Parrathon, la maratona fotografica di Martin Parr
Da Roma a Bruxelles, questo è l’anno di Martin Parr
Con l’icastico ed evocativo titolo Parrathon, prosegue il ciclo di mostre internazionali dedicate a uno dei più irriverenti, ironici e dotati fotografi contemporanei, pupillo e direttore per un lustro di una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo, la Magnum Photography. In contemporanea alla mostra di successo a Villa Medici a Roma, in collaborazione con ToiletPaper, è Bruxelles ad ospitare in questo momento una delle più importanti retrospettive dedicate a Martin Parr, la prima peraltro che il Belgio abbia conosciuto dell’artista. Fino al 18 dicembre sarà possibile godere della visione di oltre quattrocento scatti del fotografo britannico, in uno degli spazi espositivi sicuramente più interessanti della capitale, la galleria Hangar.
Più che un reportage che ripercorre pedissequamente la carriera, costellata di tappe salienti, pubblicazioni ed esposizioni significative nei più importanti musei e centri d’arte, è un’ode all’amaro e spietato umorismo, tipicamente british, con il quale ha affrontato, da tempi immemori, il suo approccio artistico. Un approccio basato sulla sottile ma marcante critica del mondo occidentale e occidentalizzato, perso nelle sue inutili, dannose e utilitaristiche preoccupazioni consumistiche, e del disfunzionalismo della massa, anticamera della più preoccupante uniformazione collettiva, sullo sfondo di una disarmante e imprevedibile politica economica.
Dal colore verso la riscoperta del bianco e nero
Suddivisa in sezioni che corrispondono ad altrettante serie fotografiche prodotte dall’artista nei decenni precedenti (The Last Resort, Think of England, Luxury and Common Sense), la mostra bruxellese si pregia di ospitare anche due delle primissime serie dell’artista, di finissimo e sottile pregio: si tratta di Non-Conformists e di Bad Weather, entrambe raccolte in un prezioso libro d’arte. Rispetto all’accecante atmosfera cromatica che impregna gli scatti di Parr, e per i quali l’artista è notoriamente conosciuto, le due serie, che datano tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, si caratterizzano invece per un’insolita quanto inaspettata e sobria atmosfera della campagna inglese, rigorosamente in bianco e nero. Eccitato dal fare fotografia “seria”, che implicasse i canoni estetici del bianco e nero come garanzia di qualità, Parr si è concentrato, in particolare nel reportage fotografico Non-Conformists, sulle prime contraddizioni in essere della società, nello specifico quella anglosassone, ancora ostinatamente attaccata alle tradizioni quando la realtà circostante subiva profondi sconvolgimenti sociali e politici. Nascono così scatti che ritraggono bizzarre scene di tiro al fucile, di buffet che ricordano la leonardiana ultima cena, con quello spiccato piglio umoristico inconfondibile e riconoscibile in ogni fotografia di Parr.
Ma, ancor più sottile nella sua apparentemente innocente tematica, è la serie Bad Weather, campagna fotografica in polemica con il metereopatismo patologico anglosassone. Controcorrente come di consueto, da sempre Parr si è annoverato tra gli apprezzatori del maltempo, affermando anzi che meno il tempo è bello, più il suo umore migliora, al contrario del cliché , tipicamente nordico, dei cacciatori di sole a tutti i costi. Grazie all’uso di una fotocamera subacquea e un potente flash, il fotografo si è addentrato nella ricerca degli effetti distopici del meteo nella condizione geografica e umana. Eliminando ogni velleità drammatica, nella bellissima e spettrale serie le caratteristiche nude e pure di una solitudine cosmica sembrano rispecchiarsi nella fittizia e stereotipata gabbia dorata dei suoi recenti personaggi e soggetti fotografici contemporanei.