Nel nome di Dio e di Gesù. Kanye West, dalla campagna elettorale al nuovo progetto artistico
Nel nome di Dio e di Gesù: dalla campagna elettorale al nuovo album
Ormai è ufficiale: Kanye West non sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Per il novizio – e delirante – concorrente alla Casa Bianca il debutto in politica non è stato tuttavia così insoddisfacente: lo spoglio in seguito all’election day ha dimostrato che, oltre al suo “auto-voto”, ne ha ricevuti quasi sessantamila, concedendogli la giusta dose di confidenza, narcisismo e coraggio per ritentare il colpo alle prossime presidenziali del 2024. In nome di Dio è cominciata la sua campagna elettorale, e in nome di Gesù si conclude anche la sua, indiscutibilmente più soddisfacente, esperienza musicale e cinematografica.
L’album Jesus is King ed il film-concerto
Uscito da poco meno di una settimana, tra polemiche con la casa discografica che ne hanno ritardato la diffusione e la distribuzione, Jesus is King è una splendida e raffinata opera di church hip hop, un concept-album all’insegna della ricerca e dell’approfondimento delle radici del gospel e ulteriore conferma della conversione definitiva di West verso la religione come fonte di ispirazione musicale primaria. Costellato di brillanti vette sonore, il disco vede la partecipazione sodale e potente del gruppo gospel da lui stesso creato, i Sunday Service, ma soprattutto un accompagnamento filmico e immaginifico di eguale straordinaria potenza creativa. L’omonimo film-concerto di trentotto minuti prodotto da IMAX, dall’omonimo titolo, si rivela ancor più trascendente dell’album. Diretto dal fotografo e regista inglese Nick Knight, braccio destro di West in numerose occasioni (dalla proiezione pubblica di New Slave nel 2013, fino al conosciutissimo e chiacchieratissimo Bound 2, in cui, tra cavalli selvaggi che galoppano in una natura incontaminata, West simula un rapporto con l’allora compagna Kim Kardashian a cavallo di una moto), Jesus is King si trasforma in un’autentica esperienza mistica, per chi l’ha vissuta e per chi la guarda. Ancora più sublimata e ascetica se si pensa alla location in cui è stato ambientato il film: l’impenetrabile installazione Roden Crater nel deserto del nord Arizona, opera di James Turrell, in costruzione dalla fine degli anni Settanta e mastodontico progetto che dovrebbe essere inaugurato nel 2024 (in una felice coincidenza con la seconda, potenziale, candidatura presidenziale di West).
Considerato la summa assoluta della ricerca scultorea, ambientale e architettonica di Turrell, il Roden Crater è una monumentale struttura immersiva all’interno di un cono di cenere vulcanica, in cui dominano gli effetti luminosi, in diretta corrispondenza con gli sconfinati spazi celesti. Considerato una sorta di osservatorio psicologico e ambientale dei fenomeni naturali e soprannaturali, per la prima volta l’installazione è interamente visibile e avvolta dall’immersiva e pertinente dimensione onirica dei Sunday Service, la cui voce è a servizio del messaggio salvifico del rapper folgorato sulla via di Damasco. In questa particolare circostanza Kanye West mette a frutto e riesce ad incanalare proficuamente, più che in campagna elettorale, le energie di fervido credente: la religione ha radicalmente cambiato la sua esistenza, ed egli se ne fa testimone vivente attraverso un gusto estetico e musicale di grande raffinatezza e ricercatezza. Il credo verso il gospel si trasforma in un potente inno alla vita sulle orme del regno celeste attraverso le profondità recondite dell’arte ambientale.