincolata a un universo cartaceo. Ogni italiano ne consuma circa 200 chili l’anno, trecento milioni di tonnellate nel mondo, un terzo di tutti gli alberi abbattuti finisce in fogli, pagine e rotoli. Ma qual è la sua origine?
La sua invenzione si deve al ministro cinese T’Sai Lun nel 105 a.C. e il segreto della sua produzione l’Impero Celeste lo custodì a lungo, fino all’VIII secolo, quando gli venne estirpato dagli Arabi.
Nel X secolo esistevano cartiere a Baghdad, Damasco e il Cairo; da lì attraverso il Mediterraneo la carta giunse in Spagna e poi in Italia e Fabriano ne divenne la capitale.
A quel tempo la materia prima era fornita dagli stracci di canapa, cotone e lino triturati e ridotti in poltiglia tramite macine e mortai
LA GUALCHIERA MEDIEVALE
Al Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano, il procedimento della realizzazione di un foglio non viene raccontato bensì mostrato, esattamente come si produceva nel tempo che fu. Nel museo, alloggiato nel vecchio convento di San Domenico in Largo Fratelli Spacca, è stata ricostruita una “Gualchiera” medievale nella quale sono riprese le antiche tecniche usate da quei “Mastri Chartai” che incisivamente contribuirono al perfezionamento e alla diffusione della carta nel mondo. A loro si devono alcune importanti innovazioni che cambiarono radicalmente il metodo di fabbricazione. Nella cittadina marchigiana s’inventò già nel XIII secolo una pila idraulica a magli multipli che sostituì i mortai usati per la triturazione dei cenci, il marchingegno risparmiò la parte più faticosa del lavoro che da manuale diventò meccanico, più veloce e meno duro.
La dimostrazione pratica dal vivo, con tutte le consequenziali operazioni assolutamente rispettose delle primordiali faccende, si svolge in uno stanzone che sa proprio di antica bottega. Sotto le volte del soffitto conventuale si allineano tini, presse, stenditoi, stampi, retini, setacci, mestoli, cavalletti, macchinari tutti in legno e anche il fracassone maglio che con le sue mazze chiodate riduce in poltiglia i panni.
I maestri cartai immergono lo stampo rettangolare nella pappa, lo sollevano e con gesti da cercatori d’oro fanno in modo che sulla tela metallica si distribuisca equamente la pellicola di fibre, poi la lasciano sgocciolare.
Appena la zuppa lattiginosa si è depositata e ha formato uno strato, la rovesciano su un feltro di lana al cui distacco il foglio è già formato. La pila di fogli alternata a feltri di lana è sottoposta alla pressa in modo da disidratarli. Segue la fase dell’asciugatura sugli “stendaggi” dove i fogli sono lasciati appesi in locali ventilati. La pagina così ottenuta assorbirebbe però l’inchiostro, per renderla impermeabile si ricorre all’operazione di collatura che prevede l’immersione dei fogli in un bagno di gelatina animale ottenuta con gli scarti di pellami bolliti e albume di rocca. Questa fu la trovata che decretò la fine dell’indistruttibile e più costosa pergamena.
A questo punto sono necessari un’altra pressatura ed essiccamento. I fogli asciutti ma non secchi, sono quindi sistemati sotto pesi e lì rimangono per più giorni per essere poi sottoposti alla “lisciatura”, operazione manuale svolta con una pietra ben levigata chiamata “cialandro”. Alla fine, una cernita elimina i fogli difettosi prima dell’imballaggio in risme.
Il successo europeo e la gran richiesta delle carte di Fabriano si devono anche alla filigrana. Il disegno immesso nella pagina, ottenuto mediante l’inserimento di un’immagine cucita nella struttura metallica a telaio sulla quale si formava il foglio per immersione, ha fatto sì che le carte potessero essere personalizzate.
Fu la scoperta del marchio di fabbrica. Il poter disporre di carte “ad personam”, indusse imperatori, re e papi a rivolgersi alle cartiere di Fabriano per la produzione dei fogli per diplomi, proclami e statuti. INFO. www.museodellacarta.com
di Cinzia Albertoni
30 luglio 2013