Donato Carrisi presenta “La casa delle luci” al Circolo dei lettori di Torino

Un nuovo romanzo di Donato Carrisi arriva nelle librerie di tutta Italia: la sua Casa delle Luci, con i suoi misteri e i suoi enigmi, è pronto per essere letto e divorato. Prendi una sera di novembre, con la sua nebbiolina leggera, prendi l’autore e il Circolo dei Lettori di Torino, dove si è svolta la presentazione del suo nuovo romanzo.
Donato Carrisi “La casa delle luci”
Il Circolo dei lettori di Torino è ormai diventato casa: il mobilio, le luci, il rispettoso silenzio, la dolce austerità. In questa serata entrambe le sale sono piene, c’è attesa e voglia di sentire Donato Carrisi che racconta e presenta il suo nuovo romanzo, La casa delle luci.
Come creano gli scrittori la storia? Come nasce l’idea, come si alimenta? Lo scrittore pensa già al lettore che sta leggendo, immagina il suo sguardo mentre legge; Carrisi per primo, infatti, rivela di aver cominciato a scrivere le storie che avrebbe voluto leggere lui per primo.
Ammette anche di non scrivere romanzi seriali, proprio perché la storia conta molto più dei personaggi; qui il protagonista è Pietro Gerber, l’ipnotista dei bambini, l’addormentatore. Il suo intento era quello di raccontare una storia di ipnosi e per capire meglio questo fenomeno, un giorno ha deciso di sperimentare la cosa su me stesso, andando da una ipnotista (che ad oggi è diventata la sua consulente per questi romanzi).
“Fine giugno a Milano, nel suo studio, io disteso su un lettino con gli occhi chiusi, lei mi guidava parlandomi in uno stato di trance che però io non sentivo, mi prudeva addirittura il naso, ma non volevo grattarmelo per non deluderla. Dopo mezz’ora lei mi risveglia, fuori era diventato improvvisamente buio, erano passate in realtà 3 ore. Ecco cos’è l’ipnosi: è perdere il contatto con la realtà che ci circonda, non è perdere il contatto con se stessi (che al contrario, aumenta)”.
Come fai a raccontare una storia di ipnosi e a renderla credibile? Il punto di partenza sono i bambini: in questo romanzo si racconta la storia di una bambina, Eva, che si crea un bambino immaginario con cui giovare. La bambina ha 10 anni e vive sola con una governante e una ragazza alla pari.
Ad un certo punto però il suo amico immaginario comincia da invadere troppo la sua vita, Pietro conduce delle sedute di ipnosi per mandarlo via, per rendere la vita di Eva meno dolorosa ed è durante queste sedute che vengono fuori delle cose del passato di Pietro Gerber. Come fa dunque Eva a conoscerle?
L’amico immaginario è una costante dei bambini: lo scrittore racconta un aneddoto personale riguardante il figlio più grande che quando era piccolo, aveva un peluche la giraffa Raffaella e la indicava dicendo “Ella, ella, ella” e noi pensavamo fosse il diminutivo del nome della giraffa.
Un giorno io e mia moglie decidiamo di spostare questo peluche dal suo angolo, e mio figlio però continua ad indicare e dire “Ella, ella, è la.. è là”. Siamo rimasti senza risposta, o forse la risposta sarebbe stato il romanzo che avrei scritto anni dopo.
I romanzi nascono in un certo periodo storico: ciò che lo scrittore scrive dipende anche da quello che vive in quel momento. Io volevo scrivere “Io sono l’abisso” a inizio marzo 2020, ma con lo scatenarsi della pandemia mi sono fermato perché non volevo che il virus entrasse e quindi ho aspettato e ho fatto bene perché quella storia si è poi evoluta, è cambiata.
La casa delle Luci
L’universo non ha luce, è un posto terribilmente buio; siamo noi che vediamo la luce, l’universo è buio, silenzioso, freddo. Anche il calore è una nostra reazione, se non ci fossimo noi la luce non ci sarebbe; noi riusciamo a rendere incredibile, straordinario lo scenario che vediamo e che ci dovrebbe atterrire, noi siamo la casa delle luci anche se siamo microbi e se la nostra vita vale un soffio.
Che prodigio è questo e dunque quanto è misera la guerra: questo è un po’ il motivo del suo racconto.
Sullo schermo lo scrittore fa proiettare un’immagine: vediamo una platea al cinema (maggio 1957, nel New Jersey), 111 spettatori, di cui 110 guardano il film, uno in fondo guarda gli altri spettatori.
Questa persona che osserva è un pubblicitario, alla fine dello spettacolo si registra un incremento della vendita di popcorn e coca cola del 30% (incremento causato dalla presenza di messaggi velocissimi pubblicitari al cinema che quasi non vengono percepiti dall’occhio umano).
Il linguaggio subliminale, i suggeritori occulti ci sono e sono presenti anche in questo romanzo.
I bambini ricordano spesso le storie, è come se possedessero un cordone ombelicale che li lega al buio da cui tutti proveniamo e a cui tutti siamo destinati. I bambini alle volte ci spiazzano per quello che dicono, proprio perché sono in grado di dirlo senza filtro e senza ripensamenti (tipici invece del linguaggio adulto).
All’interno del romanzo, lo scrittore racconta anche la storia di un bambino scomparso: perché ho voluto raccontare anche questa storia? L’idea mi è venuta da Angela Celentano, scomparsa in Campania.
Questa bimba scomparve durante un picnic di circa 40 persone, ma la cosa più assurda è rappresentata dal fatto che sia sparita in una manciata di secondi. Verranno interrogati i bambini che giocavano con lei, ci saranno versioni differenti da parte dei bambini e non sappiamo ad oggi che cosa sia successo a questa bambina, il monte è stata setacciato, i soccorsi sono arrivati subito, la storia si è poi riverberata negli anni a seguire (anche con falsi avvistamenti).
La cosa più brutta è che si sia creato l’indotto dell’orrore: quando scompare un bambino c’è sempre qualcuno che prova un sadico piacere ad inserirsi nella vicenda, e non deve per forza essere il mostro. Volevo raccontare anche questo sadismo, che non è così inusuale nella vita degli esseri umani.
La serata sta volgendo al termine e lo scrittore proietta il video di una storia d’amore di due ragazzi in un liceo americano, che si cominciano a scambiare messaggi su un vecchio banco e si conoscono solo il giorno dello scambio degli annuari.
Il video si chiude con uno dei loro compagni che entra in palestra armato e fa una strage a scuola: nel video noi spettatori ci siamo concentrati solo sulla storia d’amore nascente tra i due, ma sullo sfondo non abbiamo notato la presenza di un altro ragazzo che sta facendo ricerche sulle armi, che viene bullizzato, che decide di vendicarsi così.
Carrisi conclude l’incontro con il racconto di una sua esperienza personale, alla quale si ricollega parlando delle armi. La limitazione delle armi è un messaggio molto saggio: se per caso in casa tua, invece del ladro, di notte entrasse tua tuo figlio che è tornato tardi e tu sei ottenebrato dal sonno, ti alzi e gli spari.. che cosa è peggio? Che ci entri un ladro in casa o che noi possiamo uccidere un estraneo in casa?
Dov’è la tutela? Il legislatore così facendo tutela noi e la nostra famiglia: per questo Carrisi ha bandito da parecchi anni nei suoi romanzi le armi, perché non esiste il diritto a possedere un’arma e non dovrà esistere mai, nei romanzi e nemmeno nella vita reale.